Bertold Brecht, Walter Benjamin, Theodor Adorno (l'Adorno del saggio come forma), figurano tra i numi tutelari di questa esposizione che Didi Huberman da saggista qual è ha concepito nella logica della sperimentazione e del tentativo. E, ovviamente, non si può non pensare anche a Foucault e Deligny, a Deleuze, a Borges e Carl Einstein, al Giacometti dei Carnets, a Chris Marker o a Jean-Luc Godard. I debiti sono tutti espressi e sono infiniti. Il merito principale della mostra è proprio quello di non lasciarsi attrarre dal fascino dell'archivio, ma di saper immagine per immagini mostrare il lavoro degli artisti, siano essi pittori, flimmaker, scrittori, fotografi, nel loro comporre, scomporre e ricomporre per immagini il reale e agire sul nostro guardare.


Scavare la memoria incosciente delle immagini, ciò che testimoniano e ciò che ci tramandano diventa il compito di ogni visitatore al quale è lasciata la scelta di seguire lo storico dell'arte, tracciando però una propria via.

ZKM, Museum of Contemporary Art
07.05.2011—07.08.2011
