La parola “collezione” indica normalmente una raccolta più o meno sistematica di oggetti, riuniti per il loro valore intrinseco, il loro interesse storico, artistico o scientifico.
Collezionare il futuro
In mostra a Villa Croce la collezione di opere italiana e internazionali di Sergio Bertola, nata nel 1975 grazie all’amicizia con personaggi come Ida Gianelli o Germano Celant.
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- 27 giugno 2015
- Genova
Al di là delle definizioni convenzionali, una collezione può racchiudere in sé molteplici significati e diverse chiavi di lettura. Collezionare è infatti spesso, non solo una semplice raccolta di manufatti, quanto piuttosto il frutto di scelte che riflettono la personalità di chi intraprende questo percorso. In modo particolare, collezionare arte contemporanea significa in un certo senso essere presenti nel tempo attuale, vivere e condividere le passioni degli autori e di tutti coloro in questo ambito si muovono per interesse o per lavoro.
La collezione riunita negli ultimi quarant’anni da Sergio Bertola si inserisce perfettamente in questo discorso poiché, più che di una ricerca “scientifica”, è soprattutto il frutto di un amore quasi viscerale non solo per le opere d’arte, ma anche per un ambiente aperto e ricettivo all’interno del quale lo stesso collezionista ha trovato e condiviso numerosi stimoli. Una passione nata quasi per caso negli anni Settanta quando, spinto da una forte curiosità, Sergio Bertola inizia a frequentare le poche gallerie presenti a Genova, tra le quali la Samangallery, diretta da Ida Gianelli, dove tra le altre, vede quelle che per lui sono le prime mostre di Giovanni Anselmo, Joseph Beuys, Daniel Buren, Joseph Kosuth e Sol LeWitt. Risalgono a questi anni i primi timidi acquisti che includono, non solo opere, ma anche grafiche, stampe e multipli. Soprattutto si fanno sempre più assidue le frequentazioni in ambito artistico che portano il collezionista a stringere amicizie, anche di lunga durata, con artisti, galleristi e curatori. Nel frattempo la collezione si viene pian piano formando, affiancata da una collezione parallela di proprietà del ristorante che gestisce con il fratello, e che viene frequentato di diversi artisti di passaggio a Genova.
La collezione cresce eterogenea attraverso una serie di opere che, scelte secondo inclinazioni personali, forniscono una lettura della ricerca artistica degli ultimi cinquanta anni attraverso opere che vanno dall’arte minimalista e concettuale, all’arte povera, fino alle ricerche recenti di artisti delle ultime generazioni. Pur essendo una collezione nella quale si possono riconoscere, come punto di partenza e possibile filo conduttore, gli epitomi della ricerca concettuale, nel corso degli anni essa si è arricchita di lavori che, riflettendo maggiormente le attitudini e le passioni del proprietario, presentano una forte matrice ironica e una visione quasi scanzonata della realtà contemporanea.
La forza e la peculiarità di questa collezione è soprattutto il suo essere in continuo divenire, la sua costante spinta di rinnovamento, per garantire la quale Sergio Bertola non ha esitato a rinunciare a opere che lo accompagnavano da tempo pur di assecondare la sua innata passione. Le opere che la compongono sono il risultato di scelte istintive e spesso azzardate che, lontane dai dettami del mercato, dimostrano piuttosto un costante interesse verso le ricerche degli artisti più giovani.
fino al 13 settembre
Collezionare il futuro
40 anni della collezione di Sergio Bertola
a cura di Chiara Oliveri Bertola e Ilaria Bonacossa
Museo di Arte Contemporanea di Villa Croce
via Ruffini 3, Genova