"Non sono uno stilista. Sono un pittore, un decoratore. Non sono l’autore di una nuova era", sono queste le parole con cui Franco Moschino si presentava sul New York Times, nel 1991. La scelta di definirsi un pittore non era certo casuale: Moschino ha fatto dell’arte il centro del suo lavoro, e ancora oggi viene ricordato come una delle firme più eclettiche e visionarie della moda. Nato ad Abbiategrasso nel 1950, in provincia di Milano, ha passato la giovinezza a perfezionare diverse discipline, frequentando prima l'Accademia di Belle Arti di Milano e poi l’Istituto Marangoni, senza mai perdere l’occasione di realizzare schizzi o bozzetti per riviste e case di moda.
Chi è stato Franco Moschino, genio visionario della moda
Tra i fashion designer simbolo degli anni ‘80, aveva una formazione artistica e amava stravolgere ogni certezza dello stile. Milano lo celebra con una mostra.
Courtesy OnMyWayGallery
Courtesy OnMyWayGallery
Courtesy OnMyWayGallery
Courtesy OnMyWayGallery
Courtesy OnMyWayGallery
Courtesy OnMyWayGallery
Courtesy OnMyWayGallery
Courtesy OnMyWayGallery
Courtesy OnMyWayGallery
View Article details
- Pietro Di Carlo
- 17 dicembre 2024
All’esordio degli anni ‘70, il nome di Moschino iniziava a echeggiare nel mondo della moda, come illustratore per Gianni Versace e Genny, poi come stilista di Cadette, succedendo a Walter Albini. Sarà però il 1983 l’anno di debutto ufficiale, con la fondazione della compagnia Moonshadow e il marchio Moschino Couture!, che riscontrò un immediato successo.
In qualsiasi campo decideva di focalizzarsi, che si trattasse di scarpe, accessori, abbigliamento maschile o femminile, profumi, Franco Moschino non riusciva a non far parlare di sé, contribuendo a dare forma allo stile shocking degli anni ‘80. Credeva che la moda avesse la capacità di teatralizzare ed esasperare il più banale degli stereotipi fino a renderlo un racconto accattivante e ironico, mai uguale. Con Franco Moschino la moda diventava concettuale, artistica, a tratti filosofica, come se i quadri metafisici di De Chirico o quelli surrealisti di Magritte prendessero vita nella quotidianità.
Non sono uno stilista. Sono un pittore, un decoratore. Non sono l’autore di una nuova era.
Franco Moschino
Comprendere la visione di Moschino richiede l’abbandono di ogni regola tradizionale, di ogni imposizione accademica: i bottoni dei tailleur diventano delle girandole, le gonne sono fatte di cravatte, le giacche apparentemente seriose nascondono delle stampe a uovo fritto, mentre le magliette mostrano un seno in trompe-l’oeil. Ciò che rende l’universo Moschino coeso è, però, l’utilizzo delle parole, perfette per potenziare un messaggio, o, talvolta, sovvertirlo del tutto (come le t-shirt brandizzate Moschifo).
Alla morte del designer-pittore, avvenuta a causa di un infarto nel 1994, la casa Moschino è passata nelle mani della fidata assistente Rossella Jardini. Ma è stato Jeremy Scott, direttore creativo dal 2013, ritenuto da molti il perfetto successore di Franco Moschino, ad aver portato avanti l’eredità del fondatore nel nome dello humor e dell’anticonformismo (la sua prima collezione per Moschino era ispirata a Spongebob e ai fast food). All’inizio del 2024 è stato annunciato il successore di Scott, Adrian Appiolaza, che ha debuttato alla Milano Fashion Week.
In occasione del trentesimo anniversario della sua scomparsa, dal 22 novembre il Comune di Milano ha inaugurato la mostra “Franco Moschino. Il genio visionario”, curata da Pier Paolo Pitacco e Giuseppe Mastromatteo, visitabile fino al 19 dicembre alla MyOwnGallery di Superstudio Più a Milano.
- Franco Moschino. Il genio visionario
- MyOwnGallery Milano
- dal 22 novembre al 19 dicembre 2024