Qui dove un tempo si costruivano treni e turbine. Sostiene Kiefer di aver ritrovato le tracce di “un accumulo claustrofobico di lavoro” per poi risalire verso l’alto nella costruzione dei suoi palazzi. Ma ascendere equivale anche a “discendere in noi stessi”, per rintracciare quelle qualità umane che l’artista identifica nelle parole appese alla torre davanti all’ingresso. È quindi un viaggio difficile attraverso una composizione dura di pannelli in cemento armato, gettati in casseforme costruite con dei container metallici; con i ferri delle armature che sbucano irregolari dalle solette forate. Kiefer crede che “l’artista fa il suo lavoro solo per metà, il resto è compito del visitatore”.
E se questo accade nella visione dell’opera d’arte, alla Bicocca i visitatori si sentono invece immensamente piccoli e fragili. Davanti a queste costruzioni instabili, trattenute dal precipitare al suolo solo da un sapiente calcolo strutturale. L.B.
Fino a 7.12.2004
Anselm Kiefer. I sette palazzi celesti
Hangar Bicocca
viale Sarca 336, Milano
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