Nel 1871 la Chiesa Cattolica proclama San Giuseppe protettore ed emblema dei padri di famiglia. Festeggiato il 19 di Marzo, già prima di essere proclamato santo, viene istituita proprio in suo onore la festa del papà.
La storia dell’arte ha dedicato alla figura paterna molte opere che, attraversano tematiche religiose, mitologiche o semplicemente reali, hanno argomentato il legame tra padre e figlio. Rembrandt Harmenszoon van Rijn, meglio noto con il solo nome di battesimo, in uno dei suoi più noti capolavori si lascia ispirare dalla parabola del ritorno del figliol prodigo, narrata nel Vangelo secondo Luca 15, 11-32. La parabola, nota anche come il padre misericordioso, racconta di un figlio, che dopo aver sperperato le sue ricchezze, torna a casa dal padre chiedendo perdono e accoglienza. L’artista, con estrema semplicità e oggettività, descrive il figlio con abiti logori, in ginocchio davanti al padre di cui ha sperperato i denari.
Il gesto amorevole dell’uomo racconta tutto. Da lì si dischiude il sentimento, da lì parte il nuovo racconto. Di spalle, con la testa girata verso destra in cerca di conforto e perdono, il ragazzo viene inserito all’altezza di un possibile grembo, nel quale si riconosce essendo rappresentato dall’artista olandese quasi calvo, come se fosse un bimbo appena nato. L’immagine si amplifica e prende significato nelle mani del padre: diverse, difformi, fulcro di tutta la composizione. La mano di sinistra appare più piccola, più femminile e delicata mentre quella di destra è più robusta, maschile e vecchia, una metafora che racconta la grandezza divina in cui Dio è padre di tutto, convivendo in lui maternità e paternità. Il pittore aveva già affrontato, nel periodo giovanile, il medesimo soggetto identificandosi spavaldamente nel figlio lussureggiante che sperpera i beni del padre, mentre la tela in questione è di tarda produzione. Ritrovata infatti nell’appartamento del pittore, scomparso in condizioni d’indigenza, probabilmente fu realizzata senza avere un committente specifico al di fuori di sé stesso, quasi come una sorta di riflessione che arriva in un momento di profonda solitudine dopo una vita di grandi successi.
“Carissimo padre, di recente mi hai domandato perché mai sostengo di avere paura di te. Come al solito, non ho saputo risponderti niente, in parte proprio per la paura che ho di te, in parte perché questa paura si fonda su una quantità tale di dettagli che parlando non saprei coordinarli neppure passabilmente. E se anche tento di risponderti per iscritto, il mio tentativo sarà necessariamente assai incompleto, sia perché anche nello scrivere mi sono d'ostacolo la paura che ho di te e le sue conseguenze, sia perché la vastità del materiale supera di gran lunga la mia memoria e il mio intelletto.” Franz Kafka, nella sua Lettera al padre, descrive una diversa e possibile sfumatura di un rapporto non sempre semplice o accogliente e lo stesso fa Mary Cassat, pittrice statunitense a cavallo tra il XIX e XX secolo. Nel dipinto che ritrae suo fratello Alexander, allora Presidente della Pennsylvania Railroad, insieme a suo figlio.
Robert Kelso Cassat, la pittrice ci racconta di un rapporto complicato, quasi inesistente, ritrae infatti l’uomo seduto su di una poltrona, decorata con un tessuto floreale, una seduta singola. L’uomo legge concentrato un giornale, il figlio invece è seduto accanto a lui, su di un bracciolo, un po’ in imbarazzo, forse per la richiesta, ai fini del dipinto, di abbracciare il padre, di sedersi accanto a lui in una posa affettuosa. L’espressione del fanciullo non nasconde il disagio: un braccio attorno al collo del padre mentre l’altro adagiato sulla sua stessa gamba, lo sguardo perso che non sa dove debba essere indirizzato, cosa fare o dire, di certo non complice o interessato da ciò che fa il padre. Due figure in nero che attraverso l’arredamento cercano colore, calore e quotidianità che dalle loro pose risulta chiaramente assente. Vicini ma lontani, un padre che probabilmente era più padrone, per il ruolo che aveva e per gli anni che viveva.
Due diversi racconti che sintetizzano, a grandi linee, una stessa figura con emozioni e ruoli diversi. Un padre che è emozione e un padre distante, un padre che è anche madre e uno che è signore, ma comunque Padre.
Immagine di apertura: Mary Stevenson Cassatt, Ritratto di Alexander J. Cassatt e suo figlio, Robert Kelso Cassatt, 1885