Mezzo secolo fa i movimenti radicali italiani aprirono un capitolo completamente nuovo nella cultura del progetto del XX secolo e introdussero una prospettiva inedita del design e del suo posto nella società, che influisce ancor oggi sul modo di considerarlo e di comprenderlo. La recente ripresa della mostra “SuperDesign” alla galleria R & Company di New York dà conto dell’importanza di questo movimento d’avanguardia e ne presenta i simboli più celebri insieme con materiali d’archivio finora inediti.
SuperDesign: il design radicale invade New York
Con una densa rassegna curata da Maria Cristina Didero alla galleria R & Company, il Design Radicale riconquista New York. La prospettiva storica della mostra ne mette in rilievo l’importanza anche per il design di oggi.
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- Adam Štěch
- 09 novembre 2017
- New York
Nel 1972 il giovane architetto e critico argentino Emilio Ambasz allestì al MoMA di New York una mostra fondamentale, intitolata “Italy: The New Domestic Landscape”. La mostra presentava il design italiano di quegli anni, unendone gli aspetti commerciali e sperimentali. Metteva insieme i più anziani maestri radicati nel Modernismo con la nuova generazione dell’avanguardia, interessata al carattere di sensazionale trasformazione del senso e degli scopi delle arti applicate e del disegno industriale. La mostra fu una delle più importanti esposizioni di design mai realizzate e fu la rappresentazione di un’epoca nuova del design inteso in senso sociale, politico e ideologico.
Il movimento del Design Radicale rispecchiava la spettacolare trasformazione del mondo negli anni Sessanta e la sua emancipazione in senso moderno. Adottava il punto di vista degli studenti d’avanguardia e dei giovani designer e architetti in rivolta contro le istituzioni, la rigidezza modernista e la dimensione commerciale del design. Prendendo a prestito le strategie dell’arte (soprattutto della Pop Art) il design diventò provocatorio, espressivo e individualista per negare completamente il suo passato modernista e affermare la sua fiducia in un futuro nuovo. Oggetti di design sperimentali e ricerche teoriche sperimentavano come il design potesse operare nel mondo senza limitarsi agli articoli d’arredamento funzionale. L’oggetto destinato agli interni divenne uno strumento democratico per esprimere e criticare un’intera gamma di problemi sociali.
Il Design Radicale, grazie a Maria Cristina Didero, torna a invadere New York. Questa volta in una situazione completamente diversa, come celebrazione di un significativo movimento di design da una prospettiva storica che ne mette in rilievo l’importanza anche per il design di oggi. “Oggi una riflessione sul Design Radicale non è una questione sentimentale. Anzi, nella nostra epoca è interessante analizzare le ragioni per cui i suoi esponenti creassero arredi e oggetti esasperatamente eccentrici – come lo erano i loro strumenti teorici e pratici – per affermare diritti civili e politici che hanno ancora un significato per noi oggi,” afferma Didero. Oggi, per la prima volta, la galleria presenta una densa rassegna del Design Radicale con opere di Piero Gilardi, Archizoom Associati, Studio 65, Gianni Ruffi, Lapo Binazzi, Ugo La Pietra, Studio A.R.D.I.T.I., Gino Marotta, Superstudio, Ettore Sottsass, Guido Drocco e Franco Mello.
La mostra comprende anche materiali completamente dimenticati, sotto forma di foto d’archivio e altra rara documentazione riscoperta nel corso degli anni e oggi esposta in galleria per la prima volta. Tra questi documenti fotografie di interni sperimentali progettati dai designer radicali negli anni Sessanta e Settanta, come locali notturni, abitazioni private e ristoranti, che divennero opere d’arte totale segnate da una creatività senza limiti e dalla follia formale.
“SuperDesign” è interessante anche sotto l’aspetto commerciale del collezionismo di design. Sono ormai trascorsi oltre trent’anni da quando il collezionista e ricercatore italiano Fulvio Ferrari vendette la sua collezione di design italiano degli anni Sessanta alla casa d’aste Ketterer di Monaco di Baviera. Fu la prima occasione di mettere in una prospettiva storica una simile collezione di design italiano. Da allora i pezzi originali del movimento radicale divennero ricercati e costosi oggetti d’antiquariato contemporaneo. La mostra è accompagnata da un ampio catalogo edito dalla Monacelli Press, a cura di Didero, con un’introduzione Evan Snyderman, titolare di R & Company, e contributi di Deyan Sudjic e Catharine Rossi, insieme con un lungometraggio di 62 minuti con la regia di Francesca Molteni, che comprende interviste con designer d’avanguardia e rari, inediti filmati d’archivio. © riproduzione riservata
- SuperDesign
- 7 novembre 2017 – 4 gennaio 2018
- R & Company
- 82 Franklin Street, New York