Durante la Vienna Design Week la città è riuscita, anche quest’anno, a mostrarsi in modo elegante agli appassionati di design e non solo. Per questa decima edizione, l’organizzazione è stata precisa, il calendario era ricco di eventi e la guida del festival si è rivelata essere un vero e proprio piccolo manuale dal quale è stato impossibile separarsi per tutta la durata dell’evento.
Porte aperte a Vienna
Durante la Vienna Design Week la città è stata invasa da un pubblico internazionale e variegato, che ha potuto godere di oltre 150 eventi tra design e architettura.
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- Elisabetta Carboni
- 27 ottobre 2016
- Vienna
Durante dieci giorni, la città è stata invasa da giornalisti, esperti di design e turisti curiosi facendosi scoprire in un modo diverso e il design è stato visto con altri occhi divenendo sempre più parte integrata nella vita di tutti i giorni. Per questa edizione, il festival è ritornato nel quinto distretto di Vienna, Margareten, in cui, come ricorda Lilli Hollein, era nato grazie a lei, Tulga Beyerle e Thomas Geisler nel 2006. Il Festival Headquarters è stato ospitato dall’ex Bothe & Ehrmann exhibition Halls, un edificio neoclassico che precedentemente era utilizzato come bottega di ebanisti che costruivano arredi per l’intero regno. L’edificio, per questa occasione, si è riaperto alla città svelando il suo fascino antico.
In questa sede, tra le tante, è stata ospitata “Isochrone”, installazione costruita da Katharina Mischer e Thomas Traxler di mischer’traxler studio che è stato premiato con la Swarovski Design Medal per il suo contributo significativo lungo l’arco di tutte le edizioni della settimana del design viennese. Isochrone è un’installazione che è nata nello Schloss Hollenegg for Design ed è stata riproposta con dieci layer nel Festival Headquarters proprio per ricordare il decennale della Vienna Design Week: si tratta di un tavolo composto da strati di colori diversi, in MDF autoprodotto, che viene consumato in un punto preciso da un pendolo così svelando i differenti colori. Il pendolo è stato studiato per consumare un layer al giorno così da ottenere il prodotto finito al decimo giorno del festival.
Il Festival Headquarters ha ospitato, oltre alle mostre, anche diversi dibattiti che hanno trattato tematiche molto vicine all’architettura inserendola così sempre di più nel programma della Design Week. In particolare “The urbanization of everything” nel quale Hubert Klumpner (professore di Architetttura con Alfredo Brillembourg all’ETH di Zurigo) ha proposto diversi progetti per rivoluzionare lo sviluppo urbano visto che la qualità della vita nelle città sta peggiorando giorno dopo giorno; ma anche “Departure Talk 2: Making Heimat – how to go on after refugee architecture?” che, a partire dal contributo del padiglione tedesco della Biennale di Architettura di Venezia di quest’anno, ha affrontato il tema del ruolo dell’architettura oggi.
Grazie alla partecipazione della Repubblica Ceca come paese ospite dell’anno sono state organizzate alcune visite guidate nella Villa Tugendhat di Ludwig Mies van der Rohe, un altro modo di coinvolgere l’architettura. Il paese infatti, caratterizzato da una dinamica scena del design che non dimentica le tradizioni dell’artigianato locale, ha partecipato attivamente a questa decima edizione: dal Festival Headquarters, alle visite guidate, fino ad arrivare al Program Partner e ai Passionswege. Questi ultimi si sono distinti per la loro caratteristica iniziativa di far riscoprire le antiche aziende artigianali viennesi e farle collaborare con giovani designer per rimettere al centro la tradizione viennese rivisitata in chiave contemporanea.
Un esempio ceco di questa partecipazione, è stata la collaborazione tra Dechem studio e la Vienna Porcelain Manufactory Augarten che ha prodotto alcuni oggetti che si pongono proprio come la sintesi dei due saperi, da una parte la piena consapevolezza della maniera di lavorare il vetro dei due giovani cechi, e dall’altra il tradizionale sapere della lavorazione della porcellana dell’Augarten Manufactory.
Tra i Passionswege, ricordiamo la collaborazione tra Martino Gamper e Lobmeyr che ha prodotto una linea di bicchieri decorati grazie alla sperimentazione e all’uso delle tecniche della storica azienda per decorare i cristalli come il taglio, l’incisione, la sabbiatura e le varie forme di pittura a mano. Oltre al design però nei Passionswege, per la prima volta quest’anno, si è parlato anche di grafica grazie alla collaborazione tra lo studio ES e il Kunstastalt für Kupferdruck. L’istituto artistico di stampa a incisione, diretto da Wolfgang Schön, ha infatti collaborato con due giovani grafici, Verena Panholzer e David Einwaller, che hanno elaborato con un linguaggio contemporaneo i tradizionali disegni della stampa a incisione. Anche quest’anno, grazie al suo programma complesso e variegato, la Vienna Design Week è riuscita ad affermarsi a livello internazionale, trasformandosi in protagonista della scena del design per dieci giorni.
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