Progettato da Francisco Lopez Guerra, il Padiglione Messicano a Expo 2015 è un volume avvolto da strutture che ricordano la buccia essicata del mais, cibo originario di questa terra a cui, in Messico, si attribuiscono le origini dell’uomo.
Padiglione Messico
Nominato per il padiglione messicano all’Expo Milano 2015, lo studio di Francisco López Guerra Almada si è ispirato al cibo che meglio rappresenta l’agricoltura del paese: il mais
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- 11 marzo 2015
- Milano
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Il mais ha la sua origine in terra messicana e, in Messico, le origini dell’uomo sono attribuite al mais. Il mais è anche uno dei più significativi contributi alimentari che il Messico ha dato al mondo. Adesso, è il cereale con maggior volume di produzione mondiale. Il design del padiglione messicano rende omaggio a questo alimento. La facciata si ispira al totomoxtle, la buccia di mais essiccata. Consiste in una membrana di alta qualità che permette un gioco di trasparenze con la luce solare che filtra all’interno di giorno. Di notte, si trasforma in una luce calda dell’Expo.
L’idea per la progettazione degli interni del padiglione è stata ispirata dal sistema del bacino del Messico bacino utilizzato durante l’impero idraulico-agrario del re Nezahualcoyotl. In termini di sostenibilità, un sistema del genere è stato un risultato importante, perché lasciare che la gente di quei tempi utilizzava al meglio un ambiente naturale senza deteriorarlo. L’acqua pura delle sorgenti perenni delle alte montagne veniva incanalata iattraverso terrazze e curve di livello, scendendo lentamente attraverso i pendii, irrigando e coprendo vaste estensioni di terra per coltivare una grande varietà di alimenti, infine scorrendo nei laghi.
All’interno del padiglione vengono emulati, sia l’ambiente naturale del bacino del Messico sia questo metodo agricolo: un sistema di rampe, piattaforme e le altezze riproduce le curve di livello e gli antichi terrazzamenti agricoli, generando così le diverse aree museografiche. L’acqua nasce dalla parte superiore del padiglione e cade nel suo centro, dando vita a un giardino interno. All’esterno, uno specchio d’acqua riflette la pelle delle facciate.
Sempre in sintonia con il messaggio di Expo, questo padiglione valorizza le aree verdi. Da subito e lungo il percorso si trovano giardini contemplativi accanto alle rampe e alle terrazze e quello nel centro sarà evidenziato. Questi giardini che serviranno da luoghi protetti mettono i visitatori in contatto con la bio-diversità messicana.
Sul tetto del padiglione ci sarà un orto con: quintoniles, peperoncino, amaranto, chía, quelites, zucche... Tra gli altri prodotti che mostrano le risorse sostenibili della nostra terra, che fanno parte della nostra dieta e danno sapore alla nostra cucina. I visitatori potranno interagire con i giardini, piantare e raccogliere.
Il design di questo padiglione segue il principio di sostenibilità della breve durata dell’Expo. Con questo in mente, abbiamo concepito un’architettura che è effimera, leggero, facile da costruire e smontare, in modo da prevedere la possibilità di essere riutilizzata; a questo, si aggiunge una riduzione dei costi e dei tempi.
Considerato il massiccio flusso di persone stimato nelle ore di punta, il progetto dei flussi garantisce l’efficacia per un gran numero di persone. La visita del padiglione attraverso le rampe che collegano i livelli si tradurrà in un flusso dinamico.
Questo renderà più facile la circolazione per i visitatori disabili. La rampa di salita conduce al tetto. Il ristorante e un giardino urbano si trovano su di esso e da qui si ha una vista della parte interna del padiglione, del sistema di “terrazze espositive”, della cascata e dell’ingresso di luce solare verso la zona centrale verde. Dall’ultimo livello, è possibile accedere alla rampa discendente che conduce al negozio, favorendo la visibilità dei prodotti messicani.
Padiglione Messico
Architetto: Francisco López Guerra Almada
Team: Xavier Prieto, José Pablo Ballesteros, Jorge Borbolla, Roberto Gatica, Santiago Letona, Helena Melgar
Progetto museale e design: Georgina Larrea
Design d'interni: Francisco Uribe
Grafica: Elizabeth Bandala, Isabel Hinojosa
Scrittore: Leonardo Fernández Borja
Superficie totale: 1910 mq
Area costruita: 1070 mq