Quando lo scoppio della pandemia ha costretto il MoMA a chiudere temporaneamente i battenti, anche la retrospettiva di Donald Judd, da poco inaugurata, è stata interrotta. Adesso che il museo ha riaperto e ricominciato ad accogliere i visitatori, il pubblico affamato di arte può di nuovo cogliere l’opportunità di riscoprire le opere di Donald Judd.
Questa tanto attesa retrospettiva (aperta fino al 21 gennaio 2021) è la prima in oltre 30 anni, e ospita circa 70 opere dell'iconico artista americano. Conciso e lineare, il “Judd” che troviamo al MoMA mette decisamente la scultura al centro della sua opera, troppo spesso ridotta al minimalismo – un’etichetta che, proprio come la parola “scultura”, lui non accettò mai. Dai primi dipinti eseguiti nei primi anni Sessanta alle sculture in acciaio senza titolo a cui è più spesso associato, la mostra sottolinea la predilezione dell’artista per la sperimentazione, mettendo in evidenza i vari modi in cui ha usato la forma, i materiali e gli ambienti circostanti per rimodellare le pratiche artistiche tradizionali.
Nel corso di trent’anni, l’attività di Judd è andata ben oltre al mondo della scultura indipendente. Infatti, non si occupò solamente dello spazio in un modo nuovo, creando opere e installazioni site-specific, ma fu anche un saggista particolarmente prolifico, un innovatore nel campo dell'architettura e del design, e un uomo profondamente impegnato in cause democratiche e ambientali. A partire dagli anni Settanta, si stabilì a Marfa, Texas, dove realizzò importanti installazioni permanenti utilizzando opere sue e di alcuni suoi colleghi, in quello che considerava un necessario contrappunto a esibizioni come quella organizzata al MoMA.
Nel 1977, Judd dichiarò che “lo spazio che circonda le mie opere è fondamentale per queste ultime: io penso tanto all'installazione quanto all'opera stessa”. Una mostra temporanea in una grande istituzione come il MoMA sembra quasi paradossale, se si considera l'impegno di Judd per il site-specific e il suo approccio esplorativo allo spazio. Ci si potrebbe quindi domandare se sia giusto concentrare nelle nuove gallerie di questa vecchia istituzione certe sue opere ed escludere totalmente importanti mobili e progetti architettonici, che fin dagli anni Settanta hanno rappresentato un aspetto essenziale del suo lavoro. Comunque, attraverso questa breve e concisa retrospettiva, si è invitati, se non addirittura incoraggiati, a riesaminare queste opere in relazione allo spazio e all’eredità lasciataci dalla scultura e, più in generale, a “pensare fuori dagli schemi”.
- Titolo esposizione:
- Judd
- Dove:
- Museum of Modern Art, New York
- Date di apertura:
- fino al 9 gennaio, 2021
- A cura di:
- Ann Temkin (The Marie-Josée and Henry Kravis Chief Curator of Painting and Sculpture), con Yasmil Raymond (former associate curator), Tamar Margalit (Curatorial Assistant) e Erica Cooke (Research Fellow, Department of Painting and Sculpture)