Il Washington Post, qualche anno fa, ha evidenziato che il blu è il colore preferito dalla maggior parte degli uomini e delle donne. Internet è fatto di blu: Facebook, Twitter, LinkedIn, il logo di Domus, probabilmente non è scelta coordinata, ma casuale.
In pittura il blu è il più maestoso dei nuovi pigmenti: sì, nuovo, infatti non abbiamo traccia di questo colore nelle pitture rupestri, non viene nominato nella Bibbia né lo cita Omero nell’Iliade e nell’Odissea, mentre indica il bianco, il nero, più raramente il rosso, il giallo e il verde, addirittura il mare viene descritto “scuro come il vino”.
Ottenuto dal lapislazzuli, attraverso un procedimento laborioso, diventò un pigmento molto costoso e quindi oltremodo apprezzato. Nel 1464 Filarete, nel suo Trattato di architettura, scrisse: “Il blu più bello è ricavato da una pietra e proviene da terre al di là dei mari, ed è per ciò detto oltremare”. Non solo dal lapislazzuli arriva il blu, ma un blu meno caro, ma tutt’altro che economico, era ricavato dall’azzurrite, molto utilizzato dagli artisti occidentali, poiché di depositi se ne trovavano anche in Francia, Spagna e Germania, Dürer si affidava infatti all’azzurrite per preparare il blu. Ma cos’ha di speciale questo colore per aver da sempre così tanto affascinato? Secondo Vassily Kandinsky “Nell’azzurro si trova la potenza del significato profondo… è il tipico colore del cielo, la sensazione fondamentale che crea è di riposo.” Picasso invece fa coincidere nel suo “periodo blu” gli anni di miseria a Parigi e il colore diventa sentimento: “Cominciai a dipingere in blu quando riconobbi che Casagemas era morto”, diede il via infatti alla sua produzione monocromatica proprio con il dipinto che ritrae l’amico nella sua bara, ma ancor prima del blu contemporaneo c’è quello esuberante di Tiziano, come possiamo vedere in Bacco e Arianna o nell’onnipotenza della veste azzurra della Vergine in migliaia di dipinti come in quelli del Sassoferrato, o del fiammingo Rogier van der Weyden.
Il blu, era simbolo, sostanza, usare il blu non significava soltanto fare sfoggio di ricchezza, ma specialmente nelle opere medievali, serviva a conferire virtù al dipinto. L’uso dell’oltremare poteva essere stabilito nel contratto per far risaltare la devozione e i meriti del committente e comunicare, allo stesso tempo, la debita riverenza. Possiamo riscontrare, ad esempio, che nel contratto per la Madonna delle Arpie (1515) di Andrea del Sarto, si richiedeva che la veste della Vergine fosse resa con il blu oltremare “di almeno cinque fiorini grossi l’oncia”. Una convenzione, quella della veste azzurra della madre del Cristo, che durò anche dopo il Rinascimento, per un motivo affatto profano, pur avendo la critica d’arte parere discordante, secondo la quale la scelta dell’azzurro ricade, nelle opere che vedono ritratta la Vergine, per ragioni simboliche: il colore celestiale, spirituale, che denota umiltà e altre e virtù.
“Una mattina, siccome uno di noi era senza nero, si servì del blu: era nato l’impressionismo” dalle parole di Pierre-Auguste Renoir notiamo come questo colore continua a predominare la storia dell’arte sopratutto per un gruppo di artisti che dipingevano esclusivamente En Plein Air. Il cielo, l’acqua, la natura tutta si serve del blu e l’artista tenta di assaporane il gusto e la consistenza riproducendo dal vero. Il colore venne usato in maniera rivoluzionaria, le tinte venivano accostate senza prima essere mescolate, grazie anche all’invenzione dei tubetti, molto più semplici, rapidi e sopratutto economici.
Il blu nel Novecento diventa simbolo di un riconoscimento sessuale, diventa il colore che generalmente indica il maschio, mentre alla donna viene accostato il rosa. Nell’antichità era completamento diverso. Il rosso era il colore dell’uomo, acceso e battagliero, ricordava il colore del sangue, mentre alle donne, probabilmente per la storia del manto della Vergine, era dedicato il blu. L’operazione di divisione dei colori nasce nei primi anni cinquanta in America, sostanzialmente per ragioni di marketing, dividendo infatti i sessi in colore si vendevano con maggior facilità vestiti e giocattoli.
Blu, il sangue blu. Torniamo ancora una volta ad utilizzare questo colore dandogli metafora di ricchezza, anche se in realtà quest’espressione nasce per motivi completamente diversi. Il modo di dire deriva dallo spagnolo sangre azul, dalla pelle candida dei nobili, che non lavoravano al sole, mostrava le vene sotto pelle, che come ben sappiamo hanno una colorazione blu. Un colore ricco quindi, che dalla storia arriva a noi nella sua eleganza, con tutto il suo mistero e il suo essere seducente.
“L’azzurro. Questo colore esercita sull’occhio un’azione singolare, quasi inesprimibile (…) Esso è, nell’aspetto, una contraddizione composta di eccitazione e pace” Johann Wolgang von Goethe.