What a time to be alive diceva Drake plagiando il meme, e ancora non aveva visto nulla. Mentre la crisi climatica ci impone di rivedere dalla base la nostra struttura economica e logistica, ma mentre si pensa a come ridurre spostamenti e carbon footprint, l’arte digitale intanto si sovrappone al mercato tradizionale con quello degli NFT, e Zuckerberg promette ai suoi utenti che presto potranno viaggiare nel Metaverso, una sorta di social media in mixed reality, dove visitare mostre e città, cinema e concerti, giocare a bowling e nei casinò virtuali. Eppure siamo già chiusi in casa da due anni, per la pandemia, e le esperienze immersive nei giardini, in campagna o in mare le vorremmo fare davvero, anche col corpo.
Queste urgenze e contraddizioni emergono anche negli spazi di allestimento artistico: “mentre la tecnologia è in continua evoluzione le pareti delle mostre sono ancora fatte di legno truciolato, colla, viti e vernice bianca”. Così affermano Fredi Fischli e Niels Olsen, dal Dipartimento di Architettura di ETH Zürich, nei cui laboratorio di computergrafica vengono modellate molte delle animazioni di Disney Pixar.
I due architetti, che nell’ultimo anno si sono impegnati in un progetto espositivo e didattico chiamato Sturm&Drang insieme a un altro architetto, Luigi Alberto Cippini, osservano: “Quando emergono un nuovi ambiti di produzione dell’immagine, come il CGI, gli strumenti tradizionali devono essere messi in discussione”
In molti luoghi del pianeta altre mostre stanno affrontando simili questioni. The Garden of Earthly Delights: through the artworks of Colección SOLO lo fa cercando di riscoprire, letteralmente, il Paradiso Terrestre, attraverso animazioni digitali, AI-art, e altri nuovi e antichi media, Seeing The Invisible ci attrae nei giardini botanici in vari angoli della Terra, usando come esca la realtà aumentata, Virtual Realms apre lo spazio museale ai videogiochi del 21° fornendogli l’interfaccia che meritano, The Edge Effect trae ispirazione dalla biodiversità per mostrare una comunità di artiste e artisti unica e eterogenea, Interspecies Assembly utilizza l’animazione digitale e un’installazione partecipativa per spingerci alla comprensione e all'immedesimazione con altre specie viventi, per capire come forse proprio queste ultime possono indicarci la via, mostrandoci nuovi modelli di progettazione e cooperazione.
- Opening image :
- SPECULUM by the Dutch collective, SMACK, 2019. Courtesy Colección SOLO.