Questo articolo è stato pubblicato in origine su Domus 1065, febbraio 2022.
A scuola, l’unica cosa in cui ero bravo era la falegnameria. Mio padre era il tipo d’uomo capace di usare le mani per i lavori più pratici in ogni parte della casa, carpenteria compresa, e credo di aver preso da lui. Il mio interesse per la carpenteria si fece però più profondo quando, negli anni Ottanta, in viaggio in Giappone osservai la maestria con cui il legno era usato, per scopi molto pratici.
Il Giappone possiede 25 milioni di ettari di foreste, che coprono quasi due terzi della superficie del Paese. Le specie arboree vanno dall’abete e dal pino nel nord al faggio, alla quercia, al cedro e all’alloro a mano a mano che si scende verso sud, ma parecchie foreste si trovano in aree montane inaccessibili, il che forse spiega come mai il Giappone importi l’80 per cento del legname, dato che la natura vulcanica delle isole ha fatto sì che il legno fosse sempre prediletto come materiale da costruzione invece della pietra e dei mattoni.
Templi e monasteri antichi mostrano tecniche raffinate elaborate da lungo tempo, usando il legno di alberi maturi. Dato che i tronchi che crescevano al loro posto venivano tagliati prima di raggiungere lo stesso grado di resistenza, i carpentieri dovettero inventare nuovi sistemi di giunzione per ottenere stabilità nelle costruzioni verticali.
Una soluzione funzionale per un problema pratico può diventare esteticamente perfetta.
Ne esistono parecchi – dall’incastro a coda di rondine al giunto a mortasa cieca, a quello a tenone e mortasa lavorati “a collo d’oca” – e sono tutti belli da vedere. La produzione in serie e l’omologazione mondiale mi hanno indotto ad apprezzare ancor di più il tipo di competenza artigianale che ancora esiste in certe società.
È una cosa che cerco di mettere in evidenza nei miei lavori di designer. Una soluzione funzionale per un problema pratico può diventare esteticamente perfetta, che si tratti di un giunto di legno o del bavero impunturato a mano di una giacca prêt-à-porter.
Immagine in apertura: Paul Smith. Courtesy Paul Smith