Il sandalo, calzatura antichissima simbolo della tradizione estetica greca e romana, nonché icona di libertà per gli hippy, è stato per decenni rifuggito dai giovani. Espadrillas, mocassini (penny o deck), sneaker e addirittura anfibi si sono susseguiti sotto il sole estivo in nome di tendenze o affiliazioni sottoculturali, ma oggi si gioca a chi ha la schiuma polimerica più performante.
Se nel campo delle scarpe da ginnastica l'era delle sneaker chunky e oversized di ispirazione ‘80 e ‘90 sembra aver lasciato il posto a un nemmeno troppo timido ritorno delle silhouette affusolate primi anni 2000 (si veda la gettonatissima collaborazione Adidas x Wales Bonner sulle classiche Samba), sandali e scarpe aperte mantengono un gusto per volumi generosi e iperbolici, non senza sottotesti ironici e postmoderni.
Dal giardino alle passerelle, il ritorno di zoccoli e ciabatte passa dai social media
Ne è un esempio il ritorno, non utilitario ma glamour, delle Crocs. Gli zoccoli traforati in gomma, che fino a pochi anni fa associavamo alle piscine, ai giardini e ai bambini, sono rientrati dalla porta principale del discorso moda mettendo in mostra agli occhi di un pubblico più maturo la loro ergonomia e design.
Il pubblico bambino che adorava adornarle di spille decorative è oggi diventato adulto e, complice la frenesia per il revivalismo y2k, ne ha colto il potenziale estetico oltre che ergonomico, rivalorizzando la calzatura.
Sulla scia di Crocs, molteplici sono le calzature diventate di culto anche grazie al contributo chiave di social media come Instagram e Tik Tok. Modelli come le Merrell Hydro Moc e le Adidas Yeezy Foam concepite dalla polarizzante ma senza dubbio futuristica mente di Kanye West, oscillando tra la spinta degli influencer e la fashion memetica, hanno trovato nella materialità che incentiva la tattilità e nelle silhouette inusuali il segreto del loro appeal commerciale.
Sempre per Adidas, le Yeezy Slide, in schiuma poliuretanica monocroma in delicate tinte pastello che ne incrementano la dimensione giocosa e ‘gommosa’, hanno sfruttato una simile dinamica comunicativa. Esse hanno valicato la nicchia degli addetti al settore, diventando uno status symbol trasversale oggi reperibile in versioni knock-off anche su siti asiatici di e-commerce budget o in mercati rionali.
Chi ha detto che il sandalo è una calzatura per soli turisti?!
La sottile vena ironica dell’approccio alla ciabatta o al sandalo in ambito sia urbano che nell’alta moda è senza dubbio una delle più affascinanti sovversioni della semantica canonica del fashion design degli ultimi anni. Essa passa anche dall’adozione della calza, un tempo derogatoriamente legata all’iconografia del turista centro europeo, come accessorio cardine.
Lo sottolinea Enrico Pasi, EMEA Global Brand Director del brand giapponese Suicoke, i cui sandali sono tra i più avveniristici sul mercato. “La ‘cattiva’ reputazione che per anni l’ha caratterizzato era dovuta al fatto che in italia, in particolare, il sandalo era sempre stato visto come la calzatura indossata dal tipico turista anziano, tedesco o americano, che lo indossava assieme al calzino bianco e allo short cargo”.
D’altronde esso è stato ufficialmente sdoganato anche dall’influencer Chiara Ferragni, che indossandolo con le Yeezy Slide ha portato le ciabatte sulle pagine dei quotidiani italiani e non.
Sandali in velcro e suole di gomma piuma come i Teva hanno infatti saputo (re)imporsi nelle ultime estati proprio in simbiosi con calzini, bianchi o dai colori pastello.
Tradizione e sperimentazione progettuale alla base del successo
Analogamente il modello Moto di Suicoke è stato fulcro di questa svolta nell’intendere il sandalo come calzatura on trend a tutti gli effetti. Il brand giapponese, specialmente nella sua sinergia con le suole Vibram intrapresa dal 2014, è una delle dimostrazioni più interessanti di come la calzatura in questione possa essere molto di più di cosa spesso il nostro immaginario vi associa. La filosofia radicata nella tradizione nipponica – Zori e Jika-tabi sono tra i riferimenti del marchio – incontra studi sull’ergonomia e design accattivanti, contribuendo alla riscoperta dei sandali da un pubblico giovane e anche controculturale che ne ha fatto da traino.
Un concetto che distingue le Reebok Beatnik, affermatesi a partire dalla scorsa estate. L’idea di proporre uno zoccolo dal gusto lunare e dai materiali tecnici e waterproof è stata tra le più accattivanti del settore. Specialmente lo è l’idea di denominarlo Beatnik e di impreziosirlo, nella collaborazione con Story MFG, con un ricamo che richiama il logo della pace tipico delle campagne antinucleariste del CND in un riallacciamento con gli ideali e le calzature indossate dai Beat dei '60 durante i loro viaggi in autostop.
Un progetto simile, sebbene più tradizionale, anzi, decisamente più rurale, è quello delle Birkenstock, vere star delle calzature aperte dell’estate 2022. Trasversali geograficamente e culturalmente, le Birkenstock Boston come le A630 in poliuretano e le più tradizionali Arizona con i due listoni hanno catturato favori dalle spiagge alle capitali europee mai così calde come in questa estate, dai turisti ai DJ ‘too cool for school’ delle radio online.
La (ri)scoperta di sandali e ciabatte come rinnovato terreno di sperimentazione in ambito di footwear design ha aperto a scenari affascinanti, dove nonostante la storica lontananza di queste calzature dalla dimensione street le rende oggi capaci di competere con le sneaker in fatto di appeal e innovazione. La combinazione del poliuretano con le possibilità aperte dall’uso delle stampanti 3D ricordano, in un certo senso, l’eccitante e avveniristica corsa al design plastico che aveva caratterizzato la Space Age.
Oggi è infatti più comune di mai vedere sandali, come i Nike x Serena Williams Design Crew Air Max Koko, venduti sugli stessi scaffali dei più celebri e desiderati marchi di sneaker in punti vendita di culto come Size?.
Anzi, la dimensione montana e performativa dei sandali li avvicina per filosofia progettuale a quel filone di sneaker che guarda all’abbigliamento tecnico. Si veda, per esempio, la linea ACG di Nike, le mules Adidas in collaborazione con il magazine 032C che riprende la base degli anfibi Adidas GSG 9.7 Tactical Boots, o il continuo flirtare di Prada tra la componente haute couture e quella sportiva incarnata nei capi per l’America’s Cup. E ancora il successo del brand di workwear CAT nell’ambito sneaker e mules con le pantofole Crossover che si trasformano in un capo street tramite l’applicazione di una suola gommata.
Le collaborazioni che trasformano i sandali in un must del design
Fondamentale per la rivalutazione dei sandali sono state le collaborazioni, moltissime, con designer e brand di alta moda. Tra queste ricordiamo le Crocs disegnate da Salehe Bembury, già in Yeezy Gap e oggi ai vertici del men’s footwear in Versace. Ma anche la rivisitazione iperrealistica di Midorikawa delle già iconiche FiveFingers di Suicoke – calzatura minimalista che fascia il piede riproducendone le cinque dita e offrendo un’esperienza paragonabile a quella di camminare scalzi.
Sebbene non sia una collaborazione, la rivisitazione della tabi – la tipica calzatura da lavoro giapponese che divide l’alluce dall’indice – fatta da Nike con i suoi sandali Air Rift ricorda quella con cui negli ultimi anni Maison Margiela ha fatto parlare di sé on e offline, suscitando un rinnovato appeal per uno dei più storici modelli aperti del brand statunitense. Sol levante che ritorna anche nei sandali intrecciati dal gusto asiatico di Brain Dead in partnership con Malibu Latigo.
La fashion memetica ha salvato i sandali
Il successo delle calzature aperte va senza dubbio ricollegato al ritorno iconografico dei ‘00 nella moda. Non è dunque un caso se molte delle calzature citate sembrino riprendere in chiave ergonomica e street i sabot, che tanto avevano spopolato agli albori del nuovo millennio. L’estate 2022 è infatti coincisa, esulando dallo streetwear, con un più ampio ritorno di questa calzatura, dalle riproposizioni dei brand high-street chic come COS e Arket, fino a Miista o Sunnei.
Senza dubbio la cultura lol-fi che già aveva aperto le porte alla rivalutazione di un caposaldo dell’estetica dadcore come le sneaker New Balance alla Steve Jobs ha, poi, contribuito a fare meglio comprendere tutte quegli ibridi tra sneaker e ciabatta con cui diversi brand, tra cui Nike e Puma, già avevano iniziato a sperimentare tra fine anni ‘90 e inizio ‘00, dunque in un periodo ancora non maturo per la memetica del fashion.
L’attitudine genderless è, inoltre, un fattore da non sottovalutare nel successo delle calzature aperte che sembrano destinate a valicare l’effimero successo estivo per imporsi, con calza in lana, anche durante l’autunno o l’inverno come testimoniato dalle versatili pantofole North Face.
Immagine in apertura: Birckenstock Arizona Eva. Courtesy ShopStyle