Il processo di recupero degli anni '80 ha un altro protagonista: la Panda. Auto iconica firmata da Giorgetto Giugiaro proprio nel 1980, era diventata il simbolo dell'Italia che riparte, della classe media che voleva “bere” come i politici e il jet set del tempo. Non a caso fu chiamata “superutilitaria” per distinguerla dalle grigie utilitarie del tempo.
Nonostante le forme squadrate, brutaliste, senza alcun vezzo, con tanto metallo e plastica a vista, la prima serie della vettura era riuscita a instillare una dose di tenerezza. Si era guadagnata il soprannome di Pandino e il motivo era soprattutto uno: non lasciava mai nessuno per strada, era semplice e affidabile, analogica più elettronica, come si direbbe oggi.
Il recupero di questa icona vede come restauratore quella Garage Italia che sta rileggendo i grandi successi Fiat in chiave più moderna. Al centro c'è la versione 4x4 della Panda, un'automobile robusta che sopravvive ancora nelle nostre campagne e in montagna, una vettura amata anche da Gianni Agnelli che si era fatto realizzare una versione personalizzata che ne riflettesse lo stile raffinato.
Nelle mani del gruppo di Lapo Elkan però il Pandino risorge e diventa Panda 4x4 Icon-e con cinque varianti molto diverse tra loro: l'avventurosa Pandina Jones, la scanzonata Pand’Art, la sartoriale Pandaris, la natalizia Pandoro e la misteriosa 00Panda, con interni in Alcantara , volante tre razze a calice Momo Design, esterni realizzati con una speciale vernice testurizzata grigio scuro sviluppata in collaborazione con Basf-RM Paint, che conferisce all'auto un particolare effetto goffrato, ruvido al tatto. Se l'estetica e gli interni sono variegati, il dna del quintetto emerge in due elementi: tutte le Icon-E hanno un propulsore elettrico che garantisce fino a 100 chilometri di autonomia (la presa, di tipo 2, è sotto lo sportello carburante) e un impianto audio firmato Jbl. Questo mantiene il design squadrato delle casse originali su cui abbiamo riprodotto tante musicassette ma gli altoparlanti sono tutti nuovi.
Partiamo quindi da Pandina Jones, che riflette l'archeologo ideato da George Lucas in una linea in cui spiccano soprattutto il grande portapacchi con la ruota di scorta, le grigie di protezione dei fanali e due grossi fari Carello montati sull’anteriore. L'esterno è in khaki scuro ma con dettagli arancione acceso che vengono richiamati anche nella selleria. Sul cruscotto spunta poi un vero vezzo da esploratore: l'inclinometro a due quadranti che visualizza il rollio e il beccheggio.
Panderis
Panderis
Realizzata insieme a Arthur Kar de L’Art de L’Automobile, Pand'Art è un modello ideato per la Paris Fashion Week, con il grande cestino superiore in vimini che fa pensare subito “alle madeleine appena sfornate”, spiega Garage Italia. Anche qui siamo di fronte a una 4x4 con le immancabili griglie di protezione dei fanali ma l'aspetto viene addolcito dall'abbinamento bicolor rosso vivo e grigio perla. Dentro poi la selleria in Alcantara dimostra subito che siamo di fronte a un modello unico mentre impianto audio e propulsore elettrico sono i medesimi dell'avventurosa sorella.
Panderis è la più raffinata del quintetto, figlia diretta di quella 4x4 che Gianni Agnelli ha guidato nei dintorni di Saint Moritz fino al 2001 (e battuta all'asta in novembre per 37mila euro). Il colore grigio metallizzato viene sostituito dal marrone “Barberis Brown” ma rimane l'elemento distintivo dell'auto preferita dall'Avvocato, la lunga striscia blu scuro che corre lungo tutta la fiancata. Gli interni sono rivestiti dal ritorto a quattro capi del lanificio biellese Vitale Barberis Canonico, il tetto dal loro Perennial, che ricorda il cielo stellato.
Natalizia anche nel nome, la Pandoro è stata sviluppata con la designer Marta Ferri e si distingue soprattutto per la colorazione dorata. Gli interni sono in Alcantara, i dettagli tutti neri, ed è la versione più fedele all'antenata. L'impianto audio, come per Panderis, è curato da JBL. A questo punto quindi manca solo la 00Panda che però ancora non è stata svelata. Ma dopotutto è stata realizzata “per un agente segreto”, meglio non fare troppe domande.