Avete presente l’uomo “che sussurrava ai cavalli” nell’omonimo romanzo di Nicholas Evans? Romeo Sozzi fa una cosa analoga con il legno. Lui con il legno ci parla. Il legno è per lui qualcosa di simile a quello che il marmo era per Canova o il bronzo per Pomodoro: non un semplice materiale inerte, ma un organismo vivo che va prima di tutto “capito”.
Romeo Sozzi lo sa, e lo fa. Il legno lui lo ascolta, lo osserva, lo sonda. Opera su di lui per tagli e incastri. Lo pialla, lo liscia, lo plasma. Lo sa levigare fino a farlo diventare simile alla seta o al velluto. Gli dà forma e voce. E lo fa parlare. La sua passione viene da lontano e affonda le sue radici nell’azienda di famiglia che nell’Ottocento gestiva – a Valmadrera, un piccolo borgo sulle rive del lago di Como – una bottega specializzata nel restauro e nella riparazione delle carrozze dell’aristocrazia locale. Lì, tra aromi lignei e odori di mordente, hanno preso forma quell’amore per il dettaglio, quella maestria artigianale, quella cura amorevole per il lavoro ben fatto e originale che si sono tramandati per tre generazioni e sono poi sfociati, alla fine degli anni Ottanta, nella fondazione di Promemoria: una “bottega” di alta ebanisteria che ha i sapori, i saperi e le eccellenze di quelle botteghe rinascimentali in cui prendevano forma l’estro e la creatività italiana.
Promemoria non è un’industria in senso stretto, ma neanche una semplice falegnameria: piuttosto è una “terra di mezzo”, un atelier votato alla ricerca, all’innovazione e alla sperimentazione. Lì il legno viene lavorato con la passione e la dedizione degli antichi maestri liutai. I mobili sono trattati come violini. Risuonano. Trasmettono armonie tattili e melodie cromatiche. Perché i mobili Promemoria – dice Romeo Sozzi – sono come pezzi di haute couture: oggetti da guardare ma anche da sfiorare, annusare e addirittura ascoltare nella loro sinfonia lignea che dialoga con altri materiali nobili, con i vetri, con le stoffe, con i metalli lavorati.
Ci volevano davvero coraggio e intraprendenza per lanciare, nel 1988, un progetto simile. Erano gli anni in cui il postmodern sollecitava la standardizzazione dell’ironia e l’irruzione del ludico nella cultura del progetto. Nello stesso anno in cui nasce Promemoria, il 1988, Claudio Luti subentrava a Giulio Castelli alla guida della Kartell e imprimeva all’azienda un processo accelerato di internazionalizzazione e di serializzazione che incarnava alla perfezione lo spirito epocale. Romeo Sozzi va in direzione opposta. Non segue le mode e le tendenze del momento. Naviga controcorrente. Ogni suo pezzo è eseguito a mano, spesso su misura e a tiratura limitata. E sempre con un severo controllo che ne certifica il livello di eccellenza.
Promemoria fa ricerca continua. Sui materiali, soprattutto. Sozzi ama cercare e trovare legni poco usati. Legni che sfidano la creatività dei progettisti. Legni che se trattati con rispetto e con amore possono rivelare mondi inattesi. Ed ecco allora la selezione di essenze lignee poco note e pregiate come il cipresso toscano, il sucupira bruno-rossastro che viene dalle foreste tropicali amazzoniche, o l’ebano macassar che arriva dall’Indonesia. Ma anche il citronier, con il suo color limone dai riflessi dorati verdastri. Sozzi seleziona questi legni e li trasforma in mobili-sculture. Mobilimondo. Mobili-emozione. Ma anche mobili sinestetici, che regalano sensazioni tattili, visive e perfino olfattive davvero uniche.
L’ispirazione a Sozzi viene quasi sempre dalla natura. Dall’attenta osservazione dell’incanto del mondo. Non a caso confessa che va sempre in giro con un taccuino e una matita in tasca e si ritrova spesso a schizzare sulla carta la forma di un’onda, di una nuvola o di una montagna.
Sono questi disegni, poi, che fanno da motivo ispiratore per l’ideazione di una maniglia, di un cassetto, di un dettaglio. È il gesto della mano – sostiene Sozzi – che genera tutto. Nel disegno come nella lavorazione del legno la manualità è indispensabile, nessuna tastiera e nessun software la rimpiazzeranno mai. Dalla natura prende ispirazione anche la collezione 2022 di Promemoria, dedicata al deserto del Sahel. Sozzi ama il deserto, ama le sue luci e i suoi colori, la sabbia che diventa di volta in volta rosa, viola e arancione, impalpabile come farina 00. Quella fascia di terra popolata da nomadi che partono dalle cave di sale in Marocco e in Algeria e impiegano tre mesi per portare i lastroni di sale fino al Mar Rosso ha ispirato a Sozzi artefatti di rara eleganza e di sapiente fattura.
Come il mobile basso Amarcord Sahel, composto dall’intarsio di diversi legni pregiati (ebano, noce, pero, tiglio e amaranto) che evocano le sabbie gialle e le dune del deserto che vanno dal marrone dorato al bronzo scuro. Adelphi invece è uno scrittoio in rovere nero spazzolato che appare come libro chiuso pronto per essere aperto e svelare i segreti che contiene, proprio come un atlante che custodisce e poi rivela i segreti delle terre che descrive.
Ma Romeo Sozzi non è solo un progettista innamorato di quello che fa. È anche un imprenditore, un capitano coraggioso. Qualche anno fa, ad esempio, la sua passione per il legno l’ha portato a rilevare un’altra eccellenza mondiale dell’ebanisteria italiana come Bottega Ghianda: dal suo fondatore Pierluigi Ghianda, poco prima della sua scomparsa, la famiglia Sozzi ha raccolto direttamente il testimone per proseguire un cammino che celebra il fascino del legno e tiene vivo un sapere artigianale ammirato e apprezzato in tutto il mondo.
Nelle mani di Sozzi Bottega Ghianda non rischia di diventare il Museo di se stessa, ma continua a essere una realtà viva e produttiva capace di far dialogare un nobile passato con le esigenze, il gusto e i desideri del futuro: basti pensare a come nello showroom di Milano Sozzi ha chiamato Philippe Starck per lavorare a un progetto innovativo e di grande impatto legato al tema della boiserie. Sempre con Bottega Ghianda, a testimoniare un’attività fervida e feconda, Sozzi presenta al Salone del Mobile 2022 la libreria componibile in noce con dettagli in ottone satinato Jamais content di Marc Ferrand, la sedia in faggio e pelle Farfallina di Alvaro Siza e la riedizione del tavolo in wengé con inserti in alluminio Cartesio di Mario Bellini premiato nel 1962 con il Compasso d’Oro.
Al Salone Sozzi si presenta tra l’altro come detentore unico del marchio Promemoria, avendo riacquistato la quota del 30% che nel 2018 aveva ceduto al fondo cinese Nuo Capital: un altro segno in controtendenza rispetto alle tante aziende italiane che hanno ceduto brand e proprietà a grandi fondi internazionali. La sua ormai è non solo una realtà creativa e produttiva di respiro mondiale nell’arredamento high profile, ma è anche un esempio unico di come rigore, passione e disciplina possano generare progetti davvero innovativi. Con showroom aperti in tutto il mondo (Londra, Mosca, New York, Amburgo, Varsavia, Hong Kong, Taipei…), ora Romeo Sozzi ha un altro grande sogno: creare una vera e propria scuola, una bottega che sappia formare i giovani alla lavorazione del legno. Nella consapevolezza che non si tratta solo di insegnare una tecnica, ma soprattutto di trasmettere una passione.
Immagine in apertura: Romeo Sozzi con in mano le sedie Farfallina e il mobile Tom Bombadil. Courtesy Conseil