Il termine libreria è in fondo ambiguo: le librerie, in una casa, possono essere alte e piene di volumi e quindi sostanzialmente dare luogo a biblioteche, oppure porsi come elementi isolati destinati a contenere pochi volumi scelti e, sovente, oggetti e piccole collezioni. Mentre la prima variante tipologica è decisamente appannaggio dell’architettura degli interni (si tratta infatti di arredi fissi), e richiede un ambiente o almeno una parete totalmente dedicata, la seconda rientra nell’ambito del furniture design.
Usualmente a sviluppo verticale, le librerie domestiche prevedono una certa modularità: partendo da dimensioni standard di circa 100x200h centimetri, si verifica in numerose occasioni che esse “crescano” nel tempo. Anche per questo motivo le forme sono piuttosto semplici, rispettando la regola della ripetizione di piani orizzontali sostenuti da spalle o dell’alveare a modulo quadro.
Non mancano tuttavia esempi di librerie intese come “sculture” e quindi destinate a pochi libri. Così come, meno frequenti, ma di certo suggestive, vanno ricordate le varianti di librerie, come si dice poeticamente, “da cielo a terra”, che svolgono anche la funzione di separazione dell’ambiente. Questa ultima situazione tipologica, molto praticata negli anni Cinquanta e Sesssanta, è recentemente tornata di gran moda a causa della diffusione del vintage.
Un’ulteriore configurazione tipologica per la libreria è quella cosiddetta “a colonna”, usualmente utilizzata al centro degli spazi e sovente girevole, prende ispirazione da certi contenitori di misura ridotta, destinati ai “libri del cuore”, che, nelle grandi biblioteche nobiliari, si distribuivano nel vuoto centrale.
I materiali oggi più frequentemente usati per realizzare le librerie sono, da un lato, il legno, multistrati o MDF impiallacciato, dall’altro la lamiera, eventualmente smaltata.