Era il 12 Gennaio del 1848, a Palermo scoppia una rivoluzione contro il Regno delle Due Sicilie. Un moto popolare esplode, dando inizio così ad un anno di grandi rivoluzioni e rivolte in tutta l’Europa. Il Comitato Generale venne riunito pochi giorni dopo i forti tumulti dichiarando ufficialmente decaduta la monarchia borbonica. Torna la democrazia rappresentativa e la centralità del Parlamento siciliano nel governo del regno.
La Sicilia, patria del barocco, dell’architettura greco-romana, del mito, emblema del mediterraneo, viene narrata da secoli non solo per i fatti storici così importanti da modificare la geografia italiana, ma anche da grandi scrittori, pittori e intellettuali.
“Eccola, dunque, finalmente, ci dicevamo, questa Sicilia, la mèta del nostro viaggio, l’argomento delle nostre discussioni da tanti mesi, eccola tutta intera sotto i nostri piedi. Girando su noi stessi possiamo percorrerla in un istante; ne tocchiamo con gli occhi tutti i punti; quasi nulla ce ne sfugge ed essa è ben lungi dall’occupare l'orizzonte. Noi venivamo dall’Italia: avevamo calpestato la cenere dei più grandi uomini che furono mai esistiti e respirato la polvere dei loro monumenti, eravamo pieni delle grandezze della storia. Ma qualcos’altro ancora parlava, qui, all'immaginazione: tutti gli oggetti che scorgevamo, tutte le idee che venivano ad offrirsi, numerosissime, alla nostra mente, ci riportavano ai tempi primitivi. Toccavamo le prime età del mondo, quelle età di semplicità e di innocenza in cui gli uomini non erano ancora rattristati dal ricordo del passato, né spaventati dall'incertezza dell'avvenire, in cui, contenti della felicità presente e fiduciosi nella sua durata, raccoglievano quel che la terra dava loro senza coltivarla, e, vicini agli déi per la purezza del cuore, ne incontravano ancora ad ogni passo la traccia e vivevano, in un certo senso, in mezzo a loro; è qui che la leggenda ci mostra i primi uomini. È questa la patria delle divinità della mitologia greca. Vicino a questi luoghi, Plutone rapì Proserpina alla madre; in questo bosco che abbiamo appena attraversato, Cerere sospese la sua rapida corsa e, stanca delle sue vane ricerche, si sedette su una roccia e, benché dea, pianse, dicono i Greci, perché era madre. Apollo ha custodito le mandrie in queste valli; questi boschetti che si estendono fin sulla riva del mare hanno risuonato del flauto di Pan; le ninfe si sono smarrite sotto le loro ombre e hanno respirato il loro profumo. Qui Galatea fuggiva Polifemo, e Akis, sul punto di soccombere sotto i colpi del suo rivale, incantava ancora queste rive e vi lasciava il suo nome... In lontananza si scorge il lago d’Ercole e le rocce dei Ciclopi. Terra degli déi e degli eroi!”
Così la descriveva Alexis de Tocqueville.
Camille Corot, M.C. Escher, Auguste Renoir, Francesco Hayez, John Singer Sargent e tanti altri artisti sono stati affascinati da questa regione che assume nel tempo una connotazione quasi mistica.
Artista d’eccellenza, emblema della cultura e dell’arte siciliana è senza dubbio Renato Guttuso. La Sicilia per lui è stata musa ispiratrice, una dea che disegnava per lui le opere, come La Vucciria, un dipinto del 1974.
Lo storico mercato palermitano viene descritto dettagliatamente, le sue bancarelle, le sue stradine strette e ricolme. I visitatori passano al centro dello spazio troppo stretto per via delle bancarelle. Una donna di spalle, vestita di bianco, procede in avanti, di fronte a lei un giovane uomo. Sembrano guardarsi, raggiungersi. I commercianti sono distratti dal fare, impegnati nell’esposizione della loro merce. Il macellaio prepara i quarti di carne come a ricordare l’origine del nome del mercato, dal francese boucherie, ovvero macelleria. Una formaggiaia attende i clienti, mentre il verduriere espone le cassette con gli ortaggi, non manca il pescivendolo che sembra richiamare l’attenzione della donna mostrando parte di un grosso pescespada. Tutto appare ordinato seppur pieno.
Guttuso dipinge diversi angoli della sua isola come Santa Panagia, uno dei quartieri di Siracusa. Architetture dal gusto cubista formano un paesaggio crudo, duro, difficile, dove i colori caldi vanno a netto contrasto con quelli più freddi, quasi a voler raccontare altro che il luogo stesso, ovvero il sentimento di quella terra così bella ma difficile.
Racconta Pippo Rizzo, pittore e scultore italiano “Se il pittore dovrà rappresentare attraverso l'arte lo spirito, l'anima della sua terra, il Guttuso sarà fra questi poiché la Sicilia ha mille volti e mille anime che danno fascino alle cose e agli uomini, e non si dovrà più pensare alla visione esteriore delle coste e dei monti in una data ora del giorno e con una data luce. Bisognerà scendere nell'anima di questa terra contrastante e drammatica per comprenderne tutto il fascino che da essa emana. Ma per svelarne gli intimi segreti occorrerà porsi davanti alla natura con animo fresco e rinnovellato per sentire in pieno le armonie nascoste che possiede questa grande terra spiritica e trascendentale, centro di miti e leggende e che si distacca nettamente dalle altre nello spirito e nella sostanza. Quando si sarà compreso il valore della Sicilia attraverso alcune opere e segni lasciateci nel passato come i ritratti di Antonello e le metope di Selinunte, si comprenderà meglio lo spirito della nuova pittura e scultura siciliana.”
Immagine di apertura: Renato Guttuso, La Vucirria, 1974