La storia dell’architettura balneare europea racconta di un bisogno universale di evasione dall’ordinario e di un modo di guardare al mare come luogo di piacere e tempo libero, che ha però preso forma con evoluzioni relativamente recenti della società: privilegio di pochi all’inizio, sul fare del diciannovesimo secolo, e poi grande rivoluzione di costume e fatto di cultura di massa, poco prima e soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, fino ad oggi tra mare riscoperto, spiagge lacustri e lidi urbani.
Dai primi esclusivi stabilimenti ottocenteschi, alle iconiche costruzioni del XX secolo che inaugurano la stagione della “dolce vita” (liberatoria e un po' “sauvage”) in riva al mare, agli affollati complessi contemporanei che accendono di spensieratezza il tempo libero, proponiamo una selezione di architetture balneari che fanno rivivere il sogno della fuga dalla quotidianità e della joie de vivre tra i flutti.
Opere mastodontiche e massive come “unités d’habitation” delle vacanze (Marina Grande di Magistretti ad Arenzano), o al contrario evanescenti e sfumate nel paesaggio (Vök Baths di Basalt Architects in Islanda); nostalgiche a memoria di atmosfere perdute (Varberg, Mondello, Deauville, Viareggio, Senigallia, Nizza, Lido di Venezia), resuscitate dal limbo del declino (Lido Patriziale di Vacchini ad Ascona) o vibranti di nuove energie urbane e socialità (molo di Hastings di Drmm, Badeschiff di Amp Arquitectos a Berlino, Kastrup Sea Bath di White Arkitekter a Copenaghen, The Seagull and the Windbreak di Abir Architects a Bournemouth, Aarhus Harbor Bath di Big ad Aarus): in ogni caso, comune denominatore è l’eccezionalità dell’esperienza (non solo fruitiva ma anche estetico-sensoriale) che regalano, indipendentemente dalla durata del tuffo.
15 architetture balneari che dovresti conoscere, dall’Ottocento a oggi
L’architettura sull’acqua tra mare, lago e città: abbiamo selezionato stabilimenti balneari e opere sospese tra nostalgico e contemporaneo, da Viareggio a Berlino, da Nizza all’Islanda passando per il Lido di Venezia.
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- Chiara Testoni
- 06 giugno 2024
Se in Svezia fare il bagno “freddo” rappresenta uno stile di vita e un’abitudine quotidiana, il complesso su palafitte in stile moresco con cupole, archi e piastrelle sulla spiaggia di Varberg, ampiamente frequentata nella bella stagione, è un punto di riferimento per locali e turisti dalla fine dell’Ottocento.
L’edificio, costituito da una struttura a palafitta protesa sul mare e caratterizzato da originali decorazioni, torrette e guglie, è uno dei massimi esempi di Liberty siciliano. Luogo attivamente frequentato dalla società palermitana fino dalle origini, ha ospitato dagli anni ‘60 per qualche decennio il ristorante Charleston che gli ha dato il nome. La recente ristrutturazione (anni ‘90) ha mirato a ripristinare il carattere originario della struttura e dei suoi decori policromi, anche se gli arredi storici su progetto di Ernesto Basile sono andati perduti.
Il leggendario complesso dei “bagni pompeiani” in stile Art Déco con colonne in cemento, decorazioni policrome e marmi rievoca i fasti di una società che passeggiava elegantemente sulle celebri Planches, con tutte le stranezze di epoche diverse, da Josephine Baker con il suo leopardo, a Kirk Douglas in bicicletta, alla regina Elisabetta in Rolls Royce. Sul lato della spiaggia, quattrocentocinquanta cabine, ciascuna intitolata a una star del cinema (americano) in ragione del festival che ogni anno si svolge in città dal 1975, invitano ad un po’ di identificazione.
Situato nella zona di conservazione balneare, il Bagno Balena rappresenta uno degli esempi più felici del tardo liberty viareggino. L’edificio di due piani con impianto ad “U” è composto da un corpo edilizio principale e due corpi laterali nella parte posteriore verso l'arenile. Il corpo principale ospita negozi al piano terreno e appartamenti al piano superiore; quello secondario, sul retro, un ristorante al piano terreno. L'ingresso allo stabilimento balneare è posto centralmente in modo da suddividere simmetricamente il volume.
L’edificio, costruito per scopi idroterapici e ricreativi, dal carattere vagamente metafisico ispirato ad un neoclassicismo razionalista è caratterizzato da un impianto centrale e forme sinuose, ed è appoggiato su una piattaforma sospesa sul livello dell'acqua e accessibile da un pontile. Oggi è sede di mostre e convegni durante il periodo estivo ed è un landmark fortemente riconoscibile sul lungomare di Senigallia.
Il complesso liberty “pied dans l’eau”, abbarbicato sulla roccia e connesso a una terrazza panoramica con vista spettacolare sul mare e trampolino per tuffi, è uno dei luoghi più iconici della Costa Azzurra. Recentemente ristrutturato (dall’architetto Yann Priout), comprende tre ristoranti: il patinato Le Plongeoir, il contemporaneo Le Rocher e Le Vivierdi, al livello sottostante, che sfiora l’acqua.
Il mastodontico complesso realizzato nell’ambito dell’operazione di urbanizzazione della pineta di Arenzano fu concepito come una sorta di “unité d’habitation” per vacanze, con una pluralità di programmi funzionali (residenze, negozi, spazi pubblici, parcheggi, attrezzature balneari) distribuiti in monolitici edifici raccordati all’orografia in pendenza del sito e organizzati attorno a cortili e piazze per mantenere contenuto il rapporto di scala. Nel tempo, la struttura è stata abbandonata e oggi, in avanzato stato di degrado, resta in attesa di una nuova vita.
La struttura nitida e lineare con basamento cementizio e copertura nervata, concepita da Vacchini come filtro tra l’ecosistema urbano e il lago, dopo aver subito molteplici modifiche e lo stratificarsi di superfetazioni, è stata riportata alla luce nella sua integrità dal recente intervento di ristrutturazione di Atelier Rampazzi. Lo studio ha operato rimuovendo i volumi incongrui che avevano mutato profondamente la relazione tra costruito e contesto naturale e riorganizzando gli spazi interni alla luce delle esigenze funzionali e impiantistiche contemporanee.
Il complesso, che insiste sull’area di un precedente stabilimento balneare, è composto da un padiglione su due livelli a pianta circolare con terrazza e copertura metallica a cupola, un corpo di fabbrica con caffè, negozi e ristorante, un pontile in metallo e legno che parte dalla quota della terrazza, attraversa l’arenile e si protende verso il mare.
Letteralmente denominata “nave da bagno”, la piscina pubblica ricavata da una nave e situata sul fiume Spree si inserisce nel solco della tradizione degli antichi bagni all’aperto sul fiume. Oltre ai tuffi, la struttura offre momenti di svago nel cuore della metropoli, sulle amache del pontile in legno, sulle sedie a sdraio della spiaggia artificiale e nell’area ricreativa con bar e dj-set.
Noto come la “Lumaca”, il complesso è costituito dall’edificio principale in legno di azobé sospeso su palafitte in mezzo al mare, accessibile da un pontile che sale gradualmente fino ad una piattaforma per tuffi di cinque metri e da un edificio accessorio con servizi igienici e spogliatoi sulla terra. L’impianto circolare crea uno spazio raccolto e protetto dagli agenti atmosferici.
Lo storico padiglione su palafitte in stile Art Déco – già ricostruito al posto dell’originale ottocentesco – danneggiato da decenni di incuria, abbandono e da ultimo un grave incendio, è stato riaperto al pubblico nel 2017 grazie al progetto di ristrutturazione di Drmm che ha evitato di riproporre testualmente le forme dell’edificio originario. Una piattaforma quasi priva di costruzioni e completamente libera verso il mare, in modo da garantire la massima flessibilità d’uso, supporta due volumi: un padiglione vittoriano recuperato, all’ingresso, e un nuovo edificio in legno con belvedere sul tetto che ospita un centro civico e una caffetteria. Protagonista del progetto è proprio il legno che, in parte integrato con quello di recupero sopravvissuto all’incendio, riveste superfici e arredi.
Le prime cabine da spiaggia del Regno Unito (quattro) per persone con disabilità sono state concepite nell’ambito di un progetto di rigenerazione di Boscombe. Il progetto è ispirato all'immaginario balneare di un gabbiano ad ali dispiegate, qui vivacizzate da strisce multicolori a suggerire il tradizionale frangivento. I moduli, assemblati off-site, sono stati posizionati in un solo giorno.
La piattaforma balneare rientra in un più ampio programma di rigenerazione della zona portuale, concepito nell’ottica di instillare nuova linfa vitale nel contesto attraverso l’inserimento di nuove funzioni con il minimo impatto costruito. L’intervento ha riguardato la creazione di una struttura a pianta triangolare in listelli di legno che comprende piscine, vasche per i tuffi, saune, spazi accessori, zone prendisole e una terrazza panoramica.
Il complesso situato sul lago Urriðavatn, nell'Islanda orientale, sfrutta l'energia geotermica della regione per creare un'esperienza balneare unica. Le forme costruite incastonate nel terreno si fondono inscindibilmente con il paesaggio circostante nelle coperture verdi, nei rivestimenti in legno di larice, nelle vasche d’acqua calda e nelle piscine galleggianti sul lago con forme irregolari ispirate alle fessurazioni dell’acqua ghiacciata.