Prima della ristrutturazione commissionata da Dream Industries, l’edificio è versato in stato di abbandono per diversi anni. Gli architetti hanno affrontato un problema di restauro dello spazio, piuttosto che di ristrutturazione. Non c’erano pareti interne, solo poche colonne situate tra le grandi finestre e in due file al centro della stanza.

Le finestre erano inutilizzabili, i telai in legno erano coperti con diversi strati di vernice e carta. Quando i restauratori hanno ripulito una delle finestre sono apparsi il telaio in larice rosso-giallo e i serramenti in metallo. Tutte le 35 finestre sono state poi ripristinate in modo analogo.

I pilastri di mattoni, le colonne di cemento, il soffitto con le tracce  delle casseforme di legno degli anni Venti e le cornici in legno raccontano eloquentemente la storia dell’edificio. Tutto ciò che gli architetti hanno dovuto fare è stato non rovinare nulla.

Lo spazio unico è stato diviso in più parti. La prima parte adiacente l’ingresso è uno spazio per seminari didattici, conferenze, presentazioni, e altre attività pubbliche. Un filtro in tessuto fonoassorbente è stato aggiunto per migliorare l’acustica della sala, che è in grado di ospitare fino a 500 persone.

Accanto a questa sala è stato collocato un chiosco, una semplice costruzione in vetro e metallo che opsita una piccola caffetteria aperta sul corridoio da un lato, mentre l’altro lato è una sala riunioni trasparente, con ingresso separato.

L’ultima area è una zona di co-working con 100 postazioni distribuite su 500 metri quadrati, separato dalle altre zone da una parete di vetro. La flessibilità dello spazio era un requisito fondamentale del progetto, per questo la maggior parte degli elementi interni hanno le ruote e sono composti da moduli smontabili. A seconda delle esigenze dei gruppi di lavoro, lo spazio è in grado di trasformarsi e assumere le forme necessarie alla collaborazione.