Visitare Basilea durante la settimana dell’arte è una straordinaria occasione di arricchire i pensieri su temi estetici certo, ma anche politici, sociali e… progettuali: arte e design sono due facce della stessa medaglia. Ogni opera per essere tale e non rimanere un’idea, viene pensata, sviluppata e poi realizzata, quindi progettata e prodotta.
Con questi occhi si possono trovare opere sorprendenti che parlano o rimandano al design, vuoi che usino gli arredi e le architetture come oggetto o come soggetto, e tutta la città ospita numerosi eventi e manifestazioni che presentano occasioni significative di riflessione.
La Fiera
Quest’anno negli stand sempre un po’ costretti in batteria, tra le cose più sorprendenti che fanno rallentare, ci sono sicuramente i nuovi lavori di Philippe Parreno, Moving Lamps (2024), che scorrendo su cavi verticali regalano vertigini luminose agli interni che se le possono permettere.
Il nuovo lavoro di Ugo Rondinone, the alphabet of my mothers and fathers (2024) trasforma oggetti del lavoro casalingo e quotidiano in ideali lettere dell’alfabeto familiare che si fanno preziose (dorate) e ordinate in lettere tutte da tradurre.
Tra i corridoi si trova anche un abbagliate omaggio a Gio Ponti fatto da Thomas Demand nella sua serie dei Portraits (Concattedrale Gran Madre di Dio, 2024) dove scegliendo capolavori dell’architettura moderna ne fa dei ritratti per dettagli e frammenti.
Parlando di monumenti (e l’ultimo lavoro di Ponti a Taranto è sicuramente tale) la scoperta più piacevole riguarda l’opera di Jessica Kairé, artista sudamericana che affronta il tema della memoria, del colonialismo e del rapporto sociale che i monumenti del Guatemala rappresentato per la storia di questa nazione molto influenzata dagli Stati Uniti. Una prima forma espressiva vede il ridisegno dei basamenti dei monumenti scelti che diventano effimeri, tessili, morbidi, pieghevoli, in certi termini anche da indossare ma sempre a scala reale.
Infine, ritrovato chissà dove, si scopre un bellissimo lavoro di “arte applicata” di Keith Haring (Untitled - Crib and Dresser Set, 1986) opera abbastanza unica dedicata ai più piccoli, composta da una culla e una cassettiera fasciatoio per neonati.
Unlimited
Passando al padiglione chiamato Unlimited, dove le opere sono così grandi da non poter stare negli stand convenzionali, la selezione della selezione parte addirittura da fuori, dove un mastodontico camion autoarticolato con targa italiana contiene e trasporta un’opera di Emilio Isgrò, La Formica Vagabonda (2024), che partita dalla Sicilia ha percorso lentamente tutta la penisola e attraversato le alpi per parcheggiarsi davanti all’ingresso della fiera di Basilea.
Dentro, tra le grandi opere scultoree che parlano spesso il linguaggio dell’architettura, Alicja Kwade presenta ParaPosition (2023), due telai rettangolari che si intrecciano sinuosi e sostengono due grandi pietre sospese, incastonate, precarie. L'opera, che si attraversa e si abita, offre un punto di sosta e di vista privilegiati su una scultura in bronzo in forma di sedia, proprio sotto un radente masso incastrato.
Dopo aver abbandonato le passerelle ed essersi dedicato, di ritorno, all’arte visiva, Martin Margiela realizza opere che sottolineano continuamente la sua sensibilità ed esperienza, per cui il tema della pelliccia, della pelle, della superficie a contatto con i corpi rimane spesso nelle sue cifre stilistiche. Podium (2024) è una piattaforma metallica minimalista che grazie al suo “surreale” rivestimento abbraccia l’attrazione per gli opposti, subendo una trasformazione intima.
Infine, per queste opere senza fine, una grande area ospita Così Fan Tutte (2015-2023) di Nathalie Du Pasquier, una serie di alte colonne totemiche integrate da piccoli quadri dipinti che determinano un paesaggio policromatico e tridimensionale ispirato dalla celebre opera di Mozart.
Liste
Presso il padiglione della Liste, sezione indipendente della fiera che raccoglie le gallerie emergenti, si trovano sempre nuove scoperte che indagano anche i temi del design contemporaneo in tutte le sue forme.
Vasilis Papageorgiou, con delle sculture a forma di sedia sdraio interpreta il ruolo del tempo libero invitando a una contemplazione paradossale dei sistemi capitalistici di piacere e del loro ruolo nell'esaurimento ciclico delle risorse planetarie.
Martin Otter con The Play (2024) produce un lavoro tanto semplice quanto complesso, dove grandi fogli di legno compensato creano delle sculture-strutture che riempiono lo spazio e orientano gli sguardi come in una vera opera di architettura primaria.
Kaare Ruud invece sorprende con la semplice ma lampante associazione visiva e progettuale tra matite da disegno e tecniche di costruzione in legno, tipo blockbau o balloon frame, con cui costruisce delle Untitled Pencil Sculpture (2024), casette fatte di matite mangiucchiate che ripropongono tipologie tipiche del villaggio sociale.
Swiss Art+Design Awards
Nei padiglioni dedicati agli Swiss Art+Design Awards, che da qualche anno vengono assegnati in occasione di Art Basel, tra le numerose opere disciplinari e accademiche, emerge il premio a Paola De Martin che attraverso la storia del design contemporaneo e un lavoro transdisciplinare, affronta urgenti tematiche di attualità indagando il classismo e le forme di discriminazione culturale.
Tra i progetti esposti uno su tutti domina per dimensione ed originalità. Vincitore del premio lo scorso anno con un progetto che si riferiva agli spazi della fiera stessa, lo studio detritus. di Losanna presenta la realizzazione di Gum Gum (2024), un programma di alloggio temporaneo e parassita per residenza notturna destinato ai giovani artisti che non possono permettersi i prezzi inaccessibili a cui arrivano agli alloggi durante la fiera. Maniglioni enigmatici appaiono sui pannelli bianchi dei divisori espositivi e all'occorrenza si fanno aprire ruotando o sollevandosi per articolare spazi complementari interstiziali che ospitano letti, guardaroba e piani lavoro.
Design Miami.Basel
Ci sarebbe anche una sezione della fiera dedicata solo al design, Design Miami, che però dopo la crisi post covid stenta a risollevarsi, almeno nel senso della ricerca nel design contemporaneo che aveva molto sostenuto e rappresentato negli ultimi venti anni. La presenza della quasi totalità di gallerie parigine, in relazione anche alla nuova apertura dello scorso anno di Design Miami.Paris, fa prevedere in futuro sempre più incerto per la tappa svizzera.
Oltre all’esclusiva esposizione di pezzi di modernariato (e comunque tra questi tanti capolavori del passato), segnaliamo il timido omaggio a Gaetano Pesce con una selezione di oggetti esposti in un angolo dell’atrio di ingresso e la novità più interessante data dalla nuova galleria downtown+, che espone un focus sui contemporanei giapponesi Ishigami e Yoshioka, e dedica uno spazio indipendente ad un progetto speciale: un set di tavoli e sedie disegnati nel 1986 da Bob Wilson per le prime rappresentazioni a New York e Amburgo di Hamletmachine.
Parcours
Uscendo dai padiglioni del complesso fieristico e perdendosi nell’itinerario di Parcours, fatto di opere site-specific realizzate in edifici privati e spazi pubblici della città, si fa una esperienza sempre molto interessante e interattiva con il design specialmente se si parla di allestimento. Quest’anno le opere, che esplorano la trasformazione e la circolazione nei processi di commercio e globalizzazione, si raggruppano intorno al quartiere fieristico e commerciale in cui sono evidenti i segni della crisi immobiliare per cui è possibile cercarle e trovarle tra negozi vuoti e in attività, un hotel, un ristorante, una distilleria e altri spazi quotidiani della città.
Tra queste segnaliamo l’opera di Iris Touliatou che in un piccolo casinò - sala giochi abbandonato, installa gruppi ronzanti di fontanelle da interni che offrono acqua (il titolo è Mothers) ai visitatori creando un cortocircuito tra il valore del denaro che precedentemente scorreva in questo luogo e quello del liquido di cui siamo fatti. Mentre sul lato di una chiesa che si affaccia su un giardino pubblico Eric Hattan (Stilles Leben a quiet life, 2024) esegue un lavoro installativo e performativo, meditativo, fatto con oggetti quotidiani abbandonati che l'artista recupera e ricicla facendo delle sculture continue, aggregandoli, spostandoli, muovendoli, riassemblandoli senza soluzione di continuità. Un bell'omaggio al capolavoro di Fischli & Weiss Equilibres - A Quiet Afternoon.
Basel Social Club
La grande novità e sorpresa dello scorso anno, il Basel Social Club - piattaforma indipendente fatta da un collettivo di artisti, galleristi e curatori con lo scopo di creare spazi sociali per l‘arte, quest’anno prova ripetersi coraggiosamente ma purtroppo con meno successo (complice il meteo autunnale che ha influito sul godimento del contesto della manifestazione), rivoluzionando la formula e collocandosi in pieno campo, in 50 ettari di terreno agricolo, tra le stradine campestri di un quartiere di Basilea campagna.
Questa edizione molto alternativa riunisce artisti locali e internazionali e un programma di spettacoli e performance. Gli interventi sono posizionati nei campi, tra i fienili e tra gli alberi, in risposta all'enfasi ecologica di questi tempi. Il paesaggio, l’agricoltura e gli animali da fattoria sono gli elementi centrali dell'edizione di quest'anno, con gli agricoltori ospiti come partecipanti attivi che spesso guardano con curiosità curatori e curatrici, collezionisti e visitatori internazionali che elegantissimi e in sandali percorrono bucolicamente queste isole artistiche immerse letteralmente nella natura.
Fondation Beyeler
Alla Fondation Beyeler, dove solitamente vengono curate mostre molto tradizionali legate all’arte del passato ma in cui negli ultimi anni si sono notate occasioni eccezionali molto speciali dedicate all’arte contemporanea, va in scena qualcosa che definire “mostra” è riduttivo.
Per la prima volta negli oltre 25 anni di storia dell’istituzione, l'intero museo e il parco circostante sono trasformati in un luogo di presentazione sperimentale dell'arte contemporanea. Con contributi di numerosi artisti, la collaborazione della Luma Foundation e la partecipazione alla curatela di (tra gli altri) Hans Ulrich Obrist, Philippe Parreno e Tino Sehgal, questo “evento” artistico è concepito come un “organismo vivente” che cambia e si trasforma per tutta la sua durata.
Visitando gli spazi sembra di essere (o forse meglio dire si è) in allestimento, nel senso che squadre di operai specializzati in guanti bianchi continuano a spostare le opere, riallestendole continuamente in nuovi gruppi creando associazioni ogni giorno diverse.
Nel centro degli spazi espositivi è anche possibile fare un’esperienza unica grazie all’opera di Carsten Holler Dream Hotel Room 1 (implementata da una collaborazione con Adam Haar), in cui i visitatori possono prenotare una vera e propria camera dove dormire e sognare solitari nel museo.
Il tutto mentre fuori, un’opera di Rirkrit Tiravanija offre cibo e cocktail ai visitatori, e un’altra opera di Fujiko Nakaya avvolge saltuariamente l’intero edificio in una fittissima nuvola bianca fatta di sottilissima nebbia che lo fa scomparire regalando ai visitatori un nuovo inaspettato momento di sospensione. Anche il titolo sembra un’opera, chiamato per l'inaugurazione “Dancing with Daemons” oggi viene segnalata come “Echoes Unbound”. Segnaliamo anche l’originale nuovo cartello di informazioni all’ingresso che individua le varie categorie e i vari costi di accesso.