Designer, galleristi e collezionisti erano stati avvertiti: Collectible - la fiera belga che si è svolta a Bruxelles dal 14 al 17 marzo 2019 – non vuole essere la solita fiera di design. Distribuita sui cinque piani dell'edificio Vanderborght – un ex-grande magazzino degli anni '30 situato nel centro della città – la seconda edizione della manifestazione ha fornito un palcoscenico curato a più di trenta gallerie d'arte e design, e a tanti progettisti internazionali emergenti e affermati.
Con una serie di mostre site-specific e un programma di conferenze e workshop, la fiera sembra aver già raggiunto gli obiettivi che le sue fondatrici si erano prefissate un anno fa: stimolare gli incontri e mettere in discussione i confini tra arte e design. Ma anche affrontare in modo creativo il tema della sostenibilità, come ha dimostrato la scenografia semplice, ma intelligente, sviluppata dall'architetta francese Sophie Dries per presentare le opere di quindici giovani designer selezionati dall’advisory board di Collectible. Spingendo il principio del no-waste all’estremo, Dries – che lavora tra Parigi e Milano – ha progettato il suo allestimento senza minimamente alterare i vari “ingredienti”, ma semplicemente combinandoli dando forma a un piccolo "paesaggio", come lo ha definito lei stessa.
Dopo la fiera, tutti gli elementi – 1.200 kg di coriandoli di plastica e una serie di piedistalli in schiuma espansa bianca e lastre smaltate - sono stati restituiti ai relativi produttori che li avevano prestati per l’occasione. A popolare la scenografia collinosa ed effimera era una selezione eclettica di oggetti come: Luminous Shapes, una collezione di lampade dalla forma difficilmente descrivibile disegnate da Stine Mikkelsen; Special Acoustic, una struttura in tessuto costruita da Fransje Gimbrère come parte del suo progetto di ricerca Standing Textile(s); la morbida Lymphochair di Taras Zheltyshev, una strana creatura imbottita ricoperta di feltro. In questa sezione dedicata ai giovani non sono mancati anche progetti più concettuali e sperimentali, come Future Remnants, la ricerca di Alexandra Franciska che esplora il ruolo degli umani nello sviluppo di nuove formazioni minerali, o il tappeto Resonance di Bram Van Breda, creato mescolando processi produttivi artigianali e industriali.
One on One, un progetto collaborativo avviato dal giovane curatore francese Simon Sixou, ha impersonato appieno la visione di Collectible: l’unione di arte contemporanea e know-how artigianale. Ogni collezione di tappeti, tutte in edizione limitata, proposta dal marchio è, infatti, il risultato della cooperazione tra un artista e un artigiano, coordinati da Sixou. A Bruxelles, One on One ha esposto la sua ultima collaborazione: una serie di tappeti intrecciati – utilizzando strisce colorate ricavate da vecchi maglioni di lana e cashmere – dalla tessitrice siciliana Barbara Costantino, che ha reinterpretato i dipinti dell'artista contemporaneo israeliano Guy Yanai. "Promuoviamo, come parti di ugual valore del progetto, sia il processo creativo dell'artigiano che dell'artista", ha spiegato Sixou, "i ricavati di ogni vendita sono poi equamente divisi tra artigiano, artista e curatore".
Definito dallo stile ruvido caro al suo fondatore – il designer belga Lionel Jadot – lo stand di Zaventem Atelier – uno spazio di co-working non convenzionale situato alla periferia di Bruxelles – ha presentato una serie di oggetti evidenziati da semplici segni bianchi sul pavimento. I pezzi dal carattere architettonico disegnati da Bram Vanderbeke, Linde Freya Tangelder e Charlotte Jonckheer del collettivo belga BRUT, erano posizionati accanto alla poltrona Throne scolpita nella schiuma dal designer Touche-Touche e una nuova versione delle sedie di Anna Aagaard Jensen disegnate solo per le donne. Sia Touche-Touche che Jensen hanno sviluppato i loro progetti nell'ambito di una residenza presso Alfa Brussels, una nuova galleria situata al secondo piano di Zaventem Atelier. Dedicata ai futuri designer, la galleria, che vuole essere un “playground incontaminato”, ha anche presentato - nel proprio stand, al piano inferiore dell’edificio - CrossFit, una collezione di divani colorati e pelosi progettati da Janne Schimmel e Moreno Schweikle, che si sono fatti notare durante l’ultima edizione della Dutch Design Week con la serie di sedute chiamata Return to default.
Hanno aggiunto un ulteriore livello di qualità alla fiera i tre principali musei belgi dedicati al design - il Design Museum Ghent, il CID Grand Hornu e l'ADAM Bruxelles - che sono stati invitati a curare uno stand comune. Obiettivo della loro partecipazione, come hanno affermato le fondatrici della fiera, era la volontà di evidenziare l'importanza delle istituzioni culturali pubbliche nella creazione di collezioni di design di rilievo. Descritta da alcuni come una vera e propria conquista politica - poiché ha riunito simbolicamente le regioni delle Fiandre e della Vallonia, spesso in conflitto - la piccola mostra ha presentato una selezione di oggetti recentemente acquisiti dai tre musei. Parallelamente, l’esposizione ha raccontato anche le strategie adottate da queste istituzioni per ottenere nuovi pezzi e aggirare i limiti di budget imposti a livello governativo; come ha affermato Arnaud Bozzini, direttore dell'ADAM Bruxelles, una delle soluzioni sono spesso le donazioni. Unico stand a non vendere alcunché, quello dei tre musei ha saputo comunque attirare la curiosità dei collezionisti, che hanno forse sognato di poter acquisire uno dei pezzi esposti, come l’iconico Pratone di Riccardo Rosso, Piero Derossi e Giorgio Ceretti o la sedia Twig di Nendo.
- Evento:
- Collectible
- Date di apertura:
- 14 al 17 marzo 2019
- A cura di:
- Clélie Debehault e Liv Vaisberg
- Allestimento:
- Studio Verter
- Luogo:
- Vanderborght Building
- Indirizzo:
- Bruxelles, Belgio