La presentazione di Forward, la nuova piattaforma apparel di Nike super ecologica, rappresenta solamente l’ultimo step di una lunga tradizione di sostenibilità in casa dello Swoosh. I traguardi in materia di sostenibilità sono il risultato di un ambizioso processo di ricerca, in cui la sperimentazione non è mai stata fine a se stessa.
Nike Forward e la sostenibilità dello Swoosh
Le grandi innovazioni del brand in materia di design circolare sono state il frutto di un lungo processo di studio e sperimentazione partito dal basso che oggi vede i suoi frutti con Nike Forward.
Si pensi a Considered, la linea nata nel 2005 come un testing ground di soluzioni materiche alternative che privilegiavano un’estetica rough and ready fatta di cotone grezzo e canapa, oggi più che attuale nei concept di piattaforme come Nike Forward. Considered era inizialmente una linea sperimentale, volutamente ridotta nei numeri produttivi, che al di là dell’iconicità dei modelli – con il tempo divenuti di culto tra i collezionisti, nonché riscoperti dall’intera industria del footwear design – ha saputo diventare un vero e proprio punto di riferimento produttivo per lo Swoosh.
Oggi la maggior parte delle sneaker Nike rientra negli standard sostenibili di Considered. Per esempio, la Air Jordan XX3 (2008), l’ultima scarpa da professionista NBA indossata dalla stella dei Chicago Bulls, è un’insospettabile calzatura Considered, anche se lontana dall’estetica con cui era nata la linea, nonché la prima del franchise Air a rispettarne tutti i parametri produttivi.
Una delle grandi forze di Nike è stata quella di saper stabilire un dialogo fruttuoso non solo con gli atleti, ma anche con una nutrita nicchia di appassionati di design e tecnologie calzaturiere d’avanguardia che hanno permesso di testare sul mercato nuove intuizioni, altrimenti insostenibili a livello produttivo se concepite sin dall’inizio per un mercato di massa.
Il risultato sono linee di culto come ACG, Alpha o HTM. Quest’ultima è nata come una jam session progettuale tra Tinker Hatfield, Mark Parker – due istituzioni in casa Nike – e il giapponese Hiroshi Fujiwara, il “Padrino delle sneaker”. A partire dai primi anni Duemila ha messo in dialogo la dimensione d’archivio con quella avanguardistica del marchio, al fine di testarne, con grande raffinatezza, i nuovi traguardi tecnologici e di aprirsi anche a un pubblico nuovo.
È proprio con le Nike Sock Dart sviluppate nel 2004 all’interno di HTM che, per esempio, vede la luce la prima tomaia ottenuta tramite una tecnologia di filatura computerizzata. Ovvero, l'antesignana della piattaforma Flyknit (e dell’evoluzione Flyprint) che a partire dalle Olimpiadi di Londra del 2012 ha sovvertito molteplici parametri nell'industria sia sportiva che tessile.
Analogamente Move to Zero oggi è un cardine della produzione Nike, iniziativa introdotta nel 2019 con lo scopo di ridurre a zero le emissioni di CO2 e lo spreco di materiali nella realizzazione dei prodotti.
Le cose sono andate in maniera simile anche per i prodotti apparel di Nike. La realizzazione di divise da calcio in poliestere riciclato è stata al centro della comunicazione del marchio di Beaverton per la scorsa stagione, con una serie di potenti campagne (vedi Chelsea e Portogallo, per citarne un paio) raffiguranti una maglia da calcio nascere dalla torsione di una bottiglia di plastica.
In Qatar, Nike oltre ai padroni di casa, veste Australia, Arabia Saudita, Brasile, Canada, Corea del Sud, Croazia, Francia, Inghilterra, Olanda, Polonia, Portogallo e Stati Uniti – ha affinato la sua cultura di innovazione. I kit ultraleggeri sono stati realizzati in poliestere 100 percento riciclato, secondo la tecnologia Dri-Fit ADV e disegnati, pixel per pixel, senza cuciture per agevolare la libertà dei movimenti degli atleti partendo da modelli in 4-D basati su dati e ricerca scientifica.
Questa tecnologia produttiva che, alle porte del momento calcistico più atteso dell’anno, è oggi assimilata come standard, fu già massicciamente impiegata oltre dieci anni fa, in occasione della Coppa del Mondo in Sudafrica del 2010 e, ancor prima, introdotta su canotte da atletica per le Olimpiadi di Sydney del 2000 in tempi in cui il discorso sulla sostenibilità nella moda era lungi dall’essere sdoganato.
Tutte innovazioni che, passo dopo passo, hanno portato a un salto di paradigma: quello rappresentato di Nike Forward, che si pone come il più grande risultato della storia di sostenibilità di Nike fin qui, e punto di partenza per il futuro del brand che quest’anno ha festeggiato le 50 candeline.