Norman Foster racconta perché Eagle era il suo fumetto preferito da ragazzo

Fumetto di riferimento per ragazzi nella Gran Bretagna postbellica, Eagle ebbe un’influenza notevole anche sull’immaginario dell’architettura e delle macchine.

Questo articolo è stato pubblicato precedentemente su Domus 1092.

Per chi cresceva nella Gran Bretagna degli anni Quaranta e Cinquanta del Novecento, le contraddizioni erano molte. Il Paese era stato devastato dalla guerra e il suo ruolo di primo piano nella politica mondiale era stato messo in ombra dagli Stati Uniti e dall’Unione Sovietica. Intanto, chi vi abitava doveva sopportare il razionamento dei più fondamentali beni d’uso quotidiano. In parallelo, le industrie nazionali compivano un grande balzo tecnologico: il radar, l’informatica, i primi motori a reazione per l’aviazione civile e gli aerei di linea, solo per citarne alcuni.

Colsi la duplice natura del Regno Unito nel periodo del Secondo dopoguerra durante una gita in bicicletta da casa mia, dai dintorni della Malcolm Lowry di Manchester verso i campi del Cheshire, per visitare lo stupendo nuovo radiotelescopio Lovell a Jodrell Bank. Quella che oggi sarebbe definita ‘austerità’ era uno stile di vita che allora era normale e faceva nascere prospettive di ottimismo su un futuro sempre più seducente e desiderabile. Come tanti della mia generazione trovai tutto ciò, e anche di più, nelle pagine della rivista Eagle . Varata nel 1950 dal pastore metodista Marcus Morris e illustrata dal grande Frank Hampson, Eagle vendette quasi un milione di copie con il suo primo numero. Il cosmonauta Dan Dare, nato a Manchester, era per lo più il protagonista della copertina, ma erano le informazioni che riempivano Retro AdArchives / Alamy Stock Photo le pagine interne a suscitare il mio entusiasmo.

Fumetto Eagle del 4 maggio 1951, con uno spaccato del Dome of Discovery, edificio realizzato sulla riva sud del Tamigi, nel sito del Festival of Britain. Foto © Antiques & Collectables / Alamy Stock Photo

Il panorama dell’inimmaginabile e lontano nuovo secolo, zeppo di sottili grattacieli, enormi cupole lucenti, ferrovie a monorotaia, auto e missili affusolati, era emozionante. Mi commuovevo per le fantasie di vetro e acciaio che oggi sarebbero etichettate come high-tech. Questa, però, è solo metà della storia. La mia dose settimanale di Eagle non era completa finché non avevo ammirato le straordinarie sezioni disegnate nelle pagine centrali di ogni numero.

La grafica dava conto del modo di vita contemporaneo e delle nuove tecnologie emergenti. Dadi e bulloni di un aereo a reazione, centrali elettriche, ponti rotanti, locomotive e le auto più veloci al mondo erano disegnati nei più minuti dettagli. Questi sguardi sotto la pelle delle macchine furono la mia introduzione alla tecnologia delle costruzioni e, nel caso del disegno del 1951 del Dome of Discovery, all’architettura moderna. Nell’offrire approfondimenti, gli spaccati di Eagle sono dei capolavori. Per come la vedo io, poi, sono anche vere e proprie opere d’arte. 

Disegno di John Batchelor del Renault Centre di Swindon, nel Regno Unito. La struttura fu completata nel 1982 da Foster + Partners. Foto © John Batchelor / Foster + Partner

L’amore per il disegno tecnico che infondevano non mi ha mai abbandonato e sono stato felicissimo di conoscere John Batchelor della redazione di Eagle e di avergli commissionato un disegno del Renault Building progettato dal mio studio. Venne pubblicato con l’appropriato titolo The Eagle has landed (“L’aquila è atterrata”). Non ero certo il solo ad amare Eagle, ovviamente. Tra gli estimatori c’era re Carlo III, mentre Stephen Hawking l’apprezzava per l’interesse alla cosmologia. Riuscì anche a essere il primo periodico a pubblicare un’opera di David Hockney. Ne vediamo gli influssi nei lavori di Archigram degli anni Sessanta, in un’intera generazione di architetti britannici degli anni Settanta e, più ampiamente, nei profili delle città che sorgono in Asia. L’impareggiabile combinazione di una visione ottimista di un futuro emozionante e migliore, e la conoscenza tecnica di come le cose funzionano e si mettono insieme ha ispirato una generazione, e continua a essere un punto di riferimento nel mio passato.

Immagine di apertura: Copertina del primo numero di Eagle, che arrivò in edicola il 14 aprile 1950. La pubblicazione fu attiva dal 1950 al 1969 e, in un formato rinnovato, dal 1982 al 1994. Foto © Retro AdArchives / Alamy Stock Photo

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