È sempre un piacere entrare nella galleria londinese di Libby Sellers, com’è successo a me in occasione della mostra attualmente in corso, “Spaces In Between”, inaugurata durante la settimana della fiera d’arte Frieze e curata dal designer Aldo Bakker. Nella visita alla mostra mi sono trovata improvvisamente immersa in una sottilissima atmosfera di delicato e raro senso dell’armonia.
Creatore di forma
Aldo Bakker ha scavato a fondo nell’archivio della galleria londinese di design Libby Sellers per (ri)scoprire alcuni dei pezzi, creando dialoghi, collegamenti e accostamenti reciproci.
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- Maria Cristina Didero
- 28 ottobre 2013
- Londra
Bakker ha scavato a fondo nell’archivio della galleria per (ri)scoprire e selezionare alcuni dei pezzi commissionati dalla gallerista a partire dalla sua prima mostra, e analizzarli per creare dei dialoghi, dei collegamenti e degli accostamenti reciproci. È un racconto di equilibrio e di dialogo, di contrappunti e di confluenze: le opere del designer olandese hanno intrecciato una conversazione silenziosa con le creazioni di progettisti tra cui Peter Marigold, Formafantasma, Max Lamb, Julia Lohmann, Jonathan Muecke e Lex Pott.
La mostra si rivela un gioco di rapporti invisibili: la panca Pose di Aldo Bakker, di levigato e impeccabile noce, apre un dialogo con il piccolo vaso Tidal Ossuary 3A di Julia Lohmann e Gero Grundmann (2009-2010), combinazione di plastica e argento sterling applicati su un vero osso naturale, trovato tra i rifiuti sulla riva del fiume, in cui l’elemento prezioso – l’argento – fa da contrappeso: “C’è un’analogia di colori e di materiali naturali, dato che il tempo ha avuto una parte importante nel dar forma a queste caratteristiche”, commenta Bakker.
Il suo tavolo laccato Le Lac del 2007 è un piano accuratamente rifinito e lucidato che ha le sfumature dell’oceano, e viene presentato in contrapposizione a Wooden Table, Green 2 (2013), dai bordi grezzi, di jesmonite e acciaio, e ai Wooden Vases A e B in fusione di bronzo (2011) di Peter Marigold. Entrambe le opere nascono dall’ossessione per la trasformazione e da un’attività pressoché continua intorno a pezzi che nascono da un lungo e meditato processo, fatto di ripetute stratificazioni di lavorazione: l’iterazione dei gesti – estremamente calcolati e consapevoli per Bakker, istantanei e spontanei per Marigold – che approda a due risultati completamente diversi.
Qui ogni gesto reca il segno del racconto celato di Bakker, poiché non è più visibile ma integrato nell’oggetto. Il rapporto tra gli oggetti di rame massiccio di Bakker come il contenitore da salsa di soia in rame, che sembra la lampada di Aladino, l’insalatiera dal manico bizzarro e la contorta brocca per l’acqua (tutti degli anni 2009-2010) e la scaletta-sgabello di Jonathan Muecke del 2011 parlano di “come la forma non segua la funzione”, commenta Sellers, “ma sono comunque affascinanti per la loro sorprendente poesia”.
La Poly Scrap Chair di Max Lamb (2011), di polistirolo espanso grezzo e gomma color bianco panna, parla sottovoce con una sedia in legno di olmo del curatore della mostra che ha solo tre gambe, mentre la quarta è usata come schienale. Perché usarne quattro se si può fare con tre? Impossibile non essere deliziati di fronte alla piccola saliera Salt Cellar (2007) d’argento placcato oro, che nasconde i cristalli nel manico finché non la si maneggia, accanto alla lattina per l’olio Silver Oil Can (2005) e all’oliera Silver Pourer che, anche qui, inclinata, permette al liquido di sdoppiare il percorso in due rivoli dorati.
Come ci ha spiegato la gallerista “la contemplazione e la comunicazione sono al centro dell’opera di Bakker; le sue scelte ne confermano la posizione di maestro dei materiali”. La sua produzione in legno, pietra, metallo, vetro e ceramica si distingue per la raffinatezza e la cura della lavorazione. È questione di particolari. Non sorprende che anche questa mostra esprima una profonda attenzione alla coerenza, in accordo con la trascorsa esperienza di Libby Sellers nei musei, la sua prospettiva sensibile, appassionata e profonda del design e la sua ampia esperienza di curatrice.
In galleria è ancora visibile la Copper Mirror Series, la collezione di Amy Hunting e Oscar Narud, norvegesi di origini e attivi a Londra, fatta di specchi rotondi autoportanti di rame e acciaio dolce, montati sul sostegno di un blocco di granito di 70 chili. La scelta della pietra è un riferimento al ricco patrimonio culturale norvegese, poiché nel secolo scorso il paese scandinavo era ricco di attività minerarie e l’estrazione dei metalli era un punto di forza della sua economia. Ancora una volta dei designer giovani e inventivi in una galleria dalla politica illuminata: si attende con piacere la mostra di Anton Alvarez, la cui inaugurazione è in programma nella primavera del 2014.
Fino al 14 dicembre 2013
Spaces in between
a cura di Aldo Bakker
Gallery Libby Sellers
41-42 Berners Street, London