Marocco

Il paese nordafricano, recentemente colpito da un terribile terremoto, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento ha stregato tanti artisti, con i suoi colori, le sue architetture e le sue usanze, da Delacroix alla pittrice ucraina Zinaida Serebriakova.

“Dopo una simile catastrofe, la cosa più importante è preservare le vite umane.” Ha dichiarato Éric Falt, direttore regionale dell’Ufficio Unesco per il Maghreb. Numerosi i siti del Patrimonio mondiale dell’Unesco che sono stati gravemente danneggiati dal recente terremoto che venerdì 8 settembre ha colpito il Marocco. Il bilancio delle vittime è salito a quasi 3000 e i danni sono ingenti. Dalla medina di Marrakech alla moschea di Tinmal, considerata una delle architetture più importanti del paese, nessun edificio è rimasto indenne.

Il Marocco, soprattutto tra la fine dell’800 e i primi anni del ‘900, è stato un paese sognato, desiderato e dipinto da numerosi artisti. Un fascino orientaleggiante che stupiva e sorprendeva. Architetture e usanze nuove, diverse da quelle europee, abiti dai colori sgargianti e dai tessuti leggeri, ampi, decorati da ricchi motivi geometrici.

Eugène Delacroix, artista francese più noto per le tematiche di denuncia sociale, nel 1841 dipinge un matrimonio ebraico in Marocco. Un momento di festa, dove le architetture di una tipica abitazione marocchina fungono da escamotage pittorico e prospettico per chiudere le tante e varie figure in movimento. Prevale il rosso, il bianco, il verde, colori che si fondono e costruiscono l’opera quasi come monocroma, evidenziando solo le tinte più neutre.

Le ombre, che cadono dall’alto, accentuano tutti i movimenti delle figure in festa, portando l’attenzione sulla sposa in fondo a sinistra. Lo spettatore viene coinvolto grazie ad altre figure in primo piano ritratte di spalle che partecipano alla scena come soli osservatori. Delacroix sceglie d’inserire proprio al centro dell’opera un gruppo di suonatori, come se la musica potesse amplificarsi da lì. I tappeti, le decorazioni murali, i copricapi, gli strumenti musicali, tutto alla moda mediorientale.

Eugène Delacroix, Matrimonio ebraico in Marocco, 1841, Museo del Louvre, Parigi, Francia

Zinaida Serebriakova, artista ucraina attiva nella prima metà del ‘900, sceglie di ritrarre una strada di Marrakech. Ancora colori tenui, quasi impalpabili, se non fosse per i tratti più definiti e neri che geometrizzato le figure, gli oggetti e le architetture. Un rosa tenue, forse modificato dalla forte luce del sole, si trasformano in azzurro quando incontrano le ombre. Tutto appare calmo, quasi statico, come in posa. Nessuna fatica, nessun rumore, solo delle donne che passeggiano completamente coperte, se non una fessura per gli occhi. Le decorazioni sulle architetture, se pur dai colori sgargianti, come il verde, il blu più intenso e il rosso, fanno quasi fatica ad emergere, il sole è così forte da illuminare e schiarire tutto. Figure che vanno e che vengono tra le strade di una città senza tempo e piena di fascino.

Prosegue Falt “Dobbiamo anche pianificare immediatamente la seconda fase, che prevede la ricostruzione delle scuole e dei beni culturali colpiti dal terremoto”. Una terra ricca di fascino e bellezze colpita al cuore, che ancora nasconde vittime tra le sue macerie. Una terra che presto tornerà a illuminare e sconvolgere i tanti turisti e artisti.

Immagine di apertura: Zinaida Serebriakova, Street in Marrakech, 1932

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