“Sia qui, sia là (in Sicilia) gli strati delle culture orientali e occidentali si sono sovrapposti l’uno sull’altro formando un’aura specifica. Solo che qui le tracce di queste culture sono scomparse dalla faccia della terra, spazzate via dai cataclismi della storia, mentre in Sicilia coesistono insieme, basta allungare un braccio: circondando il viaggiatore da ogni parte.”
La pittura ucraina
Le opere di artisti come Marie Bashkirtseff e Ivan Rutkovych raccontano molto della cultura dell’Ucraina, da sempre punto d’incontro di culture diverse, un paese in bilico tra influenze europee e russe, e oggi devastato dalla guerra.
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- Valentina Petrucci
- 08 aprile 2022
Jarosław Iwaszkiewicz, scrittore polacco del XX secolo, definisce l’Ucraina ‘una Sicilia mancata’ poiché vede nella sua mescolanza bizantina, araba, normanna, romana, greca, i perduti Kresy (confini) della sua infanzia e giovinezza in una terra di frontiera, l’Ucraina appunto, dove s’incontravano varie culture, quella polacca, russa, ebraica e tedesca, che rappresentano, ancora oggi, una complessa commistione etnoculturale, risultato di processi secolari destinati ad essere spazzati via già a partire dalla Rivoluzione Russa.
Oggi viviamo una nuova guerra, dove le antiche rivoluzioni giocano ancora la loro parte. La politica, l'economia, la geografia di oggi e non di meno l’arte del passato, ci spiegano perfettamente il punto di vista di Iwaszkiewicz e ripercorrerne la storia può essere d’aiuto a comprende questa nazione ancora una volta ferita.
Marie Bashkirtseff nasce a Gavroncy nel 1858, studiò pittura a Parigi e viaggiò in tutta Europa. Durante il suo soggiorno francese intrattenne rapporti con Guy de Maupassant, il che la rese partecipe dei salotti Parigini e in qualche modo protagonista di quel fervido periodo artistico. Nelle sue opere l’influenza Europea è di grande rilevanza. Si racconta e ci racconta della vita in Europa, soprattutto nei suoi autoritratti, ma in altri dipinti le sue origini escono fuori prepotentemente.
L’ombrello, un dipinto del 1883, riporta la narrazione alle sue origini. Una bambina bionda, occhi chiari quasi ghiaccio, sorregge un ombrello nero. La scena è semplice, poco dettagliata. Il paesaggio alle sue spalle è completamente spoglio, povero, arido e il cappotto che indossa è fuori misura, troppo grande per lei, probabilmente passato di mano in mano e a lei donato, le toppe sui gomiti confermano questa ipotesi. Lo sguardo è audace, coraggioso, di chi è ben consapevole di una vita diversa, più dura, dove le temperature rigide di quei luoghi sottolineano lo sforzo.
Il dipinto si discosta in maniera netta da tutta la sua produzione, se pur esigua, abbandonando merletti e cappelli che descrivono sia i suoi autoritratti che le opere che raffigurano altri soggetti, soprattutto donne, tornando così alla sua terra, all’Ucraina.
La cultura russa, perchè nella storia dell’arte così viene definita, trova fama soprattutto nei suoi fondi oro, nelle sue icone e negli strepitosi mosaici che decorano le chiese. Ivan Rutkovych, artista ucraino del XVII secolo, fonda tutto il suo lavoro sulla tradizione d’ispirazione russa, ovvero le icone. Considerato uno dei fondatori della scuola iconografica di Zhovkva, combina la traduzione ucraino-bizantina con le influenze europee più laiche e realistiche.
Mentre in Europa il barocco esplodeva, in Ucraina Rutkovych sembrava non sentirne per nulla il peso. La sua Dormitio Virginis (1697-1699) riassume perfettamente lo stile. Le preziose aureole d’oro vengono scandite da rossi porpora e le architetture sostengono la scena. La vergine al centro interrompe il ritmo verticale riportando l’attenzione al Cristo che viene descritto come un uomo ritratto delle fattezze fisiche quasi innaturali, la figura infatti è la più imponente nell’opera. L’oro è l’altro soggetto della scena, inserito con l’unico intento di schiacciare il fedele, di farlo sentire inferiore alla maestosità morale dei soggetti ritratti.
In Europa Caravaggio era già scomparso da quasi un secolo e lo stravolgimento delle forme e dei soggetti aveva cambiato i dettami artistici. I corpi maestosi avevano lasciato posto a figure più umane, semplici, personaggi del popolo che incarnavano i santi, la Madonna, il Cristo, ma Rutkovych non ne voleva sapere di questo cambio di rotta, rimanendo così fedele a quella tradizione che non era null’altro che una commistione di stili e culture di cui però rimaneva un unicum. Molte delle opere di questo straordinario artista erano conservate all’interno del Museo di Leopoli, oggi tratte in salvo in un bunker segreto.
Una poetica, quella della pittura ucraina, che diventa un contributo alla storia di questa terra, cronaca di una comunità transnazionale e multiculturale, tanto europea quanto russa.