Ha saputo mescolare arte, moda, musica, architettura, design, cimentandosi in imprese assurde, campagne pubblicitarie in cui il solo fine, la sola ricerca, era finalizzata a ricercare stupore, sorpresa, meraviglia. Fusioni inaspettate e racconti di mondi e tempi lontani si fondevano grazie alla sua geniale visione. Un artista poliedrico, un designer, un imprenditore: Virgil Abloh.
Scomparso prematuramente lo scorso 28 Novembre, Abloh si è mostrato al grande pubblico come un contemporaneo mecenate dell’arte, un mecenate dell’idea del bello. Sapeva fondere con elegante maestria contemporanea, in uno street style sapiente e colto, arte e moda, arte e architettura, design e comunicazione.
Nel 2020, in occasione della mostra su Leonardo da Vinci, allestita al Museo del Louvre per i 500 anni dalla morte dell’artista, Abloh sceglie di esporre, assieme alle opere del genio toscano, anche i capi della Capsule Collection da lui ideata e ispirata alle grandi opere del maestro. L’idea è assolutamente geniale, Off-White, il marchio di moda da lui fondato, uno dei più amati e desiderati, soprattutto dai Millennial, si fa ideatore e artefice di un sistema culturale che va oltre il capo d’abbigliamento. Non un soggetto che sfrutta l’oggetto ma un sistema attivo d’interscambio dove l’arte si fa messaggera di moda e viceversa.
“Sono stato affascinato da Da Vinci fin dall’inizio, a partire da una lezione d’arte seguita durante il mio ultimo anno all’università del Wisconsin. Ero interessatissimo non solo alle sue opere d’arte ma anche all’influenza che ha avuto in molte discipline, tra cui scienza, ingegneria, architettura. Per me simboleggia tutto ciò che è stato il periodo del Rinascimento” ha commentato così Virgil Abloh in un comunicato stampa pubblicato dal Louvre proprio in quell’occasione.
La Vergine delle rocce e Sant’Anna, La Vergine e il Bambino con l’agnellino, insieme ad altri disegni di Leonardo che descrivono il corpo umano, sono stati i soggetti scelti da Abloh, ovvero quelli stilisticamente più rappresentativi, più colti, più enigmatici, lasciando da parte la Gioconda anche perchè già utilizzata in una collezione primavera-estate del 2018. Colto, sapiente, raffinato, sceglieva di raggiungere un nuovo pubblico con il fine d’avvicinare all’arte, oltre che vendere.
“Voglio unire questi due mondi apparentemente diversi, la moda e l’arte. Per me è importante dimostrare che qualsiasi luogo, indipendentemente da quanto appaia esclusivo, è in realtà accessibile a tutti e che si può essere interessati ad esprimersi attraverso più di una sola disciplina. Penso che Lonardo Da Vinci sia stato forse il primo artista a sposare questo principio e ora ci sto provando anche io” aveva aggiunto Abloh nello stesso comunicato prima citato.
Fusione quindi, interdisciplinarità. Sempre su questi principi sviluppa anche la collezione uomo autunno/inverno 2021-2022 per Louis Vuitton. Pezzi iconici che raccontano architetture straordinarie attraverso forme e dimensioni adattate all’abbigliamento. Una collezione ispirata al viaggio con citazioni e rimandi al saggio di James Baldwin del 1953 “Stranger in the Village”. Abloh presenta in passerella figure stereotipate come l’artista, il venditore, il vagabondo, l’architetto e le reinterpreta attraverso nuove forme, chiare solo nei dettagli più evidenti.
Per citare un grande amante dell’arte, uno scrittore e un grande viaggiatore, Johann Wolfgang von Goethe, “Nell’arte e nella poesia, la personalità è tutto.” Virgil Abloh ne avrebbe avuta ancora da mostrare, e non solo sulle sue passerelle.
Immagine in apertura: Off-White c/o Virgil Abloh & the Musée du Louvre. Courtesy Off-White