Nel 1929 a Francoforte si tenne il secondo Congresso internazionale di architettura moderna dal titolo manifesto Existenzminimum. Ossia l’Abitazione per il livello minimo di esistenza. I temi affrontati furono fondamentalmente due: il carattere normativo, con la creazione di standard di vivibilità strettamente collegati alle necessità dell’individuo fruitore di quegli spazi; quello progettuale, riesaminando gli elementi fisici di un’abitazione, come la distribuzione degli ambienti interni e una pianificazione più efficiente.
La città tedesca, grazie all’energico impulso di Ernst May, stava realizzando in quegli anni un imponente programma di costruzione di abitazioni popolari. Proprio negli alloggi compare la celebre Cucina di Francoforte, progettata da Margarete Schütte-Lihotzky. Costruita per 10.000 unità, si consolidò velocemente come un progetto efficiente e a basso costo: un allestimento razionale in cui tutte le normali mansioni di una casalinga vengono svolte in attuazione di un preciso programma ergonomico precedentemente indagato.
Tiny houses, 20 arredi per l’abitare minimo dal 1929 a oggi
Cucine a scomparsa, letti contenitore e oggetti polifunzionali. Una selezione di arredi adatti ai piccoli appartamenti, dai grandi culti ai progetti più contemporanei.
Design Miami/, Miami, December 2-7, 2014. © Galerie Patrick Seguin
Courtesy Karakter
Foto originariamente pubblicata su Domus 495, 1971
Foto originariamente pubblicata su Domus 490, 1970
Courtesy Richard Sapper Archives
Courtesy B-Line
Courtesy Rexite S.r.l.
Foto originariamente pubblicata su Domus 519, 1972
Foto originariamente pubblicata su Domus 568, 1977
Foto originariamente pubblicata su Domus 532, 1974
Foto originariamente pubblicata su Domus 717, 1990
Courtesy Orla Reynolds Studio
Courtesy Till Konneker
Credits Veneta Cucine
Courtesy Giuseppe Arezzi
Courtesy UKO co-living
Courtesy Juul de Bruijn
Courtesy Studio Umé
Courtesy Ori
Courtesy Malessa Studio
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- Romina Totaro
- 11 febbraio 2022
Il Movimento Moderno contribuì poi nella sua storia a numerosi altri esempi di cellula abitativa minima, citando l’esempio forse più personale e intimo di Le Cabanon, disegnato da Le Corbusier nella cornice di Roquebrune-Cap-Martin in Costa Azzurra. In Italia, invece, fu Franco Albini a mettere in mostra durante la VI Triennale l’abitare moderno. La Stanza per un uomo si propone qui come un piccolo ambiente dimostrativo, uno spazio unitario, organizzato sulla maglia del modulo minimo 60x60cm.
La positività tecnologica degli anni ’70 porterà invece alle derive radicali di Joe Colombo e Ettore Sottsass: visioni che partono dalla decostruzione dello spazio domestico in unità autosufficienti equipaggiate di tutte le nuove comodità. Una narrazione che sarà poi ironicamente scimmiottata dell’iconica sequenza de Il ragazzo di campagna, dove Renato Pozzetto nei panni di Artemio, un contadino trasferitosi a Milano in cerca di fortuna. “Purtroppo i pezzati più piccoli sono già stati presi”, afferma il protagonista presentando il monolocale di ultima generazione incastonato in un residence asettico e dotato di cucina a scomparsa, tavolo ribaltabile e sedie rotanti.
Oggi il tema dell’abitare minimo è ormai rientrato nel panorama mainstream. Complice l’impronta ecologica del vivere, ma anche – e soprattutto – il costo del metro quadro costantemente in crescita nelle capitali internazionali, sono sempre di più i designer che si cimentano nel tema. Tra arredi iconici, domotica e nuove sfide estetiche, presentiamo nella gallery venti arredi pensate per l’abitare minimo.
Immagine in apertura: Letto Cabriolet Bed, Joe Cesare Colomb
Realizzato nel 1952, Le Cabanon è una piccola capanna, la cui struttura in legno di pino, il cui interno contiene, in circa 15 metri quadrati, due letti, un tavolo, alcuni armadi, un lavandino e un gabinetto. Qui il maestro svizzero adattò una semplice cassetta di legno a arredo mobile, riproposto poi anche nel 1959 per la Maison du Brésil. Un parallepipedo apparentemente banale che può essere, a seconda del lato sul quale viene appoggiato, contenitore, sgabello, modulo-libreria, tavolino.
Ispirato agli scaffali dei fiorai delle strade, il mobile Rampa è un una stazione multifunzionale su ruote. Da un lato i gradini fungono da libreria. Sul lato opposto, ci sono due scomparti visibili per riporre gli oggetti e un’anta più grande che, se aperta, funge da scrivania e rivela altri due scomparti e sei cassetti. Grazie alle quattro ruote, di cui due con freno, l’oggetto può essere facilmente spostato o fissato.
Nella realizzazione della sua casa privata, Joe Colombo progettò una casa-prototipo, dove le due zone principali dell’abitare, per dormire e per mangiare, si traducono in due grandi macchine, due attrezzature che si possono collocare in un unico ambiente. Il Letto Cabriolet, con capote che si alza e abbassa a comando elettrico, ha una testiera cruscotto con luci, accendisigari, telefono, ventilatore, e altoparlanti. Sul retro dell’oggetto, invece, c’è tutto il necessario per prepararsi a dormire.
Nel 1970 Gio Ponti disegnò per la Walter Ponti una serie di mobili mobili adatti, leggeri, non ingombranti e agevolmente spostabili, frutto di un “nuovo modo di pensare la casa”. La scrivania bi-posto con sedie incomparabili, il tavolo da pranzo scorrevole e ripiegatile, la serie di arredi sono illustrati nell’ambiente centrale della Casa a pareti scorrevoli, ambiente studiato per l’integrazione degli spazi.
Oggetto di una recente riedizione, Plico è un carrello originariamente concepito per Alessi da Richard Sapper. Realizzato in plastica e acciaio, è un carrello ripieghevole che può comodamente adattarsi, con i suoi due piani, sia come tavolino, sia come piano d’appoggio per il lavoro. La sua funzionalità versatile e la raffinata silhouette nera lo rendono adattabile a qualsiasi spazio.
Parte della collezione permanente del MoMA e della Triennale di Milano, Boby è un carrello contenitore dove funzionalità e dettaglio, insieme al suo sapore pop, lo hanno reso oggetto cult della storia del design. La “torre su ruote” è progettata con cassetti e scomparti in ABS stampato ad iniezione, che garantiscono una facile componibilità verticale, così da renderlo personalizzabile e adattabile sia all’ambiente domestico che quello lavorativo.
“In modo figurativo è l’intimo recesso individuale, è il luogo interno dove situato tutto ciò che forma il proprio mondo” così presentavamo il rivoluzionario progetto di Bruno Munari, vincitore del XI Compasso d’Oro. Con un peso di 51 kili, Abitacolo è un un letto multifunzionale, o meglio una composizione accessoriata montabile e smontabile che può originare svariate combinazioni, per altrettanti utilizzi. La struttura base porta due ripiani principali orizzontali, un tavolo regolabile in altezza e inclinabile, e quattro mensole per libri.
Nel 1972 il MoMa curò l’iconica mostra “The New Domestic Landscape”, mostrando al mondo l’avveniristico design radicale della scuola italiana. Qui, Sottsass presenta un prototipo di armadio mobile chiedibile a disarmonica. Ogni modulo conteneva al suo interno una funzione della domesticità “classica”: un armadio, un tavolo, un frigorifero, una biblioteca. La sua idea era la possibilità di eliminare le strutture rigide in un luogo abitativo, per creare il una nuova modalità dell’abitare trasportabile e personalizzabile.
Con il Sistema Parete Integrato, la Anonima Castelli propone per la casa l’aspetto di un campo indifferenziato, che si caratterizza a seconda delle funzioni svolte durante l’arco della giornata. Le pareti interne sono sostituite da pareti divisorie flessibili o contenitori modulari con mobili integrati. Il sistema, progettato in collaborazione con Superstudio, risponde alle nuove condizioni di flessibilità di case, uffici o spazi didattici e ai frequenti cambi di destinazione di qualsiasi contenitore architettonico.
Prodotto in svizzera, questo prototipo di bagno girevole che occupava il minimo ingombro di 2 mq. Si tratta di un sistema di unità modulare prefabbricata, per cui erano sufficienti due perforazioni nel soffitto per gli attacchi e poche ore di montaggio. All’interno del modulo girevole vi erano quattro elementi sanitari, alterabili sia a mano che elettricamente.
Spostandoci negli anni ’90, Eroica nasce dall’idea di raccogliere l’insieme delle componenti tecniche e tecnologiche normalmente utilizzate nella zona operativa della cucina in un oggetto polifunzionale a sé stante. La struttura è geometricamente rappresentabile da un blocco sferico, contenente l’attrezzature di lavoro, e da un blocco a cono, contenente invece cappa e illuminazione.
Tavoli e sedie dai colori vivaci sono nascosti in bella vista tra i ripiani di questa libreria della designer Orla Reynolds. La libreria bianca è composta da unità indipendenti di due o quattro piazze, ognuna delle quali ospita una sedia o un tavolo nei suoi lati. Si estraggono facilmente dalla libreria quando serve e i due tavoli viola possono essere messi insieme per formare un tavolo da pranzo più grande.
La struttura di Till Könneker combina molti mobili in un cubo indipendente, creando due nuove “stanze” nel processo. Il Living Cube comprende una piattaforma che ospita un letto matrimoniale e uno spazio interno per lo stoccaggio o uno spazio di lavoro sottostante. Le pareti possono ospitare una TV, scaffali, una scrivania ribaltabile, un deposito per vestiti e scarpe e persino un minibar in una serie di scomparti.
Ispirato al clima famigliare delle cucine tradizionali, De Lucchi disegna per Veneta Cucine una cucina destrutturata nascosta in una credenza, in cui è l’individuo a definirne i confini e le modalità di utilizzo. Non è componibile, ma è fatta con mobili che possono essere spostati. Agli armadi tecnici per la cottura ed il lavaggio, si unisce una madia che ha la funzione di dispensa, completando questo sistema modulare, unione di tre elementi, ognuno dei quali è caratterizzato da una specifica destinazione d'uso: contenimento, cottura, lavaggio.
L’oggetto polifunzionale di GIuseppe Arezzi è pensato per arredare lo spazio abitativo minimo delle chambres de bonne, camere della servitù ricavate nei sottotetti parigini di appena 10 mq. È un prototipo di arredo ibrido, con tre piani d’appoggio posti a tre altezze diverse in modo da potersi offrire di volta in volta come scrittoio, come appendiabiti, ma anche come panca o tavolino.
In un monolocale di 19 mq lo studio Mostaghim and Associates hanno condensato una cucina compatta, un bagno e un’unità letto multiuso. Quest’ultimo è rialzato su una struttura capace di contenere al suo interno un’unità “armadio” e altri mobili – tra i quali il divano – che possono essere tirati fuori quando sono necessari, e messi via quando necessario.
Il prototipo consiste in scatole di legno di altezza uniforme che sono posizionate fianco a fianco sul pavimento per creare una piattaforma alta 30 centimetri. I contenitori variano in larghezza e profondità per ospitare una serie di contenuti, tra cui un materasso matrimoniale, vestiti e articoli da bagno. Il coperchio di ogni unità nasconde il suo contenuto e funge da pannello per il pavimento.
Lo scheletro di legno è pensato come una cornice per contenere una varietà di articoli tradizionali in cotone ed è personalizzabile attraverso un sistema modulare di divisori in legno, cuscini, futon e zabuton – lo strato imbottito che si trova sotto il futon. Partendo da uno zoccolo in legno, i quattro elementi possono essere aggiunti in varie combinazioni, producendo un sistema flessibile, modificabile durante il suo utilizzo.
Il marchio di smart living con sede a Boston, specializzato nella progettazione di robotica domestica, ha recentemente presentato Cloud Bed. Il letto che con un semplice meccanismo si alza e si abbassa, rivelando, una volta in altezza, un secondo arredo: uno scrittoio o un sofà.
La cassa di legno NEST di Malessa Studio nasconde in realtà al suo interno un letto, una scrivania, una panca e uno scaffale. Un progetto pensato in risposta allo stile di vita sempre più nomade dei giovani urbani. Quando è completamente chiuso, NEST sembra una cassa da imballaggio in pino (113 x 85 x 28 cm). Ha ruote opzionali che possono essere attaccate agli angoli inferiori per aiutare nel processo di trasloco.