Tokyo è una delle metropoli dove è facile vedere trend e dinamiche evolversi rapidamente, in costante mutazione. Per questo, abbiamo selezionato cinque mostre e spazi imperdibili da visitare nei prossimi mesi: arte, fotografia, videoinstallazioni e riflessioni antropologiche sul concetto di creatività accompagnano il visitatore alla scoperta di aree assai diverse di Tokyo, dove ogni evento è profondamente connesso al dispositivo museale e architettonico che lo ospita.
“Tadao Ando: Endeavors”, Tokyo National Art Center
Tokyo dedica al famoso architetto una grande mostra divisa in due sedi per coprire quasi 50 anni di carriera. Dal fondamentale progetto relativo allo studio-abitazione personale di Tadao Ando a Osaka, soggetto a svariate rimodulazioni, alle prime case-manifesto come la celebre Azuma House, il visitatore ha la possibilità di entrare nei più intimi dettagli che costellano quella ricerca costante e ossessiva verso un’essenzialità radicale e insieme poetica che ha contraddistinto il lavoro dell’architetto. Progetti, modelli a varie scale, ma anche testimonianze scritte e interi ambienti ricostruiti con assoluta fedeltà (come la navata della Church of Light) consentono di esplorare il nodo centrale attorno al quale si sviluppa l’intera produzione di Ando: la purezza dello spazio. Vi è un altro elemento, non meno importante, legato alla trasformazione della figura di Ando in quella di archistar e come questa ridefinizione della sua identità si sia riflessa principalmente in committenti quali brand di moda e grandi complessi museali: arte e moda come elementi sostitutivi degli antichi culti in forme di credo contemporaneo.
fino al 18 dicembre 2017, The National Art Center Tokyo
“Scrolling through Heisei part 3” e “Nagashima Yurie”, Tokyo Photographic Art Museum
Negli ultimi anni il Photographic Art Museum si è distinto come una delle istituzioni più cutting-edge nel proporre immaginari sulla rappresentazione del presente che hanno visto susseguirsi autori importantissimi del contemporaneo, proponendo anche nomi e temi non propriamente mainstream, come la personale di meno di un anno fa dedicata al regista e artista thailandese Apichatpong Weerasethakul, o quella appena conclusasi sul Japanese Expanded Cinema. Al momento, due mostre s’impegnano invece nel racconto generazionale e visivo di un momento preciso della storia giapponese: con “Scrolling Through Heisei part 3”, i curatori s’interrogano attorno al periodo attuale Heisei (iniziato nel 1989 con l’ascesa al trono dell’Imperatore Akhito), domandandosi se sia già riconoscibile uno stile-Heisei delineatosi negli anni Novanta e Duemila e Dieci. Dagli scatti dei tanti autori in mostra si direbbe che lo stile di questo trentennio nipponico sia stato caratterizzato da una progressiva libertà nella rappresentazione del sé e dei formati fotografici impiegati per mostrare tali sviluppi. In più, vi è un tema in fondo traversale a tutti gli autori giapponesi: quello sguardo onirico nel descrivere le realtà più banali, perfettamente espresso da autrici come Rinko Kawauchi, e la necessità di ridefinire i rapporti relazionali tra individui, così come la personale parallela dedicata alla fotografa Yurie Nagashima descrive alla perfezione.
fino al 26 novembre 2017, Tokyo Photographic Art Museum
Yayoi Kusama Museum
Ha aperto il primo ottobre scorso il museo dedicato a Yayoi Kusama, l’artista giapponese vivente più conosciuta al mondo. Dalle sue prime performance, ambienti e opere sperimentali degli anni Sessanta a oggi, Yayoi Kusama (che oggi ha 88 anni) ha descritto con la sua carriera del tutto inseparabile dalla propria vicenda umana, una vera e propria leggenda. L’affascinante edificio disegnato dallo studio giapponese Kume Sekkei ed eretto in un lotto molto piccolo nell’area urbana di Bentecho, si sviluppa in altezza lungo cinque piani che accompagnano fluidamente il visitatore di spazio in spazio, in una serie organica di scatole impilate che accolgono alla perfezione i lavori scelti (alcuni dei quali mai prima mostrati) per la mostra inaugurale: “Creation is a Solitary Pursuit, Love is What Brings You Closer to Art”. Il mondo di Yayoi Kusama, al di là delle iconiche “zucche” e dei famosi polka-dot (che qui compaiono persino nei bagni del museo) è appunto anche un racconto fatto di spazi, di ambienti, di illusioni e rifrazioni come quelle delle sue mirror hall, ma soprattutto di aperture immaginarie verso infinite dimensioni, come ben testimoniano le centinaia di pubblicazioni dedicate all’artista consultabili nella piccola biblioteca all’ultimo piano del neonato museo.
fino al 26 febbraio 2018, “Creation is a Solitary Pursuit, Love is What Brings You Closer to Art”, Yayoi Kusama Museum
“Wild: Untamed Mind” al 21_21 Design Sight
Fin dalla sua apertura nel 2007, il 21_21 Design Sight è stato salutato come uno degli spazi riferimento non solo per le espressioni più contemporanee di design e architettura ma anche per lo studio di quei comportamenti e fenomeni sociali espressi da chi vive e utilizza quegli spazi e quegli oggetti. Il museo, creato dall’architetto Tadao Ando e dallo stilista Issey Miyake nel quartiere di Roppongi, accoglie ora l’interessante mostra “Wild: Untamed Mind” curata dal filosofo e antropologo Shin’Ichi Nakazawa, noto per le sue ricerche e pubblicazioni interdisciplinari che attraversano varie sfere della conoscenza. La mostra si propone di investigare come il concetto di pensiero selvaggio influisca su istinto e intelletto, generando ciascun processo e soluzione creativa. Nakazawa si rifà alla figura di Kumagusu Minakata, un famoso naturalista del periodo Meiji, al quale vengono ricondotte svariate scoperte e invenzioni, non coincidenti, ma in qualche modo interconnesse. Attraverso opere di autori che spaziano in svariati campi, “Wild: Untamed Mind” racconta quanto il processo razionale per lo più guidato oggi dal dogma tecnologico necessiti di una componente istintuale e non addomesticata.
fino al 4 febbraio 2018, 21_21 Design Sight
“Yang Fudong, the Coloured Sky: New Women II”, Espace Louis Vuitton
Nell’elegante architettura-scrigno dedicata all’arte contemporanea che Louis Vuitton ha aperto nel 2011 nel quartiere di Omotesando, va in scena il mondo dell’artista cinese Yang Fudong (Beijing, 1971). La potente installazione video a cinque canali dal titolo “The Coloured Sky: New Women II” (2014), proietta lo spettatore in un’altrove profondamente evocativo e onirico. Chi conosce il lavoro di Yang Fudong, in particolare i suoi lavori video precedenti e le sue fotografie, ricorderà il raffinato lavoro sulla costruzione di immaginari sospesi in una rilettura densa e magica della storia della Cina, in un sofisticato bianco e nero. “The Coloured Sky: New Women II” crea un ambiente dai colori accesi che deliberatamente dichiarano l’artificialità dei set nei quali sono ambientate le diverse scene, popolate da cinque donne in costume da bagno in un’atmosfera a metà tra un miraggio, astrazioni glamour e il cinema cinese degli anni Trenta.
fino all’11 marzo 2018, Espace Louis Vuitton
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