“A causa di un movimento sociale interprofessionale, il museo del Louvre non è in grado di aprire questa mattina. Vi ringraziamo per la vostra comprensione”, si legge in un messaggio pubblicato lo scorso lunedì sul profilo Twitter del più noto museo di Parigi.
In Francia infatti continuano scioperi e proteste contro la riforma del presidente Emmanuel Macron che prevede l’innalzamento dell’età pensionistica da 62 a 64 anni.
“La Gioconda è in sciopero” scrive invece sui social il sindacato CGT della Biblioteca Nazionale di Francia.
Forse l’opera d’arte più famosa al mondo, simbolo del Louvre e sunto della pittura leonardesca, diventa oggi manifesto del popolo francese. Anche la Monna Lisa sciopera.
Un’opera emblematica che ha sempre suscitato interesse, attrazione, ma soprattutto curiosità. Parlare della Gioconda sembra quasi troppo scontato. Su quest’opera è stato detto di tutto, forse anche troppo. Probabilmente l’autoritratto del grande genio toscano nelle vesti di una donna? Perchè quel sorriso quasi beffardo? Il suo sguardo, le sue mani. E dove siede la Monna Lisa? Su di un trespolo conosciuto come modello di sedia a pozzetto?
Walter Horatio Pater, saggista e fondatore del movimento estetico del XIX secolo afferma che “il dipinto raffigura una figura sospesa in un incessante scambio tra il qui e ora e qualche regno ultraterreno che si trova oltre”. Quanti i misteri rintracciati in quest’opera. Quanti? Ma è davvero la Monna Lisa il capolavoro di Leonardo?
Sempre nell’ala Denon, ma nella sala che precede il ritratto di Lisa Gherardini del Giocondo, detto La Gioconda, ovvero nella sala 710, è conservata al Louvre un’altra opera straordinaria di Leonardo: La Vergine delle Rocce.
Grandi antri si aprono alle spalle dei tre soggetti dai quali s’intravedono cime che sfumano nella foschia. Leonardo sceglie di ambientare l’opera in un paesaggio lombardo ben riconoscibile: la grotta di San Giovanni Battista di Laorca, proprio sopra Lecco. In quegli anni infatti il genio toscano era alla corte di Ludovico il Moro, alla fine del XV secolo.
La scena mostra un paesaggio roccioso caratterizzato da fiori e piante, in una prospettiva aerea resa attraverso la tecnica dello sfumato. Un leggero graduarsi dei toni d’ombra rendono i personaggi partecipi di un’atmosfera cromatica e chiaroscurale.
In lontananza un corso d’acqua, al centro Maria con il Bambino e San Giovannino, dove speroni rocciosi e gruppi di rocce irte incorniciano la scena. Si riconoscono le guglie della Val Di Calolden e della Grigna e poi ancora il Sasso Cavallo e il Sasso Carbonari.
Un’opera di straordinaria testimonianza storico/geografica ma che sopratutto esplicita l’eccezionale tecnica artistica del genio toscano.
Scriveva lo stesso Leonardo nel suo trattato sulla pittura (1490-1529): “Se il pittore vuole vedere delle bellezze capaci d’ispirargli amore, ha facoltà di crearle, e se vuole vedere cose mostruose che fanno paura, o buffe per far ridere, oppure degne di pietà, è il loro dio e maestro. Se vuole creare paesaggi, deserti, luoghi ombreggiati e freschi durante le stagioni clade, le rappresenta; così come i luoghi caldi d’inverno. Se vuole valli, se vuole alte cime di montagne che scoprono ampie distese e se vuole poi vedere l’orizzonte e il mare, ne ha potere”. Ancora un altro messaggio sibillino è quello di Leonardo?
Era il 31 Marzo, come oggi, ma del 1889, ed anche allora le strade di Parigi erano gremite. Tutti attendevano però l’inaugurazione del più alto edificio al mondo: la Tour Eiffel. Un altro simbolo di Parigi, e della Francia intera, la torre più famosa al mondo che dopo due anni, due mesi e cinque giorni, finalmente svettava sulla Ville Lumiere, proprio a pochi passi dal Louvre passando per Quai d’Orsay.
La Francia è in sciopero e così l’arte.
Immagine di apertura: La Gioconda, Leonardo da Vinci, 1503-1506 circa, Museo del Louvre, Parigi. Foto da wikimedia commons (crop)