Detto questo, non saprei proprio da che parte cominciare per raccontarne la storia. Si potrebbe adottare l'approccio di Gamebook. Se sai cos'è una biennale, vai al punto 2. Se sai cos'è una biennale e sai pure dov'è Douala, passa direttamente al 3. Se sai cos'è una biennale, ma non immaginavi che ce ne potessero essere in Africa, è meglio cominciare dall'inizio.
1. Nel 1895, nasce la Biennale di Venezia e con essa un tipo di esposizione d'arte che con la semplice parola biennale dichiara fin dalla sua prima edizione di voler essere maestosa e duratura. Poco importa, poi, se si tratta di una manifestazione annuale, biennale, triennale, quadriennale, quinquennale o di una mostra che si è svolta una sola volta: basta alludere nel titolo a una ciclicità che già la si può definire una biennale. Il toponimo nel nome è la seconda caratteristica distintiva: annuncia che, in un modo o in un altro, si promuoverà il turismo. Nel 1993 Thomas McEvilly (Thomas McEvilley, Arrivederci Venice: The Third World Biennials in Artforum International, 01/11/1993) osserva l'epidemia delle grandi esposizioni in quello che lui chiama il terzo mondo. Il testo non considera il Festival Mondial des Arts Nègres del 1966 come una biennale nonostante la sua volontà di avere ricorrenza quadriennale; non prende in analisi i numerosi eventi cinematografici, si basa su una selezione di fonti parziali e non permette di vedere la continuità tra le manifestazioni avviate negli anni Settanta e quelle degli anni Ottanta. Ma l'articolo è veramente importante, perché contribuirà a creare un'effervescenza di discussioni intorno alle biennali e soprattutto darà vita a uno stile di analisi ricorrente, che analizza i cataloghi delle mostre per contrapporre stile Occidentale a stile non-Occidenale, modernismo a postmoderno, centro a periferia. Ora, non so quanti hanno avuto il privilegio di sfogliare i cataloghi della biennale di Dakar, del Cairo o quella itinerante Bantu, ma bisogna ammettere che è veramente lodevole la cura meticolosa con la quale Thomas McEvilly ha condotto la sua indagine, analizzando immagini sgranate e girando a caccia di dati comparativi, sfogliando le pagine di pubblicazioni spesso molto caserecce. Resta il fatto che il catalogo di un'esposizione non è l'esposizione e che sfogliare a distanza un evento fa perdere di vista gran parte della sostanza. Non mostra pienamente il ruolo del governo egiziano nell'organizzazione della Biennale del Cairo, non permette di sentire i brusii che hanno accompagnato la rapida nascita e morte della Biennale di Johannesburg e non permette di brindare nelle miti primavere senegalesi insieme al gran numero di artisti, curatori e critici di tutto il mondo che si riuniscono alla Biennale di Dakar. Davanti a una mappa del mondo che rappresenta ogni biennale come un punto, si fa fatica a percepire collegamenti e persone e si fa fatica a immaginare che la Biennale di Dakar, più che quella di Venezia, abbia avuto tante ripercussioni sulla scena artistica in Africa.
Immaginate una cartina turistica di Parigi: Torre Eiffel, Pantheon, Louvre, Champs-Èlysées piazzati come icone tridimensionali della città. Con una tecnica simile doual'art sta lavorando su una cartina 1:1 di Douala. Con un lavoro di ricerca, ha ricostruito la storia di 30 edifici di epoca coloniale e ne ha segnalati 18 con il lavoro della designer Sandrine Dole