Il corpo anteriore pieno, con i due grossi volumi compatti alla grande ala, entra in contrasto dialettico con la parte posteriore, leggera, composta dai due soli longheroni che sorreggono i grossi piani coda.
Affascinati soluzioni tecniche e abitative erano destinate al trasporto dei passeggeri. Le due grandi ali in legno, in grado di sorreggere 56 persone potevano essere facilmente separate dal corpo centrale, e così i motori, i longheroni posteriori, i piani di coda e i galleggianti.
Nel museo TAM di São Carlos in Brasile, la Fondazione Santos Dumond conserva nella sua collezione JAHU, l’unico esemplare al mondo del Savoia 55 (S.55), uno dei più affascinati velivoli dell’industria aeronautica italiana, disegnato nel 1923 dall’ingegner Alessandro Marchetti.
JAHU, che oggi compie 90 anni, è un progetto senza tempo e tuttora incanta dalle pagine web fan di tutto il mondo con un’innumerevole quantità di immagini e informazioni tecniche.
Presentato dalla SIAI (Società Idrovolanti Alta Italia) al concorso indetto dall’aeronautica militare, il velivolo venne subito scartato per il suo disegno anticonvenzionale: “Non si giudica interessante e non merita di essere riprodotto oltre il primo esemplare…”.
Allo Stato Maggiore turbava il corpo fusoliera limitato alla parte anteriore, unito ai piani di coda con due longheroni soltanto, e i due motori elevati in un castello sopra l’ala. Fu la nascente aviazione civile a rendere giustizia al progetto. I successi ottenuti come aereo postale, nelle rotte mediterranee, convinsero l’aeronautica a ricredersi e, nel 1926, fu ordinato un primo lotto di 15 esemplari.
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