Prima di Joan Didion con gli occhiali da sole di Céline; prima dei gioielli di Iris Apfel e, in generale, prima che la terza – ma anche quarta – età diventasse merce da marketing, in Italia abbiamo avuto le All Star di Gillo Dorfles. Quando pochi giorni fa è mancato, i tributi sui social si sono divisi tra i titoli che hanno fatto la storia della critica d’arte e “le All Star rosse di Gillo Dorfles patrimonio dell’umanità”. Laddove non ha potuto il tradizionale principe di Galles, a imprimere la memoria di Gillo è stata dunque una trasgressione ginnica. Avremo anche sudato sui suoi libri, ma con le scarpe di tela e gomma dei nostri miti rock ai piedi, Gillo il professore si è avvicinato un po’ a noi. Se sia stata invece una questione derivata dalla fraternità tra gente nata all’inizio del secolo scorso, non lo sapremo mai.
Le All Star rosse di Gillo Dorfles patrimonio dell’umanità
Con le scarpe dei nostri miti rock ai piedi, Gillo – il professore ultracentenario – si è avvicinato a noi. Le sue All Star inaugurano la rubrica “L’oggetto del giorno”.
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- Cristiano Vitali
- 05 marzo 2018
In fondo, la Converse ha lanciato le All Star nel 1917, una manciata di anni dopo la sua nascita. Più facile concordare con Lea Vergine: “Gillo non faceva nulla che costasse sforzo”. Nemmeno quello di mettere in dubbio l’evidenza che tra le miriadi di sneaker, le All Star fossero la soluzione di stile più appropriata a un ultracentenario esperto di gusto. È la differenza che c’è tra senilità e invecchiare ringiovanendo che ha contraddistinto lui e questi tempi da sciuragram. Nell’unica foto in cui Gillo è ritratto con le scarpe da basket più popolari del pianeta, lo styling è impeccabile. A sciogliere il cuore però è la posa rapita mentre sfoglia un catalogo, una vivacità che, raggiunta la stessa età, nessuno si augura di perdere. E la ragione per cui in un universo parallelo, al pari di Céline in questo, Converse avrebbe usato quella foto per vendere più scarpe.