Dal finestrino di un treno regionale il paesaggio cambia velocemente per accompagnare il mio sguardo fino al verde della Valdichiana. Cortona, dove sono diretta per il festival internazionale di fotografia “Cortona On The Move”, è costruita in posizione strategica su un colle alto più di 600 metri. La “città cinta dalle mura”, come rivela l’origine stessa del nome, gode di una vista particolarmente bella sulla campagna aretina. Tanto che ci sarebbe da tirar fuori il cavalletto con i colori, e iniziare a dipingerla.
Tra il centro storico e la Fortezza Medicea del Girifalco sono dislocate decine di mostre che diventano storie e spazi di riflessione. Fino al 30 settembre 2018, “Cortona On The Move” racconta il dinamismo della fotografia contemporanea con i migliori narratori visivi. “Una delle peculiarità del festival è la cittadina stessa con i suoi palazzi, e il modo in cui le mostre e gli spazi si sposano tra loro. Cortona è un palcoscenico architettonico e naturale per l’arte e il nostro lavoro è armonizzare i contenuti con i contenitori. La Fortezza di Girifalco, L’Ex Magazzino delle Carni, la nuova location di Palazzo Capannelli ci permettono di giocare con l’atmosfera del luogo e le linee geometriche antiche e moderne che caratterizzano le strutture”, commenta Arianna Rinaldo, direttrice artistica dell’evento.
Parte integrante e significativa del festival è “Arena – Video and Beyond sponsored by Canon Cinema Eos”, una nuova sezione che espone video sperimentali, installazioni e opere transmediali, in un excursus tra fotografia, film e tecnologia. “Lo spazio Arena è prima di tutto il piano nobile di un palazzo tipicamente toscano, quindi pieno di carattere, ricco di rimandi alla storia e di incongruenze dovute agli interventi che si sono susseguiti nel tempo”, spiega Emanuele Svetti, architetto e curatore dell’allestimento. “Organizzare uno spazio espositivo in un luogo del genere è un atto che mira a modulare le forme ambientali affinché le attività, i sentimenti e le emozioni possano trovare una loro adeguata espressione al loro interno; ci è sembrato logico pensare che il dialogo esistente tra le diverse stanze dell’immobile guidasse naturalmente il visitatore in un percorso fatto di emotività ed interazione.
Aggiungiamo a questo il fatto che qui abbiamo dovuto ragionare partendo per sottrazione di forme, di percorsi, ma soprattutto di luce, creando uno spazio generato dalle ombre, con tutto quel pathos architettonico così teatrale. La dicotomia tra volumi costruiti e spazi vuoti detta le relazioni spaziali e funzionali, controllando i tracciati visivi, che generano attese, interpretazioni e quindi anche possibili emozioni. Ed è questo che ci ha guidati verso l’idea che la miglior celebrazione per i contenuti selezionati dalla curatrice Liza Faktor di ScreenProjects, fosse quella di mettere al centro di tutto il visitatore, oltre le forme, valorizzando la percezione dello spazio e l’interazione tra video installazioni e ambiente, riportando allestimento e percorsi ad una rigida esposizione museale, fatta di setti, di permeabilità e di libertà di movimento; non c’è una logica con cui il visitatore può fruire lo spazio, sarà il cuore, come saranno le emozioni che la mente umana può suscitare in esso, a guidare ogni individuo nel susseguirsi di spazi scarni, rispettosi, quindi naturalmente pieni di cultura”. Quest’anno i protagonisti sono prevalentemente gli occhi delle donne, interpreti limpidi e testimoni di esperienze uniche: fotogiornaliste, artiste, documentariste raccontano pagine che sono già storia, scritte con un inchiostro indelebile.
Tra queste, Revising History di Jennifer Greenburg è uno studio sulla natura dell’immagine vernacolare e il suo ruolo nella creazione di allegorie e stereotipi culturali. Per realizzare Fallout, invece, la fotografa documentarista singaporiana Sim Chi Yin, è stata incaricata dal Nobel Peace Prize Center di percorrere 6.000 km lungo il confine tra Cina e Corea del Nord e raccontare il controverso rapporto degli uomini in relazione alle armi nucleari. Le Bug Out Bag, di Allison Stewart, è il kit per sopravvivere 72 ore, tempo necessario per prepararsi alle catastrofi, ossessione manifesta dell’americano tipo nel XXI secolo. La personalizzazione di ogni BOB diventa così un ritratto curioso in tutta la sua profonda inquietudine, in Bug Out Bag: The Commodification of American Fear. Il capitolo oscuro di Guantanamo è il protagonista del lavoro Welcome to Camp America: Inside Guantánamo Bay di Debi Cornwall. La fotografa statunitense ha seguito la vita dei prigionieri prima, durante la permanenza nel campo, e dopo, una volta rilasciati.
Infine, Massimo Vitali, con il suo progetto Valdichiana Outlet Village, racconta ambiente e interazione del pubblico, in questo luogo dove quotidianamente si ricreano sempre nuove forme di socialità.
- Titolo del festival:
- Cortona On The Move
- Date di apertura:
- 12 luglio – 30 settembre 2018
- Direttrice artistica:
- Arianna Rinaldo
- Sede:
- varie sedi nella città di Cortona