Entrambi figure centrali nella storia moderna del design, Shiro Kuramata (1934-1991) ed Ettore Sottsass (1917-2007) attraverso diversi mezzi espressivi, dimentichi della funzionalità e dell'utilità che gli oggetti si pensa dovrebbero avere, andavano alla ricerca di un design che portasse gioia e senso di sorpresa nella vita. Così, la curatrice Yasuko Seki e il direttore del museo Issey Miyake – che ha commissionato diversi lavori ad entrambi i designer – con questa mostra provano a ripensare il significato della parola design. Ci tengono a sottolineare che non si tratta di una retrospettiva: il tutto è infatti non immediatamente classificabile, all'insegna di un deliberato "not period". Per Seki e Miyake, la missione principale di questa mostra – pianificata già prima che nel 2007 aprisse il 21_21 Design Sight – è stata comunicare l'importanza che i sogni e l'amore hanno nel design. Il messaggio è lanciato soprattutto alle nuove generazioni, che non hanno familiarità con il lavoro di Kuramata e Sottsass.
Il periodo storico che viviamo è sensibilmente differente dai tempi che videro protagonisti i due maestri del design. In particolare gli anni '80, periodo nel quale Kuramata e Sottsass coltivarono la loro amicizia, fu un'epoca d'oro per il Giappone, che aspirava a essere la nazione numero uno al mondo, un periodo nel quale grazie al miracolo economico del Sol Levante, la gente si interessava alla qualità della vita e al design.
A distanza di 30 anni, l'espansione dell'information technology e di Internet e la lezione impartita dalla globalizzazione ci spingono a domandarci ancora una volta "What is design?".
Kuramata-Sottsass: l'importanza dei sogni e dell'amore
La mostra al 21_21 Design Sight è un'escursione in un mondo da sogno, un generoso messaggio di libertà alle nuove generazioni.
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- Salvator-John A. Liotta
- 03 febbraio 2011
- Tokyo
La mostra – attraverso pezzi di design, spezzoni d'epoca, slideshow e citazioni varie – rivela la grandezza di questi due creatori che non furono mai interessati al successo o ai soldi. Che, anzi, si infastidivano a sentir pronunciare queste parole. Barbara Radice-Sottsass – nell'introdurre la mostra – ha raccontato di come i due designer vanno forse visti come due sciamani moderni interessati attraverso il design a curare il mondo, due poeti ai quali è capitato di fare i designer.
Ispirato dallo spirito giocoso di Sottsass, Kuramata aderì al collettivo Memphis. Trovò in Sottsass, non solo un maestro, ma anche un amico col quale coltivare quella che si rivelò una lunga relazione professionale. Sottsass diceva a Kuramata che avrebbero dovuto scrivere la più bella poesia di sempre, usando un linguaggio più volgare possibile, una sorte di azione alchemica nella quale trasformare il piombo in oro, distillandone le impurità. Per questo non avevano nessun timore ad adoperare i materiali industriali e gli scarti. Kuramata e Sottsass parlavano due lingue differenti, ma usavano un linguaggio comune: il design. Appartenevano a due culture differenti. L'uno credeva nei valori della tradizione mitteleuropea e l'altro nell'estetica giapponese, ma andavano nella stessa direzione. Sognavano insieme un'ideale di bellezza estrema e non furono mai paghi di esplorare le possibilità insite nel processo creativo.
La mostra rivela la grandezza di questi due creatori che non furono mai interessati al successo o ai soldi
Dei pezzi presentati, circa 60 sono stati creati da Shiro Kuramata nell'arco di dieci anni dal 1981 fino a prima della morte. Rispecchiano le idee legate alla leggerezza del maestro giapponese: "Il mio ideale è vedere gli oggetti fluttuare nell'aria senza alcun supporto, da queste immagini nasce ed evolve il mio design. Mi sento attratto dai materiali trasparenti, perché la trasparenza non appartiene a nessun luogo specifico, ma ciò nonostante essa esiste ed è ovunque", affermava. Fra i pezzi in mostra molti sono fatti in acrilico, materiale amato da Kuramata per le sue qualità di "non-esistenza" e quindi aderente alla sua filosofia di presenza-assenza. L'anti-oggettualità delle sue creazioni, stimola i sensi tattili e visuali dell'osservatore e risulta capace di risvegliare le immagini profonde della mente.
Ettore Sottsass – oltre che con interviste del periodo Memphis – è presente con 20 pezzi inediti realizzati in vetro a partire dai disegni prodotti poco prima della morte. Si ispirano alle bambola pellerossa Kachina – bambole che rappresentato esseri soprannaturali, quali il sole, le nuvole, l'orco cattivo, le lucertole magiche – riveriti da alcune tribù indiane. Sottsass evoca tramite le Kachina dalle forme sinuose e giocose gli spiriti. Per lui l'arte è un modo per vincere la paura, "un modo di fermarlo questo ignoto in qualche maniera."
Per i giapponesi la parola "Honshitsu" significa essenziale: essa descrive la qualità inerente a un lavoro di design. Questo perché fin dagli albori i primi lavori di design che essi producevano erano offerti alle loro divinità e non pensate per ragioni funzionali o per dei consumatori. Attraverso questa parola Honshitsu – lente teorica con il quale apprezzare il lavoro dei due designer – si riescono a spiegare le ragioni dell'amicizia di due anime capaci di risuonare all'unisono e parlare un linguaggio comune. Questa mostra permette di incontrare e sentire un tipo di design senza limiti creativi di nessun tipo. I lavori di queste due leggende del design traspirano amore e invitano a sognare senza sosta: un generoso messaggio di libertà verso le nuove generazioni. Salvator-John A. Liotta