Cominciata il 7 novembre a Sharm el-Sheikh, la ventisettesima Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite unisce circa duecento nazioni, migliaia di delegati governativi, scienziati, rappresentanti di istituzioni internazionali e ong, che nell’arco delle prossime due settimane avranno come obiettivo principale quello di dare attuazione concreta all’Accordo di Parigi e agli impegni della comunità internazionale in materia climatica.
In particolare la sfida si concentrerà su piani e metodologie per limitare la crescita della temperatura media globale ad un massimo di 1,5 gradi centigradi, alla fine del secolo, rispetto ai livelli pre-industriali.
In questo contesto, lo studio statunitense Skidmore, Owings & Merrill ha rivelato un aggiornamento del suo progetto Urban Sequoia, già presentato nel 2021 durante la COP 26. Chris Cooper, socio di SOM, ha infatti presentato il progetto perfezionato di un edificio capace di assorbire le emissioni di carbonio, efficace quindi contro le emissioni di CO2 delle aree urbane, stimate come tre quarti di quelle globali.
“Riconosciamo la necessità di modificare la traiettoria del cambiamento climatico andando oltre lo zero netto”, ha detto Cooper durante la presentazione. “Dobbiamo eliminare il carbonio dall’atmosfera attraverso l’ambiente costruito, e abbiamo sviluppato un progetto per farlo”.
Nonostante alcuni ostacoli relativi al suo costo e sopratutto alla sua commercializzazione, la tecnologia anti-CO2 ha fatto molta strada nel suo sviluppo e oggi si propone come una risposta plausibile. Il prototipo di grattacielo pensato per Uban Sequoia inverte il processo e la disposizione tradizionali dell’edificio, incorporando tutto il pacchetto tecnico – meccanico, elettrico e idraulico – nell’ampia sezione dei solai.
Ogni soletta sosterrebbe un sistema di ventilazione sotto il pavimento in legno, mentre i soffitti sono rimovibili. Infine, gli sky garden e altre tecnologie di assorbimento sono integrati nel nucleo e nel tetto dell’edificio, con la possibilità di essere riutilizzati in altri contesti industriali.
Il progetto, secondo lo studio, sarà capace di assorbire più del 300% della quantità di carbonio emessa durante la costruzione e il funzionamento dell’edificio nel corso del suo ciclo di vita previsto di 100 anni. Il prototipo può essere ripensato e adattato a diversi tipi di edifici, sfruttando i materiali tecnicamente più avanzati, tra cui il biocalcestruzzo e il vetro solare, utili a raggiungere lo standard “beyond net zero”.