Anche se è solo alla sua terza edizione, Beirut Design Fair è riuscita a essere un’interessante vetrina per i designer libanesi dai svariati talenti. Il Libano offre solo due corsi di laurea in design del prodotto, entrambi relativamente recenti, per cui la maggior parte dei mobili presentati quest’anno sono stati progettati da architetti e designer d’interni altamente qualificati, che si sono messi alla prova cimentandosi nella creazione di nuovi oggetti funzionali.
Uno di questi è George Geara, che ha studiato architettura e design industriale a Beirut e Madrid. “Anche in passato, l’architettura era il vero punto di partenza dei designer”, dice. Nel suo stand c’erano un carrello bar per long drink e un tavolo modulare in marmo, massello di noce americano e rame. C’erano anche una borsa in pelle e legno, e degli orecchini, a riprova della sua capacità di destreggiarsi nelle più diverse discipline.
Secondo Geara, per essere bravi product designer bisogna essere architetti concentrati sui più piccoli dettagli. “È come mostrare la perfezione dei dettagli architettonici in un oggetto”, spiega. Geara è tornato per la seconda volta a Beirut Design Fair: l’anno scorso aveva riscosso molto successo, con più di 50 ordini per il tavolo che aveva presentato.
Un altro architetto esordiente è stato Samer Bou Rjeily, che si è aggiudicato il Talent Award 2019 per il suo tavolo da biblioteca, che vuole raccontare la sfortunata tendenza del Libano alla demolizione di architetture e case storiche a favore di più moderne facciate in vetro. “Lo scopo è quello di ricordare alla gente ciò che stiamo perdendo”, racconta mentre indica il grosso tavolo realizzato con travi in legno di cedro di 4,3 metri di lunghezza, un tempo utilizzate per sostenere un vecchio edificio. Sono state immerse nel metallo liquido per congelarle nel tempo e conservarle per sempre allo stato attuale. “Beirut Design Fair permette di mostrare a tutti il tuo talento”, dice.
Roula Salamoun, architetto con 12 anni di esperienza, si è approcciata ai materiali da costruzione in un modo tutto nuovo. In collaborazione con House of Today, piattaforma dedicata alla scena emergente del design libanese, ha prodotto un tavolo portaoggetti e uno specchio in calcestruzzo ad altissime prestazioni. “Gli architetti concepiscono i materiali e l’esecuzione in maniera diversa”, dice. Salamoun si sta godendo questa esperienza temporanea nel mondo dell’arredamento, che le permette di sviluppare e sperimentare nuove idee, tecniche e materiali. Questo è un aspetto che l’architettura, normalmente, non può offrire.
Un altro designer che è tornato in fiera per la seconda volta è stato Ziad Abi Karam, architetto specializzato in restauro e architettura del paesaggio. Sebbene gestisca il proprio studio di architettura, nel 2018 ha lanciato Mawsam come marchio di prodotto separato. “In Libano non si fa mai una cosa sola”, afferma. Intende presentare ogni volta progetti completamente diversi, in linea con il significato di ‘mawsam’ (‘stagione’ in arabo), pur continuando a rappresentare le idee tradizionali in modo moderno. La collezione di quest’anno, sedute caratterizzate da piani e angoli obliqui, decorate con intrecci rossi e blu di “scoubidou”, è un tributo al libro dell’architetto francese Claude Parent Vivre à l’oblique.
Abi Karam, che ha lavorato nell’ambito del retail design prima di diventare, tre anni fa, design e product manager per il designer libanese Nada Debs, vede la Beirut Design Fair come l’occasione ideale per presentare il suo nuovo business.
Il fondatore e direttore della fiera Guillaume Taslé d’Héliand è orgoglioso della piattaforma che lui e il suo team hanno creato per il relativamente nuovo mercato del design libanese, quest’anno con oltre 40 designer della regione e studi in visita dal Belgio. La maggior parte dei designer ha inventato nuovi pezzi per la fiera”, dice, “così la gente ha potuto scoprire cose che non sono mai state viste prima. I visitatori si aspettano di scoprire cose nuove, e questo è esattamente ciò che accade”.