Una mostra che fa riflettere, nuovamente, sulle origini della sperimentazione fotografica.
'Attraverso connessioni formali e spaziali il nostro occhio completa il dato ottico ricevuto con la nostra esperienza intellettuale per creare un concetto-immagine, mentre l'apparato fotografico riproduce la pura immagine ottica e quindi mostra le registrazioni, distorsioni, accorciamenti e così via che sono mantenute dall'ottica' László Moholy-Nagy
Sono in mostra al Martin-Gropius-Bau di Berlin un'ampia selezione di fotografie (in bianco e nero e colore), fotogrammi, collage, film e grafiche dell'artista e docente del Bauhaus László Moholy-Nagy (1895-1946).
La mostra Arte della luce illumina gli anni nei quali Moholy-Nagy sviluppa una teoria della luce che fissa per la prima volta nel saggio del 1925 'Pittura, fotografia, film'. In questo saggio ricorre al significato etimologico della parola fotografia, che significa 'scrivere con la luce'. Moholy-Nagy afferma che la fotografia non riesce mai a catturare la luce reale; ha sempre a che vedere con il divario che esiste tra la percezione del tempo reale e la visione fotografica. Il film, perciò, consiste di una serie di immagini in movimento create attraverso proiezioni di luce.
Informazioni: www.berlinerfestspiele.de Epigraph. László Moholy-Nagy, Painting, Photography, Film, trans. Janet Seligman (Cambridge: MIT Press, 1969), 22.