Maria Cristina Didero: Come è iniziato il rapporto con BottegaNove e qual è il concetto che ti ha portato a realizzare questo tipo di prodotto?
Cristina Celestino: Mi ero già avvicinata al distretto di Nove attraverso uno dei miei ultimi progetti per Attico; si tratta di Cristallino, progetto a due mani realizzato insieme all’artista ceramista Paolo Polloniato; mi sono appassionata non solo a questo materiale, la ceramica ma anche al paese di Nove e alla sua storia. La visita al laboratorio di BottegaNove, nel giugno dello scorso anno, mi ha emozionato perché ho visto le enormi potenzialità a livello di produzione e di decoro. Mi ha subito affascinato come la materia liquida potesse trasformarsi in tessere da rivestimento. Alla base di una disciplina che sembra sempre sfuggire al perfetto controllo del tecnico, c’è un procedimento molto preciso, un rituale particolare che segue le regole di un sapere quasi alchemico, tramandato dalla tradizione. L’apertura del forno dopo la cottura è per il ceramista un momento catartico: il forno è quasi una divinità che decide le sorti della produzione. Questo connubio di nozioni tecniche precise, di sapere tramandato dall’esperienza e di una componente appunto rituale quasi magica, mi ha molto colpito e quindi spinto ad accettare l’incarico per cui sono stata contattata. Inoltre, la possibilità di lavorare con un progetto bidimensionale di rivestimento era per me una nuova sfida. Alla base del lavoro a BottegaNove c’è l’idea di esaltare al massimo quelle che sono le peculiarità proprie dell'azienda, appunto le lavorazioni artigianali di altissima qualità oltre alle infinite possibilità di decoro, per realizzare un progetto contemporaneo intriso della mia filosofia progettuale”.
Maria Cristina Didero: Qual è la missione del tuo marchio Attico Design Studio, di cui gestisci tutte le fasi del prodotto: dalla progettazione, alla promozione fino alla commercializzazione?
Cristina Celestino: La sperimentazione. Vorrei continuare a sperimentare con questo mio marchio perché mi diverte e mi rappresenta, mentre parallelamente trovare aziende con una bella storia alle spalle da raccontare attraverso i miei progetti.
Maria Cristina Didero: Sei un architetto di formazione, e il design?
Cristina Celestino: Sono passata dall’architettura a scala urbana al design. Preferisco lavorare a progetti di design perché è una disciplina che sento più mia. Mi riconosco nel suo linguaggio e questo mi consente di dare corpo alla mia visione estetica e progettuale. Fin dai tempi in cui studiavo architettura sono sempre stata attratta dagli interni dei grandi protagonisti, per esempio, gli arredi su misura di Scarpa, Le Corbusier, Loos…
Penso che l’approccio al progetto sia una cosa molto personale per ogni progettista, dipende dalla propria formazione, ma soprattutto dalle inclinazioni personali. Con il passare degli anni e dei prodotti, si acquisisce un proprio metodo, o meglio una consapevolezza specifica rispetto ad una strada da percorrere; la mia strada intreccia la conoscenza che mi ha dato lo studio dell’architettura, il gusto per il bello a cui il collezionismo mi ha abituata, una visione emozionale ed evocativa del prodotto ed una ricerca mirata a dare al progetto una componente “innovativa”.
Maria Cristina Didero: Una persona che ti ha inspirato e/o che continua a farlo?
Cristina Celestino: Sono in molti a ispirarmi. Nel mio cuore ci sono Le Corbusier e il viaggio tra Svizzera e Francia seguendo l’itinerario dei suoi progetti più significativi. È invece legato a un altro periodo della mia vita il lavoro di Carlo Scarpa. In entrambi i casi, con riferimento alle rispettive architetture, queste ultime contengono “prodotti di design” in qualità di micro-architetture: dalla maniglia del serramento allo scolo delle acque piovane, fino alla panca. Il tutto con grande coerenza. I loro prodotti di design “lavorano” nel contesto in cui sono nati e rispondono alle precise esigenze di quello spazio-tempo. Una visione contemporanea valida ancora oggi.
Maria Cristina Didero: C’è un messaggio nel tuo lavoro?
Cristina Celestino: Forse è arrogante pensare di trasmettere dei concetti con dei prodotti. Spero semplicemente che chi si avvicina al mio lavoro, attratto dalla componente estetica, sia spinto poi a soffermarsi al ricordo, alla memoria che i miei progetti evocano. Spero che le intuizioni che mi hanno portato a disegnare i miei prodotti possano essere dei messaggi condivisibili.
Maria Cristina Didero: In un’altra vita, cosa vorresti fare?
Cristina Celestino: La designer.
Maria Cristina Didero: Quali altri prodotti presenti al Salone del Mobile oltre al mosaico?
Cristina Celestino: Ho prodotti con diverse aziende e un progetto di ricerca con Attico Design: lavorerò con Mogg, giovane azienda brianzola per la quale ho disegnato una collezione di tappeti ispirati ai soffitti d’epoca con decorazioni a stucchi. Si basa sulla visione, dal basso, di questi ricchi soffitti a cui ho sovrapposto, seguendo una geometria invisibile, layer con campiture desaturate. Il tema dei soffitti a stucco viene così ribaltato e diventa pavimento con questi tappeti che consentono di osservarne il valore estetico da una prospettiva diversa grazie ad un supporto inedito. Inoltre presento la collezione Opalina composta da cinque prodotti in vetro per Tonelli design, e i cabinet Sipario per Durame. Il nuovo progetto di Attico invece sarà visibile all’interno di un’installazione presso l’attico dello studio Martina Gamboni che raccoglierà per l’occasione tutte le mie autoproduzioni più significative.
12–17 aprile 2016
Cristina Celestino / Attico Design
Effetto Serra
c/o Martina Gamboni, via De Amicis 19 (10° piano), Milano
Plumage – BottegaNove
c/o Ladies & Gentlemen, via Cesare Correnti 14, Milano
Madama e Stucchi – Mogg
Fiera Rho-Pero, Pad. 20, Stand B07
Opalina – Tonelli design
Fiera Rho-Pero, Pad. 20, Stand E23
Sipario – Durame
via Statuto 16, Milano