Lina e la sua residenza, due riferimenti emblematici della modernità latinoamericana, hanno ispirato la proposta di una mostra nella Casa di Vetro da parte del curatore Hans Ulrich Obrist, fautore della capacità espositiva degli spazi domestici, in continuità con una serie di analoghe esperienze nella casa di Federico García Lorca a Granada, la Casa Luis Barragán a Città del Messico, il Sir John Soane Museum a Londra e la Nietzsche Haus a Sils Maria, in Svizzera.
The insides are on the outside, titolo scelto da Douglas Gordon, propone interventi di oltre trenta artisti e architetti raggruppati in tre fasi, la prima delle quali, The Prelude, è stata aperta al pubblico il 5 settembre. I lavori, accomunati da uno spirito di omaggio nei confronti dell'opera sviluppata dall'architetto fino al giorno della sua morte nel 1992, sono collocate nella controversa intima cornice del suo giardino, studio e casa. Nel posto dove la formazione razionalista e l'acuta sensibilità di Lina verso la bellezza del vernacolare, creano un progetto articolato.
La raffinatezza di Cildo Meireles e di Cinthia Marcelle cerca di ricreare un'atmosfera di vita che era andata svanendo da quando la casa aveva smesso di essere usata come una casa (fu donata nel 1995 dallo stesso Bardi per diventare la sede dell'Istituto Lina Bo e P.M. Bardi). Così Meireles, l'artista che aveva presentato l'opera di Lina a Hans Ulrich Obrist, crea un'esperienza sensoriale.
Nell'ascesa processionale lungo la scala di ferro e granito posta sotto il grande salone, il visitatore è avvolto da un intenso odore di caffè. Mentre passeggia nello spazio, lo sorprende una voce maschile che esclama con autorità: "Lina, va' a fare un caffè". Divertente, la frase racchiude la difficile relazione "tra uomo e donna, come quella tra fascismo e comunismo", ricreando i momenti in cui nell'imminenza di una discussione politica, Bardi diceva alla moglie di andare in cucina a preparare un caffè. La ricostruzione della frase ha richiesto un attento lavoro di ricerca fra antiche registrazioni, una ricerca simile a quella condotta da Marcelle tra la collezione di vinili della coppia.
È evidente una proposta di dialogo tra i valori di quella società, ancora debitrice nei confronti del colonialismo, e la modernità.
Note
1. Tra gli anni 1944 e 1945, Lina Bo diresse Domus insieme con Melchiorre Bega e Carlo Pagani, in assenza di Gio Ponti.