Quale è il rapporto con lo spazio del Palais de Tokyo e come si inserisce il festival nel suo contesto e nella programmazione generale?
Il principio del Festival è un principio d’invasione degli spazi.... La performance corrisponde all’aspetto turbolento del Palais de Tokyo. È terreno di espressione ma anche di autoesperienza, e quindi uno strumento per esplorare i limiti del possibile del corpo e della relazione sociale. Oggi, ciò che è veramente importante per il Palais è l'aspetto sperimentale della performance: “Do Disturb” mette in risalto la multidisciplinarietà e tutte le forme di neosemia dell’arte vivente.
Do Disturb: la performance invade il Palais de Tokyo
Vittoria Matarrese curatrice della programmazione culturale e dei progetti speciali del Palais de Tokyo di Parigi, ci racconta del Festival per le arti performative da lei creato: “Do Disturb”.
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- Jacopo Miliani
- 03 maggio 2018
- Parigi
L’imperativo Do Disturb sembra trovare all’interno della pratica performativa un ruolo antagonista rispetto una visione decorativa dell’arte. Cosa ne pensi di questa affermazione?
Me lo auguro! Non sarò mai favorevole a una visione decorativa dell’arte! “Do Disturb” per me significa far cambiare il punto di vista, poter guardare le cose da più punti di osservazione, evitando una visione univoca della performance.
Con quali realtà collaborerà l’edizione del festival del 2018?
Dopo aver collaborato alla prima edizione con importanti istituzioni come MoMA PS1, Tate Modern e Matadero Madrid e in seguito con i dipartimenti di ricerca di scuole d'arte e design in Francia e in Europa, DO DISTURB ha collaborato nel 2017 con festival internazionali, come il TBA Portland o Dias da Dança in Portogallo. Quest’anno l’idea è quella di un viaggio attraverso i centri artistici del mondo, nuovi o confermati, al fine di stabilire una nuova geografia delle dinamiche della performance, dello spettacolo dal vivo, dell’ibridazione e delle pratiche originali e emergenti. Abbiamo quindi invitato questi luoghi a presentare dei progetti per il Palais de Tokyo. Quest’anno “Do Disturb” prenderà la temperatura della performance e della sperimentazione in città come Città del Capo con la A4 Arts Foundation, Los Angeles con il Human Resources Art Center, Londra con la Hayward Gallery e la Vinyl Factory e San Paolo con la Galeria Vermelho.
Ci puoi raccontare di alcune performance di “Do Disturb 2018”?
Parallelamente a questo invito a partner istituzionali, il programma del Festival annovera molti artisti, come: la messicana Pia Camil, le cui opere sono state recentemente esposte al New Museum di New York; la saudiana Fatima Al-Banawi che raccoglie e trasforma le storie di vita dei residenti di Jedda; la francese Louise Siffert, che affronta l'aumento della violenza nel mondo economico attraverso una fittizia compagnia di coaching; la britannica Jamila Johnson Small che studia i micro-movimenti del corpo o ancora la coreo-canadese Zadie Xa che trasforma i linguaggi tradizionali asiatici in una visione pop e contemporanea.
Come si muove il pubblico e che ruolo ha all’interno di un festival di performance? Ci puoi raccontare di alcuni feedback che ti hanno sorpreso?
Rispetto ai feedback, i più sorprendenti sono sempre quelli in cui il pubblico venuto per un progetto in particolare si lascia sorprendere da progetti che non sarebbe mai andato a vedere. L'idea è di rendere unica l’esperienza di ogni spettatore e le performance sono anche costruite come una traiettoria in cui il pubblico partecipa attivamente. Il pubblico è libero di muoversi secondo i suoi desideri e i suoi interessi perché “Do Distur” offre contemporaneamente un gran numero di interventi in diverse aree del Palais. Un percorso all’interno del centro d’arte che offre tante possibilità e tante emozioni diverse, dove la sincronia dei progetti, che può sembrare un principio cacofonico, è in realtà un grande vantaggio per l’apertura generale verso tante tipologie di progetti.
- Do Disturb Festival
- Vittoria Matarrese
- 6–8 aprile 2018
- Palais de Tokyo, Parigi