Venezia riparte con tre grandi mostre (e pochi turisti)

Henri Cartier-Bresson, Youssef Nabil e una collettiva di artisti contemporanei rianimano Palazzo Grassi e Punta della Dogana fino al 2021.

Sono le prime grandi riaperture post-lockdown in una Venezia ancora semideserta quelle che la Pinault Collection offre al pubblico nelle sue due sedi, con inaugurazione posticipata di quattro mesi: due grandi mostre di fotografia a Palazzo Grassi – Henri Cartier-Bresson e Youssef Nabil – e “Untitled 2020”, una collettiva d’arte contemporanea a Punta della Dogana.

“A un certo punto dovevamo pur prendere una decisione e abbiamo deciso di riaprire” così Bruno Racine, direttore di Palazzo Grassi/Punta della Dogana, ha spiegato con accento francese al gruppo di giornalisti in mascherina che gli chiedeva di come avessero affrontato il lockdown. “Noi siamo stati fortunati perché siamo riusciti a trasferire le opere qui prima che chiudessero le frontiere, dato che l’apertura originaria doveva essere a marzo”. Oltre alla riapertura della tre generose mostre è stata annunciata, inoltre, una personale su Bruce Nauman a Punta della Dogana prevista per inizio 2021. Un nome forte per sopperire alla chiusura temporanea di Palazzo Grassi che subirà un intervento strutturale agli impianti dell’edificio. 

Henri Cartier-Bresson, Alberto Giacometti, Rue d'Alésia, Paris, France, 1961
Henri Cartier-Bresson, Alberto Giacometti, Rue d'Alésia, Paris, France, 1961. Stampa in gelatina d'argento del 1973. © Fondation Henri Cartier-Bresson / Magnum Photos

“Henri Cartier-Bresson. Le Grand Jeu”, la mostra più altisonante delle tre, occupa tutte le sale del piano più alto di Palazzo Grassi con una selezione di fotografie originali provenienti dalla celebre Master Collection, una raccolta di 385 immagini che il fotografo francese decise di stampare nel 1973 su richiesta della coppia di mecenati Dominique e John de Menil. Esistono sei copie della collezione custodite in giro per il mondo, dal V&A di Londra alla University of Fine Arts di Osaka, poi la Bibliotheque Nationale de France, la Menil Foundation di Houston, la Pinault Collection di Venezia e la Fondation Henri Cartier-Bresson di Parigi.

A Venezia, il curatore generale Matthieu Humery ha affidato a cinque figure d’eccezione la curatela di due sale ciascuno con l’unico vincolo di selezionare 50 delle 385 fotografie del corpus originale di Cartier-Bresson. La regola del gioco (le grand jeu, per l’appunto) è che nessuno avrebbe visto la selezione degli altri. I curatori sono la fotografa Annie Leibovitz, il regista Wim Wenders, lo scrittore Javier Cercas, la conservatrice di fotografia Sylvie Aubenas e, chiaramente, il collezionista François Pinault. Il risultato è una successione di stanze divise per curatore in cui le foto incorniciate di Cartier-Bresson sono disposte in modo classico lungo le pareti. La differenza tra i cinque allestimenti è sottile e rivelata da dettagli compositivi come la posizione delle foto sul muro o il colore delle pareti. Molti scatti inevitabilmente si ripetono poiché scelti da più curatori contemporaneamente, come Lac Sevan, Arménie, URSS, 1972 dove un padre solleva suo figlio piccolissimo sorreggendogli il piede o Alberto Giacometti, Rue d'Alésia, Paris, France, 1961 dove un Giacometti sessantenne attraversa le strisce pedonali sotto la pioggia a battente coprendosi la testa con la giacca.

“Vedere le opere di Cartier-Bresson mi ha fatto venire voglia di diventare fotografa,” dichiara la grande ritrattista di rock star e divi di Hollywood Annie Leibovitz nel testo introduttivo alla mostra. Tra gli aneddoti racconta di quando riuscì a incontrare il Cartier-Bresson a Parigi con il quale passò una giornata intera a patto che non venisse fotografato: sapendo che il mattino lo avrebbe incrociato di nuovo lungo la stessa strada, si appostò di nascosto e lo fotografò. Quando se ne accorse andò si imbestialì e si fece giurare di non pubblicarla mai perché da fotografo di strada nessuno doveva sapere che faccia avesse. La mostra non vuole essere una monografia sul grande fotografo ma un gioco interpretativo dei curatori, uno sguardo personale sul nome che ha ritratto un'epoca.

Youssef Nabil, Ali in Abaya, Parigi, 2007
Youssef Nabil, Ali in Abaya, Parigi, 2007. Stampa in gelatina d’argento dipinta a mano. Courtesy l’artista e Nathalie Obadia Gallery, Paris/Brussels.

Al piano di sotto “Once upon a dream” è una grande retrospettiva dell’artista Youssef Nabil curata da Matthieu Humery e Jean-Jacques Aillagon con oltre 120 opere che ne ripercorrono la carriera. Nato nel 1972 al Cairo, inizia a fotografare nel 1992 ritraendo personaggi che rievocavano i fotogrammi dell’età d’oro del cinema egiziano. Tra i soggetti, cantanti pop come Natacha Atlas, star di Hollywood e l’artista stesso. Le sue stampe in gelatina d’argento sono tutte minuziosamente dipinte a mano conferendo un tocco vintage fuori dal tempo, con colori zuccherati e molto glitter. La mostra racconta un Medio Oriente tra realtà e fantasia, con le sue meraviglie e idiosincrasie. Un mondo dal quale il fotografo si è allontanato (oggi vive tra Parigi e New York) ma che richiama con nostalgia in tutti i suoi lavori.

Thomas Houseago, Beautiful Boy, 2019
Thomas Houseago, Beautiful Boy, 2019. Courtesy l’artista e Gagosian Gallery. © Thomas Houseago by SIAE 2020. Vista dell'installazione della mostra “Untitled, 2020. Tre sguardi sull'arte di oggi” a Punta della Dogana, 2020 © Palazzo Grassi, foto Marco Cappelletti

Infine, “Untitled, 2020. Tre sguardi sull’arte di oggi”, raccoglie i lavori di oltre 60 artisti nati tra il 1840 e il 1995 che hanno incrociato la propria pratica a Los Angeles. La mostra è curata da Caroline Bourgeois, dall’artista e storica dell’arte Muna El Fituri e dall’artista Thomas Houseago e prende forma dalle conversazioni tra i tre, su vari temi dell’arte contemporanea ed è suddivisa in 18 sale, ripartite per temi tra cui attivismo, utopia, sesso, morte, perdita… Qui, a differenza della più didascalica mostra su Cartier-Bresson è più difficile orientarsi tra le opere lasciate libere di agire sulla sensibilità del visitatore: forse un richiamo più chiaro all’intenso dialogo tra i tre curatori (presente in catalogo) aiuterebbe a cogliere gli intrecci e le influenze reciproche tra gli artisti in mostra.

Titolo mostra:
“Henry Cartier-Bresson. Le Grand Jeu
A cura di :
Matthieu Humery (curatore generale), Annie Liebovitz, Javier Cercas, Wim Wenders, Sylvie Aubenas, François Pinault
Museo:
Palazzo Grassi, Venezia
Date di apertura:
fino al 1 gennaio 2021
Titolo mostra:
Youssef Nabil. Once upon a dream
A cura di :
Matthieu Humery, Jean-Jacques Aillagon
Date di apertura:
fino al 10 gennaio 2021
Museo:
Palazzo Grassi, Venezia
Titolo mostra:
Untitled, 2020. Tre sguardi sull’arte di oggi
A cura di :
Caroline Bourgois, Muna El Fituri, Thomas Houseago
Date di apertura:
fino al 13 dicembre 2020

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