Alla fine della proiezione, quando ancora scorrono i titoli di coda, una ragazza del pubblico si giustifica con il fidanzato: “Nel trailer c’è lei che si butta dalla macchina, sembrava divertente, scusa”. Scendendo le scale per uscire dal cinema, un’altra ragazza dice all’amica: “Forse non sapevano come farlo finire e l’hanno troncato lì”. Un ragazzo ad alta voce si chiede: “Che cavolo di film è?”
Lady Bird: il film rivelazione di Greta Gerwig
La provincia californiana evocata e mai mostrata nella pellicola indipendente vincitrice di due Golden Globe e candidata a tre premi Oscar.
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- Gabriele Scotti
- 20 marzo 2018
Lady Bird, pellicola indipendente americana, è uno dei film più acclamati dell’anno. Greta Gerwig, attrice e sceneggiatrice della scena newyorkese, è qui alla sua prima prova da regista. Raro caso di donna candidata agli Oscar per la miglior regia, Gerwig scrive e dirige un film su un’adolescente in transizione verso l’età adulta. Christine, questo il nome della protagonista (Saoirse Ronan, Golden Globe come miglior attrice in una commedia e candidata all’Oscar), è animata da un’ambizione ingenua, ma decisa, in nome della quale è disposta a voltare le spalle alla migliore amica per averne una nuova, più bella e più agiata, e a mentire sul proprio domicilio. Christine vuole frequentare un’università prestigiosa e soprattutto lontana da casa, nonostante capacità personali non eccelse, e obbliga tutti a chiamarla Lady Bird, determinata a librarsi in volo nonostante tutto.
Il luogo da cui spiccare il volo o meglio scappare è Sacramento, capitale della California, città ignota ai più e luogo natale dell’autrice. Gerwig, pur non realizzando un film strettamente autobiografico, ha attinto a piene mani dalla propria vita e ha cominciato a farlo proprio da lì, da Sacramento. L’affetto della Gerwig per la città è palpabile, inversamente proporzionale all’insofferenza che suscita nella protagonista della storia. Stupisce allora il numero di vedute dedicate alla città: zero.
La città è presente nei discorsi dei personaggi, nei temi di scuola di Christine, sulle sue magliette. Eppure non si vede mai. Non ci sono establishing shot, inquadrature totali di ambiente per contestualizzare una sequenza o una scena, e il film rimane incollato agli attori, alle loro mezze figure, ai loro primi piani. Solo a un’ora e un quarto dall’inizio si ravvisa una prima inquadratura in cui la città è identificabile con il suo Tower Bridge in stile Streamline Moderno degli anni Trenta.
C’è un senso d’intimità in questa provincia evocata e poco mostrata, il piacere di narrare vite piccole, lontane dalle grandi città che vanno veloce, con il tempo di sondarne pulsioni, desideri e frustrazioni. C’è qualcosa di prezioso, che trova un parallelo in un altro successo di questa stagione cinematografica, l’italiano Call Me by Your Name di Luca Guadagnino Oscar come miglior sceneggiatura e ambientato a Crema.
La macchina da presa è fissa, i movimenti di macchina si contano sulle dita di una mano, limitati a panoramiche e a minimi carrelli a stringere sui primi piani dei personaggi. Viene in mente un’altra autrice americana, Sofia Coppola con le sue impeccabili inquadrature fisse. Con una differenza: mentre in Coppola c’è un’evidente ricerca estetica (Maria Antonietta, Bling Ring, L’Inganno) in film dai testi cesellati eppure scarni (si dice che la sceneggiatura di Lost in Translation fosse di appena 60 pagine), in Gerwig c’è il netto predominio del dialogo (la prima versione della sceneggiatura contava 300 pagine poi ridotte a 120) e l’immagine, nella sua semplicità, lo veicola secondo il principio espresso da Pedro Almodovar per cui la commedia non richiede e non vuole complicati movimenti di macchina.
Di Lady Bird restano però impressi alcuni momenti. L’inquadratura iniziale in pianta su Christine e sua madre sdraiate sul letto una di fronte all’altra, a dichiarare dal primo secondo che il tema portante del film è il rapporto madre-figlia. La sequenza in cui le due, in un momento di riappacificazione, si danno al loro hobby preferito: visitare grandi ville in vendita. Ma anche Christine che attende il padre, licenziato e depresso, fuori da un fallimentare colloquio di lavoro, come da ritratto di famiglia disfunzionale che è uno dei cardini di riuscitissime commedie indipendenti americane degli anni Duemila come I Tenenbaum e Little Miss Sunshine. “Che cavolo di film è” dunque Lady Bird? È un film delicato, dall’ironia sottile, sulle piccole cose di una vita giovane e inquieta, ma nei ranghi, in una provincia tranquilla che si cela allo sguardo e che però è la condizione stessa della storia. Come a ricordare che, come ha scritto Antoine de Saint-Exupéry, l’essenziale è invisibile agli occhi.
- Lady Bird
- Greta Gerwig
- Jon Brion
- Scott Rudin Productions, Management 360, IAC Films
- 2017