In un periodo storico in bilico tra l’incertezza e l’intenzione di ritornare alla normalità, Milano torna alla moda, ovvero là dove il lockdown era iniziato a marzo, proprio nel weekend della fashion week primavera-estate. Sullo sfondo, oggi, uno scenario “post”, ma non del tutto post-apocalittico, anzi, che costringe gli addetti del settore a prendere decisioni non solo riguardo la settimana in questione. Qualcosa è cambiato e continua ad evolversi; senza preavviso e con forte intensità si sono capovolte anche le più salde predisposizioni, il luogo e la società sembrano aver assunto accezione metafisica e quindi si formano ragioni risolutive che a quanto pare s’incontrano in un’unica direzione; c’è la volontà di reinventarsi, di conversare con il fruitore, l’attenzione si sposta sull’essenziale e su un minimalismo quasi auto-imposto che riduce tutto alla sostanza. Il superfluo lascia spazio alla necessità di costruire un dialogo collettivo con il nuovo, cambiano le tematiche affrontate e soprattutto si evolve il modo di comunicare. Milano manifestato un’inedita apatia, non il consueto traffico a governare i ritmi della città, non la presenza assidua di ospiti internazionali, no agli eventi che da sempre sono il perno di una comunità, quella milanese, edificata sul concetto di condivisione sociale. Nonostante questo, la moda qui sfoggia tutta la sua propensione avanguardista attraverso la volontà e il coraggio di essere presente; molti i brand che scelgono di presentare le proprie collezioni via streaming, Giorgio Armani ha sfila in diretta nazionale in Tv, sul canale La7. Schermi e tour virtuali hanno sostituito la presenza fisica. Una decisione per molti costretta, ma anche uno spicchio di futuro. Così mentre gli obiettivi delle telecamere e avanzati software 3D sostituivano la realtà sgretolando i concetti di latitudine e longitudine, i più intraprendenti sfrecciavano nei taxi e tra un semaforo e un cambio d’abito assistivano a una fashion week inusuale. Che possiamo riassumere in 5 punti.
Questa Fashion Week è stata, più che mai, una riflessione sul senso del presente
Ripartenza, inclusione, digitalizzazione, sono le parole chiave delle sfilate di Milano, che invitano a riflettere sul senso di ciò che siamo diventati attraverso la metafora della moda.
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- Annamaria Aufiero
- 30 settembre 2020
Gcds sfila in 3D
“Out Of This World” è il titolo della collezione Spring/Summer 21 di GCDS che letteralmente viaggia fuori da questo mondo per andare in orbita nella terza dimensione. Con l’utilizzo della tecnologia e grazie al lavoro degli ingegneri Usa di Emblematic Group il brand di streetwear italiano ha ideato un universo parallelo. Il processo per lo sviluppo della collezione è stato insolito, dal disegno del cartamodello si è passati direttamente alla digitalizzazione grazie alla tecnica mesh che è riuscita a ricreare in maniera quasi realistica tutti i dettagli: le trame dei tessuti, le pieghe, i riflessi e le espressioni dei volti. Nel Front Row si sussegue un crossover di volti noti, da Anwar Hadid a Dua Lipa fino ad Hello Kitty, con l’unica differenza che la prima fila così come la passerella è animata da avatar. Quello di CGDS è un videogame animato, un mix tra realtà e immaginazione; la visione lungimirante del direttore artistico del brand Giuliano Calza fa riflettere su quali potrebbero essere i futuri riscontri nel mondo della moda.
I burattini di Moschino
Ricominciare dalle piccole cose, questo è il significato profondo del cortometraggio pro- posto da Moschino. Jeremy Scott, direttore artistico della Maison, decide di far luce sulle dinamiche interne che spesso vengono ignorate ricreando una realtà parallela; la riflessione parte dal fashion fino ad intaccare la società contemporanea che, per cause di forza maggiore, ha inglobato il cambiamento in maniera così repentina diventando spettatrice di una rivoluzione. Inside Out è un mondo capovolto, una riflessione quella di Scott che riflette sull’andamento di tutta la collezione; stecche di corsetteria, pince e rifiniture si spostano sulla parte esterna dei capi; la palette dei colori si declina nei pastelli chiari e nelle brillanti sfumature dell’oro. Gli abiti sfilano in un mondo miniaturizzato; da sfondo un teatro, le modelle e gli ospiti che siedono i prima fila sono impersonati dai burattini creati da The Jim Henson Creature Shop, anche abiti e accessori sono stati ridotti in scala minore. Moschino presenta la collezione Spring/Summer21 ricreando un’atmosfera surreale d’altri tempi, elegante e pacata in contrasto al rumore assordante del mondo.
Il virtual showroom della Camera della Moda
È una solida sinergia tra tecnologia e materia quella ideata da Camera Nazionale della Moda Italiana grazie al supporto di Microsoft e all’intelligenza artificiale. Due contenitori espositivi e un’architettura ideata da Hevolus Innovation chiaramente ispirata alla poetica di De Chirico; sospesi tra cielo e mare gli hub tecnologici ospitano le creazioni di tredici designer. Una raccolta di outfit virtuali coinvolgono lo spettatore in un’esperienza multisensoriale predisposta per tutte le tipologie di dispositivi, è possibile accedere allo showroom dalla piattaforma digitale di CNMI: Fashion Hub Market e Designers for the Planet. Il primo contenitore riguarda sette giovani brand; il secondo, invece, si occupa della moda sostenibile. Tecnologia avanzata e alta definizione hanno contribuito alla creazione di un ambiente virtuale, dinamico e innovativo creando non solo l’opportunità di implementare gli engagement ma anche un diverso modo di concepire il format di presentazione delle collezioni.
La consapevolezza di Armani
Scorrono alla televisione 20 minuti di documentario; decenni di moda sintetizzati in pochi attimi vengono raccontati dalla voce di Pierfrancesco Favino, prima dell’inizio della sfilata, in diretta Tv, Giorgio Armani insegna e riscopre un modo di comunicare dimostrando grande apertura nei confronti di un pubblico più vasto, con una mossa di democratizzazione unico per la moda. Consacrato sul grande schermo negli anni’80 dal regista Paul Schrader che scelse di vestire Richard Gere in American Gigolò proprio con un completo firmato Armani, “Pensieri senza tempo” è il titolo dell’ultima collezione del maestro di Piacenza; linee rigorose e geometrie che si combinano a tessuti fluidi, sia nei toni scuri e intensi del blu e del verde che in quelli chiari e polverosi del beige e del bianco illuminati da qualche scintillio. Lo stilista invita a fare un passo indietro, palesa la voglia di ritornare all’essenzialità per riprendere il senso della misura; un concetto semplice quanto complesso quello portato sulla passerella che lascia comprendere la realtà dello stile Armani svincolato da norme e tendenze. Una visione coerente nel tempo, la sua, la chiave di volta per leggere il presente attraverso la metafora della moda.
Il ritorno di Valentino
“Milano è un nuova opportunità, un grande progetto che sto sviluppando con il mio team sul concetto di identity” le parole di Piccioli che per questa stagione decide di sfilare in Italia. Teatro dello show è stata la storica fonderia Macchi del quartiere Bovisa, aperta nel 1936; un grande spazio dove freddezza e grigiore degli edifici industriali sono contaminati da 1200 piante di 34 diverse specie. È una connessione ad un mondo diverso quella di Valentino che riparte proprio dal concetto di natura: cresce, muta, evolve e nonostante tutto fiorisce. In sottofondo la performance musicale del cantautore britannico Labrinth mentre sulla passerella sfila un casting di “persone”, donne e uomini indossano abiti che si avvicinano alla contemporaneità, all’attesa voglia di normalità. Volumi ampi e rilassati, trasparenze, i jeans in collaborazione con Levis, in particolar modo il modello 517 boot-cut nato nel 1969, la famosa “borchia valentino” s’ingrandisce e domina gli accessori, la cartella colori parte dal nero e attraversa tutte le sfumature, dai toni terrosi fino ad arrivare ai colori brillanti della fioritura.