Luise 19E è un progetto in cui convergono attenzione all’ambiente, chiarezza costruttiva e processi di comunità. L’architettura è semplice: un corpo basso, con mattoni pieni a definire la massa di un parallelepipedo compatto, e ampie vetrate a scandire il ritmo della facciata principale. A sormontarlo, un alto coronamento in cemento, sul quale si agganciano una serie di strutture in lamiera che fungono da ombreggiamento e tettoia.
Ma questa semplicità nasconde una storia progettuale tutt’altro che scontata. In origine Luise 19E comprendeva quattro garages che, a causa del forte stato di ammaloramento, avrebbero dovuto essere demoliti. Tuttavia, il giovane studio undjurekbrüggen ha vinto un concorso prevedendo la conversione del corpo di fabbrica in un centro di comunità, coinvolgendo gli abitanti e riflettendo sulla sostenibilità dell’intervento. Questa deriva dalla volontà di non abbattere il fabbricato, conservandone invece i muri perimetrali, consolidandoli, ripensando gli interni come una grande stanza aperta ai residenti.
Le partizioni sono state quindi attentamente smontate, andando a riutilizzare i mattoni per le sistemazioni esterne. La copertura, invece, diventa una successione di travi in legno, mentre un tetto giardino restituisce una porzione di suolo al terreno consumato dall’edificio.
Luise 19E ragiona così sull’azione minima, sulla possibilità di adattare l’architettura in un’ottica attenta all’impronta ecologica, rendendo abitabili anche strutture minori. Si restituisce così un’idea di sostenibilità che riparte dall’esistente e dalla sua possibile trasformazione come risorsa di progetto per il futuro.