Ne L’architettura della città (Città Studi, 1966), il suo saggio più diffuso, Aldo Rossi definiva la città un’entità “pluridimensionale”, gettando le basi di una futura attitudine a svincolarsi dal tradizionale territorio urbanistico per traslare i codici urbani a ogni scala e dimensione di progetto.
A distanza di oltre mezzo secolo da quel cambio di sguardo sono oggi proprio le condizioni minute e compresse che caratterizzano sempre più gli spazi abitati delle grandi città contemporanee – spazi frutto in larga parte di trasformazioni, ripensamenti, riusi – ad alimentare un simile approccio da parte di progettisti e abitanti, specialmente tra le nuove generazioni.
Sulla scia di queste considerazioni, Domus apre oggi un racconto su alcune piccole e complesse “città interne”, che prende il via nella mansarda di 30 mq di un vecchio edificio a Milano, ripensata da untitled architecture. Trasversale rispetto ai linguaggi, il giovane studio incarna una modalità profondamente attuale di accostarsi al progetto, l’anonimato autoriale, da porre in antitesi con la ricerca di identità dei luoghi (ri)progettati.
Lo spazio come risorsa scarsa induce a lavorare tra le sue pieghe, ma anche tra le pieghe del tempo: architettura e arredi non sono più concepiti come entità tra loro separate, ma come livelli di un “multiverso” interrelato. Da semplice contenitore di una collezione di oggetti, più o meno coordinati, la casa si trasforma così in un sistema organico e stratificato, nel quale sono gli usi e le percezioni di spazi e oggetti a stabilire più universi di senso.
L’intervento di ristrutturazione “moltiplica” la percezione dello spazio attraverso un impianto cruciforme che definisce quattro aree distinte (cucina, bagno, spazi di vita e lavoro), che ruotano attorno a una colonna centrale in acciaio inox. La camera da letto al mezzanino forma un unico blocco con il bagno sottostante.
La casa è dunque frutto di un’idea di modernità che, procedendo sulle proprie tracce a piccoli passi e senza proclami presuntuosi, invita perfino a ridefinire la figura dell’architetto moderno. E chissà che, a furia di piccoli passi, non si renda presto necessaria una nuova Autobiografia Scientifica (naturalmente: anonima e pluridimensionale).
- Progetto:
- casa in via Ampère
- Architetti:
- untitled architecture
- Tipologia:
- appartamento
- Luogo:
- Milano
- Completamento:
- 2019