Allo scoccare del primo quarto di secolo, celebriamo le ricorrenze di opere completate, eventi e architetti che, a diverse distanze temporali da oggi, hanno dato un contributo pregnante al pensiero architettonico contemporaneo. Nel salutare l’inizio del 2025, Domus ha selezionato 13 “anniversari” d’autore per ricordare opere, eventi e architetti che, ad una distanza di dieci, venti, cinquanta, ottanta e cento anni da oggi, hanno dato un contributo fondamentale al pensiero architettonico contemporaneo, talvolta decidendone il corso: dalle riflessioni rivoluzionarie di Le Corbusier sulle dinamiche urbane di un secolo fa, alle opere di cinquant’anni fa e più, che hanno aperto la strada a nuovi linguaggi progettuali e tecnologici (Willis Building di Norman Foster; programma “Case Study House”, tra l’altro), agli interventi che festeggiano compleanni più recenti (dal Mirador di Mvrdv, al Whitney Museum di Renzo Piano, dal Museu do Amanhã di Santiago Calatrava, alla Philharmonie de Paris di Jean Nouvel), sicuri di essere ancora qui e di nuovo celebrati, chissà, tra un altro quarto di secolo.
Architettura: tutti gli anniversari che festeggeremo quest’anno
Dal Whitney di Renzo Piano alla Casa da Música di Oma a Porto, dalla morte di Philip Johson ai cento anni di Venturi, ecco tutte le ricorrenze principali del 2025.
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Pierre Konig, Case Study House #22 (Stahl House), Los Angeles 1959. Foto da Wikipedia
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- Chiara Testoni
- 10 gennaio 2025

Sul molo di Mauá, il museo di scienze applicate che ha dato l’avvio al processo di rigenerazione urbana del Porto Maravilha è focalizzato sulle sfide future: dal cambiamento climatico, al degrado ambientale, agli squilibri sociali. La struttura a sviluppo orizzontale, con una copertura a sbalzo che percorre tutta la banchina ed una facciata scandita da “ventagli” mobili, ricorda la forma archetipica di una nave o di un uccello, e sembra galleggiare sull’acqua.
La nuova sede del Whitney Museum, trasferitosi dal monolitico edificio di Marcel Breuer su Madison Avenue nel Meatpacking District (uno quartieri rigenerati più dinamici della città, anche grazie al recupero dell’adiacente High Line come parco lineare pubblico, su progetto di Diller Scofidio + Renfro e James Corner Field Operations), più che un’architettura iconica è un “meccanismo” a servizio delle diverse funzioni che ospita (collezione permanente di arte moderna, eventi e mostre), e riecheggia nel lessico il pragmatismo e la schiettezza costruttiva del Centre Pompidou di Parigi.
Il complesso, ubicato nel Parc de la Villette di Parigi, è l’ultimo capitolo nel completamento della Cité de la Musique (Bernard Tschumi). L’opera dedicata prevalentemente alla musica sinfonica ospita un auditorium per 2.400 posti, sale prove, spazi amministrativi, commerciali, educativi e ristoranti, e si erge come un’imponente scultura rivestita in cangianti pannelli di alluminio, in dialogo con i padiglioni circostanti.
Il Mirador, inserito nell’ambito di un vasto programma di riqualificazione delle aree metropolitane della capitale, è l’intervento-simbolo nel panorama dell’edilizia pubblica madrilena dei primi anni 2000. Dissociandosi apertamente dall’edilizia collettiva ricorrente nel quartiere, rappresentata da anonimi fabbricati a corte, Mvrdv progetta un grattacielo di 22 piani per ospitare 156 appartamenti, composto dall’aggregazione di 9 blocchi autonomi e con trattamenti esterni riconoscibili, assemblati attorno al vuoto della terrazza panoramica al dodicesimo piano che funge da piazza comune e che inquadra visivamente le montagne Guadarrama.
La sede dell'Orchestra Nazionale di Porto, situata su una nuova piazza pubblica nella storica Rotunda da Boavista, è caratterizzata da un volume monolitico e sfaccettato in cemento bianco, che comprende un auditorium per 1.300 posti (della forma di una “scatola da scarpe”, inutilmente vituperata dagli architetti ma acusticamente iper-performante, come afferma Rem Koolhas), un ambiente per spettacoli più piccolo e flessibile, dieci sale prove, studi di registrazione, un'area didattica, un ristorante, una terrazza, un bar, una sala VIP, aree amministrative e un parcheggio sotterraneo. Le facciate in vetro ondulato su entrambe le estremità aprono la sala alla città, che diventa essa stessa uno sfondo scenico per gli spettacoli.
Estremamente longevo, Philip Johnson (Cleveland, 1906 - New Canaan, 2005) è stato una vera e propria archistar ante-litteram e un protagonista indiscusso dell’architettura mondiale del XX secolo, legando indissolubilmente il suo nome alla genesi e alla diffusione dell’International Style nelle sue forme più alte (a partire da Glass House, New Canaan, Connecticut 1949), e poi ad altri movimenti architettonici, dal Postmoderno al Decostruttivismo. Fu il primo architetto premiato con il Pritzker Architecture Prize (1979).
Una delle più brillanti espressioni dell’High Tech, l’edificio di tre piani che ospita la sede centrale di una compagnia assicurativa introduce elementi innovativi, aprendo la pista ad un lessico poi divenuto ricorrente della progettazione degli spazi di lavoro: dalla facciata continua in vetro ad alte prestazioni, al pavimento sospeso (tra i primi al tempo, anticipando le soluzioni impiantistiche imposte dall’ingresso dell’informatica nell’ufficio), al tetto verde, all’inserimento delle scale mobili, della piscina, del ristorante per “umanizzare” l’ambiente dell’ufficio.
Nel quartiere di Ramot, il complesso residenziale Ramot Polin ricorda un alveare. L’opera è un’aggregazione di 720 unità abitative prefabbricate a forma di dodecaedri costruiti a partire da lastre di cemento pentagonali con funzione portante. Il progetto originale, oggi molto modificato, ricordava in pianta cinque dita, ognuna delle quali comprendeva cinque o sei condomini incastrati tra loro e dotati di cortili interni. Nell’area centrale erano raggruppati negozi, scuole, servizi per la comunità e i parcheggi.
Il complesso, che ospita la sede di rappresentanza della casa editrice Mondadori, fu disegnato da Niemeyer sul modello del Ministero degli Affari di Brasilia (1962-1964), con cui l’opera di Segrate condivide la scelta di utilizzare l’elemento del portico e la suddivisione in volumi distinti per forma e funzione. Al corpo principale, una scatola di vetro immersa nel parco progettato da Pietro Porcinai e sospesa ad un portico con archi parabolici, si contrappongono volumi minori dalle forme astratte sviluppate in orizzontale che emergono da uno specchio d’acqua con funzioni estetiche e pratiche (di raccolta delle acque provenienti dal sistema di condizionamento degli uffici). Al centro del lago artificiale, spunta una scultura gigante di Arnaldo Pomodoro.
L’Indian Institute of Management di Ahmedabad, considerato uno degli istituti fondamentali nella formazione manageriale in India, comprende diversi edifici (da quelli per la didattica, alle residenze per studenti e docenti) immersi nella vegetazione. Kahn ha concepito il progetto come un insieme equilibrato di austerità e maestosità, sviluppato attraverso corposi edifici in mattoni a vista (per valorizzare la produzione artigianale locale) squarciati da arcate e forme geometriche pure.
Nel gennaio 1945 John Entenza lancia sulla rivista di cui è editore (Arts&Architecture) il programma sperimentale “Case Study House”, un movimento di ricerca di modelli residenziali a basso costo in risposta alla carenza di alloggi e al boom edilizio del secondo dopoguerra. Sdoganando il rapporto tra design e produzione seriale, l’iniziativa getta le basi del lessico compositivo che ha contraddistinto la stagione più brillante del Modernismo statunitense: efficienza spaziale e funzionale, attenzione al benessere microclimatico, chiarezza distributiva e formale, qualità estetica integrata all’utilità, largo uso di materiali industriali e di prefabbricazione come strumento non ostativo alla creatività e all’unicità dello spazio abitativo.
Il fondamentale contributo di Robert Venturi, uno dei protagonisti indiscussi del XX secolo e tra i principali esponenti del Postmoderno, è stato spingere il pensiero architettonico ad andare oltre l’ortodossia (e, talvolta, le semplificazioni) del Movimento Moderno e a imparare “dalla strad”a e dall’intrinseca complessità del mondo “ordinario” (più che dall’accademia): il suo testo “Learning from Las Vegas” (Cambridge, USA 1972) fornisce un importante chiave di lettura per decifrare lo sviluppo della città capitalista contemporanea americana (e non solo) sulla spinta di simbolismi comunicativi e dinamiche commerciali. Ha vinto il Priztker Architecture Prize nel 1991.
In occasione dell'Esposizione Internazionale di arti Decorative e Industriali Moderne, Le Corbusier presenta il Plan Voisin, una soluzione urbanistica per lo sviluppo del centro di Parigi: un modello che, dissociandosi dalla compattezza della città-giardino e dalla deferenza verso la città storica, prevede attraverso diffuse demolizioni un’alta concentrazione antropica in una serie limitata di grattacieli cruciformi tra loro distanziati e immersi nel verde, connessi da una chiara struttura viabilistica lineare dove il traffico automobilistico è separato rigorosamente, anche nella quota, dai percorsi pedonali a terra. Il progetto è stato esposto nel Pafdiglione dell'ìEsprit Nouveau, progettato dallo stesso Le Corbusier come prototipo di una cellula abitativa standardizzata, aggregabile e replicabile alla scala urbana, demolito e ricostruito a Bologna nel 1977 (Giuliano Gresleri e José Oubrerie).