In questo scenario s'inserisce il lavoro Colonne portanti di Michele De Lucchi e curato da Emilia Giorgi. L'architetto ferrarese è stato invitato a dare la sua interpretazione di questo spazio, ad abitare questo luogo, cogliendo l'occasione per riportare alla luce le tracce di una lunga storia, la memoria indelebile custodita con cura dagli spessi muri di roccia dell'ex-vetreria. Quella che era stata una bottega artigiana di quartiere diventa per De Lucchi un luogo in cui portare alla luce i segni del tempo.
De Lucchi quindi scopre piccoli spazi, nicchie, fori, e ne scava di nuovi dove necessario, e inserisce al loro interno delle colonne. Ognuno di questi piccoli luoghi diventa un mondo a se, uno spazio nuovamente da indagare, che merita una risposta specifica. Per ognuno di questi costruisce con le proprie mani delle colonne di legno.
Le piccole colonne sfuggono alla percezione del visitatore, sono poste nei luoghi più diversi, non appaiono immediatamente, non occupano mai lo spazio vuoto delle sale, ma si nascondono all'interno dello spessore dei muri. Entrando nella galleria la prima cosa che si percepisce, è proprio la forza schiacciante del vuoto. "Nicchie e colonne realizzano uno spazio, una piccola architettura pura e completa che non ha bisogno della dimensione per comunicare forza e ricchezza."
Le piccole colonne sfuggono alla percezione del visitatore, sono poste nei luoghi più diversi, non appaiono immediatamente, non occupano mai lo spazio vuoto delle sale, ma si nascondono all'interno dello spessore dei muri.