Salone del mobile e Fuorisalone 2019

Dietro le quinte di Estudio Campana

I Campana Brothers ci accolgono nel loro studio di San Paolo per parlare della loro ultima mostra personale, di soluzioni per l'ambiente e di un’imminente installazione in cui la natura imita l’architettura.

Estudio Campana, installazione per Interni : Human Spaces 2019

Lo studio dei Campana Brothers a San Paolo è così pieno di vita da rendere difficile credere che con Fernando e Humberto Campana lavorino meno di venti persone (più due cani in pianta stabile). Humberto mi accoglie alla porta d’ingresso, che conduce a uno showroom zeppo dei mobili che hanno reso i fratelli brasiliani celebri in tutto il mondo.

È in corso un servizio fotografico che documenta alcuni degli ultimi pezzi della loro collezione. Al piano sottostante, un membro del team sta saldando una versione di una seduta inclusa nella mostra Hybridism, attualmente visibile alla Carpenters Workshop Gallery di Londra. Un collega arrotola sottili pezzi di schiuma colorata che vanno a formare  le celebri superfici “sushi” dello studio. E altri due dipendenti riempiono con ritagli di materiale dei cuscini in tessuto che saranno cuciti insieme a formare dei divani. Al piano di sopra, Humberto mi conduce nel suo ufficio, dove su ogni piano di lavoro sono ammucchiati i suoi esperimenti di design in continua evoluzione, e parliamo per un’ora di ciò che, dopo oltre trent’anni di attività nel settore, continua a spingere i Campana Brothers a creare lavori così stimolanti.

Estudio Campana,  Foto di Fernando Laszlo
Interno della sede di Estudio Campana a San Paolo, Brasile

Congratulazioni per la vostra personale alla Carpenters Workshop Gallery di Londra. Ho visto le fotografie della mostra e sembra una presentazione bellissima.
Grazie. Abbiamo scelto persino il colore delle pareti, ispirato a quell’animale [Humberto indica un coccodrillo blu metallico poggiato su uno scaffale del suo studio.] La vernice blu, i metalli ... contrasta con i pezzi in bronzo che abbiamo realizzato e li ravviva.

La mostra è un’evoluzione della personale Hybridism da Friedman Benda a New York nel 2017. Di solito una mostra personale è molto definita. Qual è l’idea creativa e concettuale in Hybridism che vi ha spinti a portare avanti la stessa linea di pensiero - e lo stesso titolo - per la mostra in corso alla Carpenters Workshop Gallery?
Sai, penso che siamo dei cantastorie. Dopo trentacinque anni di lavoro come designer, facendo cose legate alla funzionalità, io e mio fratello abbiamo deciso di sperimentare idee che ci riguardano, di fare qualcosa di più legato a noi stessi. È un po’ come vomitare quello che sta succedendo nel mondo. Ritrovarsi in Brasile con un presidente come questo, la deforestazione, il cambiamento climatico, Trump ... queste cose mi condizionano molto. E io non sono il tipo di persona che va a protestare su Facebook o Instagram - è una cosa che detesto. Io protesto attraverso il mio lavoro. Quindi rimango qui, nel mio studio, e immagino un mondo che diventa ibrido. In futuro saranno le persone ibride a sopravvivere, perché abbiamo bisogno di flessibilità per adattarci. Naturalmente si tratta di una metafora, ma i cambiamenti sono così rapidi e le cose stanno accadendo a una velocità tale che se non ti adatti ibridandoti, sparisci. Stiamo ancora lavorando sullo stesso argomento, ma in forma più curata e surreale.

Pirarucu Buffet Aluminium -Cortesia di Carpenters Workshop Gallery
Pirarucu Buffet Aluminium ora esposto alla Carpenters Workshop Gallery a Londra

Consideri quindi l'ibridismo una cosa positiva? Vedi tutta la negatività che c’è nel mondo, ma la convogli nei tuoi pezzi e la fai emergere in modo tale che per te diventa una soluzione?
Sì, certo, una soluzione. Io e mio fratello proponiamo sempre oggetti, usando materiali diversi. In un certo senso, questa mostra è molto dark, ma ha una sua bellezza legata al bronzo, che è il materiale principale dell'intera installazione, combinato con altri elementi e altri materiali.

[Tracy solleva la gamba di un tavolo appoggiata sulla scrivania di Humberto, composta da vari animali in miniatura attaccati insieme.]

Questa fa parte della serie “Noah” inclusa in Hybridism, giusto?
Sì, queste sono le gambe per un tavolo in marmo. Mi piace stare qui nel mio studio a incollare le cose insieme. Sono ancora innamorato di questo modo di lavorare.

Hai scelto animali specifici, a coppie, come nell’Arca di Noè della Bibbia?
No. Ma l'idea è divertente. Tutto succede perché viaggio molto, e ogni volta che mi trovo in un aeroporto mi fermo in quei negozi che vendono animaletti di plastica o di peluche. Li porto qui e faccio un calco, poi comincio a creare l’oggetto. Ora sto facendo un calco in carbone. Dopo il calco, il pezzo assomiglierà a questo [Humberto prende la gamba di un tavolo già fusa in un calco in carbone]. Quando l’ho visto, ho pensato, “Ma guarda! È come l'Arca di Noè!” Poi ho cominciato a creare la storia che sta alle spalle dell’oggetto. Questo è un ibrido - quando creo due animali o un animale con due teste. Poi mi sono chiesto che cosa mi avesse spinto a creare un ibrido, e ho capito che era la rabbia verso ciò che sta accadendo oggi nel mondo. Così ho messo insieme una storia. Il mio approccio alle cose non avviene nel senso in cui dico “Adesso creo una mostra intitolata Hybridism.” Succede piuttosto che le cose inizino ad accadere naturalmente. Come dice Bruno Munari: “Da cosa nasce cosa.” E poi la storia è arrivata a riferirsi all’arca di Noè, a come fu costruita per preservare le specie animali, perché su questo pianeta siamo di nuovo a un punto in cui stiamo cercando soluzioni. La plastica nell’oceano, la siccità ... dove ti giri trovi questioni estremamente serie. È un momento in cui è necessario creare un’altra arca: un’arca per la luna o per Marte.

Sulla tua arca immaginaria ci sarebbe ovviamente posto anche per il pesce Pirarucu, la cui pelle hai usato come materiale per alcuni dei tuoi pezzi di Hybridism. Se non sbaglio questo è legato a una ONG che sostenete e che lavora con comunità in cui, piuttosto che abbattere alberi, le persone hanno deciso di allevare il Piracuru per guadagnarsi da vivere. Perché ti piace lavorare con questo materiale?
L’azienda che lavora con le comunità in Amazzonia ci ha chiesto di sostenere la causa. Fanno scarpe e borse ma non hanno mai lavorato con i mobili, quindi abbiamo utilizzato il materiale per creare un nuovo rivestimento in pelle di Pirarucu. Fa parte del lavoro che facciamo con la nostra fondazione [l’Instituto Campana], attraverso la quale promuoviamo lo sviluppo all’interno delle comunità. Sono iniziative di cui ci piace far parte. Il futuro di Estudio Campana andrà in questa direzione - lavorare con le comunità, insegnare, organizzare workshop. Oggi vado in campagna a fare un seminario con persone senza casa e con problemi di droga.

Tijolos Sculptures - Foto di Fernando Laszlo
Tijolos Sculptures , Foto di Fernando Laszlo

Vuoi trasmettere loro nuove capacità?
Capacità, sì, spiegandole attraverso la mia esperienza. In precedenza facevo l’avvocato, poi ho abbandonato l’attività legale e mi sono detto che volevo guadagnarmi da vivere con le mie mani. All’inizio avevo un amico che mi commissionava cornici per specchi. Abitava a Bahia, perciò usavo conchiglie che raccoglievo sulla spiaggia per fare gli specchi. È così che ho cominciato.

Quindi tutto ha sempre ruotato intorno ai materiali.
E alle mani. La comunità che visiterò oggi vive vicino a una fabbrica di mattoni. Quando sono andato lì per la prima volta non avevo idea di cosa fare con il gruppo. Poi ho visto la fabbrica e ho chiesto al proprietario di darmi dei mattoni ancora da cuocere, e li abbiano usati per il nostro workshop.

[Un dipendente porta dei vasi prodotti partendo dai mattoni.]

Faccio le cose con flessibilità. Immagino che la magia stia in questo. Ma c’è anche un aspetto legato all’ibridismo. Ho detto a queste persone di mettere tutta la loro rabbia, il loro odio, le loro speranze e fantasie in questi vasi, così hanno iniziato a spaccare i mattoni umidi.

[Humberto mostra come la forma nella parte inferiore dei vasi di mattoni si sia trasformata attraverso la manipolazione per dar vita a nuove forme.]


Cerco di trasformare le cose. Questi ora sono venduti nei negozi dei musei. Facciamo questo genere di cose anche con altre comunità. E ogni mese portiamo i bambini qui in studio dalla favela e facciamo dei workshop. La nostra idea dello studio e dell'Instituto Campana sta andando in questa direzione.

So che state recuperando la manualità e mantenendo vive le tradizioni usando la conoscenza artigianale del Brasile. Come lo fate?
Portiamo l'artigianato al livello del design. Spingo le persone che lavorano qui a migliorare le loro capacità manuali. Per esempio, le donne che hanno creato la poltrona su cui sei seduta ... vengono dal mondo della moda. Così ho insegnato loro a usare le loro capacità su un altro progetto: abbiamo creato dei cuscini e poi li abbiamo attaccati l’uno all’altro per fare una seduta.

Trasmettere competenze alla prossima generazione ...
Questa è l’idea. Per preservare il nostro patrimonio. Anche creando un piccolo museo con la nostra fondazione. Abbiamo fatto un sacco di cose e sono tutte in magazzino.

Sai tessere tu stesso?
Uso artigiani. Non provo a cambiare la loro tecnica. Cerco solo di aggiungere un “extra” alle loro capacità. Come nella collezione TransPlastic, dove tessiamo la plastica con la trama del rattan. Qualcuno abituato da tutta la vita a intrecciare una fruttiera in vimini ora lo può fare con la plastica. C'è un altro progetto a cui abbiamo lavorato tre o quattro anni fa, con il ricamo. Eravamo stati invitati a lavorare con una ONG nel nord-est del Brasile. Ciò che normalmente fanno le donne di quelle comunità è ricamare tovaglie e tovaglioli, così ho proposto loro un’altra sfida: perché non ricamare i loro volti su delle lampade?

Vedi un materiale e ti chiedi “Cosa posso fare con questo?”, oppure dici “Voglio creare una sedia, quindi che materiale uso?” Qual è il tuo approccio?
Oggi uso l’uno e l’altro. Per esempio, per quelli [Humberto indica degli schermi di lana intrecciata, appollaiati sul bancone dietro a Tracy], ho immaginato un’installazione in cui qualcuno intrecciava corde colorate. Mi piacerebbe creare una stanza piena di questi pezzi sospesi. E conservo tutti quegli scarti [Humberto indica una pila di protezioni in polistirolo per elettrodomestici sul pavimento] perché voglio farne un divano. Tutto avviene in questo modo.

Penso sia meraviglioso che tu sia in grado di dar valore a cose che le persone non guardano nemmeno più, o che normalmente buttano via.
Questa, immagino, è la mia ricchezza, il mio tesoro. Oggigiorno sempre più persone stanno cercando alternative, ma io e mio fratello siamo quelli che hanno iniziato tutto questo - non una rivoluzione, ma questa consapevolezza di creare il diamante falso. È come se stessimo tagliando una pietra preziosa, ma falsa.

E chi ha più bisogno di diamanti?
Sì, esattamente! [Humberto ride.]

Pirarucu Armchair Sereia (2017)
Humberto Campana, Pirarucu Armchair Sereia (2017), cortesia della Carpenters Workshop Gallery.

So che in passato hai usato la plastica, ma ora il mondo dice che la plastica è dannosa. È cambiato il tuo approccio al materiale?
Penso che il problema con la plastica sia l’educazione. È stata utile, ma dobbiamo aver cura delle cose, non buttarle nell’oceano. E riciclare, naturalmente. La scienza oggi è molto più avanzata e possiamo creare plastica biodegradabile. Abbiamo disegnato scarpe per Melissa, un’azienda brasiliana che lavora con la plastica. Come condizione per essere coinvolti nel progetto abbiamo chiesto loro di utilizzare la massima quantità possibile di plastica riciclata. Così ora il 30% delle nostre scarpe viene riciclato. E l’idea è di arrivare al 100%. Stiamo lavorando anche con la società britannica BOTTLETOP. Mi hanno invitato a lavorare con la stampa 3D, usando la resina ricavata dai rifiuti plastici nel Mare del Nord. L'idea è di lavorare con questo materiale per fare una piccola panchina. Mi piace quando le persone mi invitano a far parte di progetti come questo, a offrire soluzioni.

Questo mese, per il Salone del Mobile di Milano, stai di nuovo lavorando con Melissa su una scarpa e una borsa all’uncinetto. In effetti stai facendo un sacco di cose per il Salone, collaborando anche con Louis Vuitton, Artemide e Nodus / Il Piccolo.
In effetti stiamo progettando cinque pezzi! A volte non creo nulla per il Salone, ma a volte è un modo per ... non lo so ... le cose cominciano a succedere nella mia testa e arrivano qui [Humberto indica il suo ventre]. Sai, sono uno molto “di pancia.”

Dopo tutte le collaborazioni con marchi affermati che hai avuto nel corso degli anni, quale consideri il valore più grande?
[Le collaborazioni] sono importanti. I designer possono portare nuove idee, nuovi modi per educare le grandi aziende a non sprecare tanto, e possono inviare messaggi attraverso queste aziende. Come con Melissa, usando più plastica riciclata. Oppure il primo armadio che abbiamo realizzato per Louis Vuitton, il Maracatu, prodotto con i ritagli dei loro tessuti. E quando Lacoste ci ha chiesto di disegnare una maglietta in edizione speciale [Humberto si alza per mostrare a Tracy una maglietta incorniciata nel corridoio dell’ufficio, fatta interamente di piccoli emblemi verdi del coccodrillo Lacoste cuciti insieme], l’abbiamo fatta in una favela attraverso un’altra ONG con cui collaboriamo, perché volevamo che fosse un progetto sociale. Abbiamo avuto duemila coccodrilli Lacoste realizzati da questa associazione, tutti fatti a mano. Ci piace promuovere queste cose.

Per il Salone del Mobile stai anche curando l'installazione di Interni per Human Spaces 2019. Mi piacerebbe sapere come pensi di combinare natura e architettura in questa installazione pubblica al Cortile della Farmacia.
L'installazione è un dialogo creativo con gli archi dell’ambiente architettonico. Abbiamo invertito l'architettura per creare gli opposti con la natura (archi rovesciati), con colonne di legno alte cinque metri coperte della stessa erba che si trova nel cortile, e che di notte si illuminano. Il titolo è “Sleeping Piles,” un gioco di parole su sleeping pills (sonniferi) perché è un posto dove dormire, rilassarsi, lontano dal rumore. Un luogo silenzioso che si può usare come una panchina (appoggiandosi alle colonne). Sono molto impaziente di vederlo, perché era come un sogno ad occhi aperti. Penso che possiamo costruire cose molto belle con la natura.

Designer:
Estudio Campana
Luogo:
Via Festa del Perdono 7
Apertura:
9-14 Aprile
Evento:
Milan Design Week 2019

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