Al primo piano di Palazzo Brera, sul lato sinistro del loggiato napoleonico, una piccola porta a vetri dà il benvenuto al nuovo Caffè Fernanda, la caffetteria che conclude la visita alle 38 sale da poco restaurate della Pinacoteca di Brera. Un intervento di riallestimento durato tre anni e curato dal direttore James Bradburne che si è concentrato soprattutto sulle ultime due sale dedicate all’Ottocento. Più che un’area ristoro, il Caffè Fernanda – intitolato all’ex direttrice Fernanda Wittgens – è concepito come la 39esima sala a conclusione del percorso museale. Vi sono infatti esposte quattro opere: La Conversione del Duca d’Aquitania di Damini, Le tre Grazie di Thorvaldsen, il Busto di Fernanda Wittgens di Marino Marini e il suo ritratto firmato da Attilio Rossi. Gli interni, arredati con mobili Pedrali, mantengono una continuità cromatica e materica con il resto dell’allestimento e propongono una rivisitazione degli stilemi tipici dell’architettura anni ’50, come il legno cannettato del bancone in liste semicircolari in noce e il piano in ottone anticato. I colori – l’ottanio delle pareti, il fiore di pesco dei pavimenti in marmo e il rosso lepanto delle cornici – riprendono quelli delle sale e del progetto originario di Portaluppi. Dai tavolini di fronte al bancone è possibile poi ammirare Il Bacio di Hayez custodito nell’altra sala secondo un gioco prospettico di estasi, contemplazione e riflessione sulla bellezza.